Page 24 - Il giornalino di Gian Burrasca
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- Sì, glielo prometto...
            - Ebbene, allora non ne parliamo più: e io cercherò di farti perdonare anche dal tuo babbo... -
            Il babbo arriverà certamente col treno delle tre, non essendovene altri né prima né dopo. E io sento
            una certa tremarella...

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               Sono qui, chiuso nel salotto da desinare, e sento di là nell'ingresso quella vociaccia stridula della
            zia Bettina che si sfoga contro di me con la moglie del contadino e ripete:
               - È un demonio! Finirà male!
               E tutto questo perché? Per aver fatto il chiasso coi figliuoli del contadino, come fanno tutti i
            ragazzi di questo mondo, senza che nessuno ci trovi nulla da ridire. Ma siccome io ho la disgrazia
            d'avere tutti parenti che non voglion capire che i ragazzi hanno diritto di divertirsi anche loro, così
            mi tocca ora a star qui chiuso e sentirmi dire che finirò male ecc. ecc., mentre invece io volevo che
            la zia Bettina finisse col pigliarci gusto anche lei al serraglio di bestie feroci, che m'era riuscito così
            bene.
               L'idea m'è venuta perché una volta il babbo mi portò a vedere quello di Numa Hava, e da allora
            ci ho sempre ripensato, perché il sentire nell'ora del pasto tutti quegli urli dei leoni, delle tigri e di
            tanti altri animali che girano in qua e in là nelle gabbie stronfiando e raspando è una cosa che fa
            grande impressione e non si dimentica tanto facilmente. E poi io ho sempre avuta molta passione
            per la storia naturale e a casa ho i Mammiferi illustrati del Figuier che li leggo sempre, guardando le
            figure che mi son divertito tante volte a ricopiare.
                                         Ieri, dunque, nel venire qui alla villa avevo visto nella fattoria che
                                       confina col podere della zia due operai che tingevano le persiane della
                                       casa del fattore di verde e le porte della stalla accanto di rosso; sicché
                                       stamani, dopo il fatto della pianta di dìttamo, appena mi è venuto l'idea
                                       del serraglio, mi son subito ricordato dei pentolini di tinta degli operai,
                                       che avevo visto ieri alla fattoria, e ho detto fra me che avrebbero potuto
                                       far comodo, come difatti mi sono stati molto utili.
                                         Prima di tutto mi son messo d'accordo con Angiolino, il figliuolo del
                                       contadino della zia, un ragazzo che ha quasi la mia età ma che non ha
                                       mai visto nulla nella sua vita, sicché mi sta sempre a sentire a bocca
                                       aperta e m'ubbidisce in tutto e per tutto.
                                         - Ti voglio far vedere qui sull'aia il serraglio di Numa Hava - gli ho
                                       detto. - Vedrai!
                                         - Voglio vedere anch' io! - ha esclamato subito la Geppina che è la
                                       sua sorella minore.
                                         - Anch'io! - ha detto Pietrino, un bambino di due anni e mezzo che
                                       non sa ancora camminare e che si trascina per terra con le mani e con le
                                       ginocchia.
                                         Lì nella casa del contadino non c'eran che questi tre ragazzi perché i
                                       loro genitori e i fratelli maggiori eran tutti nel campo a lavorare.
                                         - Va bene,... - ho detto. - Ma bisognerebbe, poter pigliare i pentolini
                                       delle tinte alla fattoria!
                                         - Questo è il momento buono, - ha detto Angiolino - perché è l'ora che
                                       i verniciatori vanno al paese a far colazione. –
                                         E siamo andati tutt'e due alla fattoria. Non c'era nessuno.
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