Page 20 - Il giornalino di Gian Burrasca
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ultime parole di un ragazzo infelice condannato a morire di soffocazione in un treno, nel fiore degli
            anni, scrissi nel giornalino con uno zolfino spento che avevo trovato nel sedile della  garetta  le
            parole della pagina 13:


                                                   Moio per la Libertà!

               Ma non potei finir la parola, perché in quel punto mi sentii un nodo alla gola e non capii più
            nulla.
                                                     Devo essermi svenuto di certo, e credo che, se non avessi
                                                  avuto il ferro del freno tra le gambe che mi reggeva, sarei
                                                  caduto giù dalla garetta e morto stritolato sotto il treno.
                                                     Quando   rientrai   in   me   stesso,   la   pioggia   gelata   mi
                                                  sferzava di nuovo la faccia e mi prese un freddo così acuto
                                                  nelle ossa, che incominciai a battere i denti.
                                                     Fortunatamente di lì a poco il treno si fermò, e sentii
                                                  gridare   il   nome   del   paese   al   quale   ero   diretto.   Io   volli
                                                  scendere   alla   svelta   giù   per   la   scaletta   di   ferro,   ma   mi
                                                  tremavano le gambe, e all'ultimo scalino inciampai e caddi in
                                                  ginocchio.
                                                     Subito mi vennero d'intorno due facchini e un impiegato,
                                                  che  mi   raccolsero,   e  guardandomi   con   tanto   d'occhi, mi
                                                  domandarono come mai mi trovavo lassù sulla  garetta.  Io
                                                  risposi   che   vi   ero   salito   in   quel   momento,   ma   loro   mi
                                                  portarono nell'ufficio del capostazione, il quale mi messe
                                                  dinanzi uno specchietto dicendomi:
                                                     -   Ah,   ci   sei   salito   ora,   eh?   E   codesto   muso   da
                                                  spazzacamino quando te lo sei fatto? -
                                                     Io nel vedermi nello specchio rimasi senza fiato. Non mi
                                                  riconoscevo più. La polvere di carbone, col fumo, durante il
                                                  mio disastroso viaggio, mi era penetrata nella pelle della
                                                  faccia alterando i miei connotati per modo che parevo un
                                                  vero e proprio abissino.
               Non dico niente poi degli abiti, ridotti addirittura a brandelli, e sporchi anch'essi come la faccia.
               Fui costretto a dire da dove venivo e dove andavo.
               - Ah! - disse il capostazione. - Vai dalla signora Bettina Stoppani? Allora pagherà lei per te. -
               E disse all'impiegato:
               -   Faccia   un   verbale   di   contravvenzione   computandogli   tre   biglietti   di   terza   classe   e   la
            trasgressione per aver viaggiato in una garetta riservata al personale! -
               Io avrei voluto rispondere che questa era una ladronería bella e buona. Come! Mentre le ferrovie
            avrebbero dovuto per giustizia rifare un tanto a me che mi ero adattato a viaggiare peggio delle
            bestie, che almeno viaggiano al coperto, mi si faceva invece pagare per tre?
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