Page 16 - Il giornalino di Gian Burrasca
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Quando son ritornato al pian terreno, erano già venute le signorine di nostra conoscenza, come
sarebbero le Mannelli, le Fabiani, Bice Rossi, le Carlini e tante altre, tra le quali quella
seccherellona della Merope Santini, che si dà il belletto in modo indecente e alla quale la mia sorella
Virginia ha appioppato il nome d'uscio ritinto.
Le ragazze erano molte, ma di uomini non c'erano che il dottor
Collalto, il fidanzato di Luisa, e il sonatore di pianoforte che stava
a sedere con le braccia incrociate, aspettando il segnale per
eseguire il primo ballabile.
L'orologio segnava le nove; e il sonatore ha incominciato a
sonare una polca, ma le signorine seguitavano a girar per la sala,
chiacchierando tra di loro.
Poi il sonatore ha sonato una mazurca, e due o tre ragazze si son
decise a ballar tra loro, ma non si divertivano. E intanto l'orologio
segnava già le nove e mezzo.
Le mie povere sorelle non levavano gli occhi dalle lancette che
per rivolgerli all'uscio d'ingresso; e avevano un'aria così desolata,
che facevano proprio compassione.
Anche la mamma era molto preoccupata, tant'è vero che mi son
potuto ingoiare quattro gelati uno dietro l'altro, senza che neppur
se n'accorgesse.
Come mi rimordeva la coscienza! Finalmente, quando
mancavano pochi minuti alle dieci, si è sentito una scampanellata.
Questa sonata di campanello ha rallegrato le invitate più di tutte
le sonate fatte fino allora sul pianoforte. Tutte le signorine hanno
dato un gran respirone di sollievo, voltandosi verso la porta
d'ingresso in attesa dei ballerini da tanto tempo aspettati. Le mie
sorelle si son precipitate per far gli onori di casa...
Ed ecco che, invece degli invitati, entra Caterina con una gran
lettera e la porge all'Ada. Luisa e Virginia le si fanno attorno
esclamando: - Qualcuno che si scusa di non poter venire! -
Altro che scusa! Quella non era una lettera, né un biglietto: era una fotografia che esse
conoscevano benissimo e che era stata per tanto tempo chiusa nella scrivania di Luisa. Le mie
sorelle son diventate di mille colori, e passata la prima impressione son cominciate fra loro le
interrogazioni:
- Ma come mai? Ma come può essere? Ma com'è stato?... -
Di li a poco ecco un'altra scampanellata... Le invitate si voltano daccapo verso l'ingresso,
aspettando sempre un ballerino, e come prima si presenta invece Caterina con un'altra lettera che le
mie sorelle aprono trepidanti: è un'altra delle fotografie da me recapitate l'altro giorno ai rispettivi
originali.
E dopo cinque minuti, un'altra scampanellata e un'altra fotografia.
Le mie povere sorelle erano diventate di mille colori; ero così mortificato nel pensare che io ero
l'unica causa di questi loro dispiaceri, che mi misi a mangiar panini gravidi per distrarmi, ma non mi
fu possibile, perché il rimorso era troppo grande, e avrei pagato chi sa che per trovarmi non so dove,
pur di non vedere le mie povere sorelle in quello stato.
Finalmente son venuti Ugo Fabiani ed Eugenio Tinti, che sono stati festeggiati più d'Orazio
Coclite dopo la sua vittoria contro i Curiazi. Ma io ho capito perché il Fabiani e il Tinti non avevano
fatto come gli altri invitati! Mi son ricordato che sul ritratto del Fabiani era scritto: - Che caro
giovane! - e su quello del Tinti: - Bello, bellissimo, troppo bello per questa terra!
Ma anche essendo in tre ballerini, compreso il Collalto che balla come un orso, come potevano
fare a contentare una ventina di signorine?
A un certo punto hanno fatto un carré di lancieri, ma una ragazza ha dovuto far da uomo, e così
è finito che hanno imbrogliato ogni cosa, senza che l'imbroglio facesse rider nessuno.
Le più maliziose bensì, come la Bice, ridevano tra loro nel vedere che la festa non era riuscita, e