Page 126 - Il giornalino di Gian Burrasca
P. 126

- Ascolta, - dissi in un soffio di voce a Gigino. Si udiva già un singulto cadenzato.
               - Geltrude - sibilò il mio compagno.
               Doveva essere intatti la Direttrice che piangeva e ogni tanto borbottava con accento fioco:
               - Pietà!... Perdono!... Mi pento di tutto! Non lo farò più!... Misericordia dell'anima mia!... -
               A un tratto nel silenzio tragico di quel momento s'alzò una voce tremula che diceva:
               - Pierpaolo Pierpaoli... possiamo riaccendere il lume? -
               Era quel mascalzone del cuoco, inventore della minestra di rigovernatura.
               Non mi pareva vero di vedere come lo avevano conciato i compagni della Società segreta e mi
            affrettai a rispondere col solito sibilo:
               - Sssssss... -
               Si udì inciampare; poi lo sfregamento scoppiettante di un fiammifero di legno contro il muro, si
            vide una piccola scialba fiammella giallognola vagar qua e là nel buio come un fuoco fatuo nel
            cimitero e finalmente un lume si accese.
               Ah, che spettacolo! Non lo dimenticherò mai.
               Le sedie, i tavolini erano rovesciati per terra. Sulla consolle il grande orologio, i candelabri erano
            in bricioli. Dovunque regnava uno spaventevole disordine.
               Da un lato, accanto al lume acceso, appoggiato alla parete, il cuoco col faccione verde pieno di
            bitorzoli, vòlto verso di noi, guardava con gli occhi languidi e lacrimosi il ritratto.
               Dall'altra parte, accovacciata in un angolo, era la Direttrice, col viso sgraffiato, i capelli disciolti
            e le vesti in brandelli. Anche lei aveva gli occhi gonfi, stralunati, e fissava sul ritratto le inquiete
            pupille.
               Poi sopraffatta dal rimorso e dal dolore dètte in un pianto dirotto, balbettando sempre rivolta alla
            venerata effige del defunto Pierpaolo:
               - Ah, zio! hai avuto ragione di punirci! Sì... noi siamo indegni di questa tua grande istituzione
            alla quale dedicasti tutta la tua vita intemerata!... E hai fatto bene a mandarci gli spiriti a punirci, a
            gastigarci delle nostre colpe... Grazie, zio! Grazie... E se ci vuoi dare altri gastighi, fa' pure!... Fa'
            pure! Ma ti giuro che da qui in avanti noi non ricadremo più nel peccato tremendo dell'egoismo,
            dell'avarizia, della prepotenza... Te lo giuriamo, non è vero, Stanislao!... -
                                                                E si volse lentamente alla sua destra, poi girò
                                                             lo sguardo da ogni parte, sgomenta.
                                                                - O Dio! Stanislao non c'è più!... -
                                                                Infatti il Direttore mancava, e io sentii una
                                                             stretta al cuore. Che ne avevano fatto, i compagni
                                                             della Società segreta?...
                                                                - Stanislao!... - chiamò con voce più alta la
                                                             Direttrice.
                                                                Nessuno rispose.
                                                                Allora il cuoco alzò la voce verso il ritratto:
                                                                -   Pierpaolo   Pierpaoli!   Gli   spiriti   punitori
                                                             hanno forse portato il nostro povero Direttore
                                                             all'inferno?... -
                                                                Io rimasi zitto. Volevo dimostrare, ora, che lo
                                                             spirito del fondatore del Collegio non era più
                                                             presente.   E   vi   riuscii   perché   il   cuoco,   dopo
                                                             averlo più volte chiamato, disse (e nel dir questo
                                                             la sua voce aveva ripreso il suo tono calmo e
                                                             naturale):
                                                                - Non c'è più! -
                                                                Anche la signora Geltrude fece un sospiro di
                                                             sollievo   e   parve   liberata   da   una   gran
                                                             preoccupazione.

               - Ma Stanislao? - disse. - Stanislao! Stanislao, dove sei?... -
   121   122   123   124   125   126   127   128   129   130   131