Page 124 - Il giornalino di Gian Burrasca
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fondo nero dello sgabuzzino dove stavo io, dovevano fare appunto l'effetto che gli occhi del
compianto fondatore del Collegio si fossero molto ingranditi! Poco dopo il Direttore, la Direttrice e
il cuoco erano seduti attorno al solito tavolino, con le mani unite e stavano aspettando
silenziosamente, tutti riconcentrati, che il fluido si sviluppasse.
L'orologio della chiesa suonò dodici tocchi.
Il cuoco esclamò:
- Pierpaolo Pierpaoli! -
Il tavolino dette un balzo.
- C'è - mormorò la signora Geltrude
Vi fu una pausa solenne.
- Puoi parlare? - domandò il cuoco: e tutti e tre sbarrarono gli occhi verso il ritratto.
Incominciava la mia parte. Risposi assentendo con un sì che pareva un soffio.
- Ssssss... -
I tre spiritisti erano così commossi che ci volle un bel pezzetto prima che ripigliassero un po' di
fiato.
- Dove sei? - disse finalmente il cuoco.
- In Purgatorio - risposi con un fil di voce.
- Ah zio! - esclamò la signora Geltrude. - Voi che eravate così buono, così virtuoso!... E per quali
peccati?
- Per uno solo, - risposi io.
- E quale?
- Quello di aver lasciato questo mio istituto a persone indegne di dirigerlo! -
Dissi queste parole con voce un po' più alta e con accento adirato; e parve che esse cadessero
sulla testa dei tre spiritisti come tante tegole. Si abbandonarono col capo e con le braccia stese sul
piano del tavolino, affranti dalla terribile rivelazione e rimasero così sopraffatti dai loro rimorsi, per
parecchio tempo.
La prima a riaversi fu la signora Geltrude che domandò:
- Ah zio... adorato zio... Degnatevi di dire i nostri torti e noi li ripareremo.
- Li sapete! - risposi con voce grave.
Ella parve riflettere; poi riprese:
- Ma ditemeli... Ditemeli!... -
Io non risposi. Mi ero già imposto di non rispondere che alle domande che favorivano il nostro
progetto e oramai non ve n'era che una che aspettavo, e che non poteva indugiare a essermi rivolta.
- Zio!... Non rispondete più?... - disse ancora la Direttrice con voce insinuante.
Lo stesso silenzio.
- Sei dunque molto sdegnato con noi? - aggiunse ella.
E io sempre zitto.
- Che sia andato via? - chiese al cuoco.
- Pierpaolo Pierpaoli! - disse l'odiato manipolatore delle minestre di magro con le rigovernature. -
Ci sei sempre?
- Ssssss... - risposi.
- C'è sempre; - disse il medium - se non risponde vuol dire che a certe domande non vuol
rispondere e bisogna fargliene delle altre.
- Zio, zio!... - esclamò la signora Geltrude. - Abbiate pietà di noi, poveri peccatori!... -
A questo punto io mi scostai dal forellino fatto da me nella tela e piantai gli occhi nei buchi fatti
da Carlino Pezzi e incominciai a roteare le pupille a destra e a sinistra e, ogni tanto, a fissarle sui tre
spiritisti.
Essi che tenevano sempre lo sguardo intento al ritratto, poco dopo si accorsero che esso moveva
gli occhi, e presi da un gran tremito si scostarono dal tavolino e caddero in ginocchio.
- Ah, zio! - mormorò la signora Geltrude. - Ah, zio!... pietà... pietà di noi!... Come potremo
riparare ai nostri torti? -
Era qui che l'aspettavo.
- Togliete il segreto alla porta - dissi - perché io possa venire a voi... -