Page 121 - Il giornalino di Gian Burrasca
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uno solo: quello di pigliar sul serio le teorie degli uomini... e anche quelle delle donne! In generale
            accade questo: che i grandi insegnano ai piccini una quantità di cose belle e buone... ma guai se uno
            dei loro ottimi insegnamenti, nel momento di metterlo in pratica, urta i loro nervi, o i loro calcoli, o
            i loro interessi. Io mi ricorderò sempre d'un fatto di quando ero piccino... La mia buona mamma, che
            pure è la più buona donna di questo mondo, mi predicava sempre di non dir bugie perché a dirne
            solamente una si va per sette anni in Purgatorio; ma un giorno che venne a cercarla la sarta col conto
            e che lei aveva fatto dire dalla Caterina che era uscita, io per non andare in Purgatorio corsi alla
            porta di casa a gridare che non era vero nulla e che la mamma era in casa... e in premio d'aver detto
            la verità ci presi un bello schiaffo.
               - E perché ti hanno messo in collegio?
               - Per aver pescato un dente bacato!
               - Come! - ha esclamato Gigino al colmo dello stupore.
               - Per uno starnuto d'un vecchio paralitico! - ho aggiunto io divertendomi a vederlo a sgranar tanto
            d'occhi.
               Poi, dopo averlo tenuto per un bel pezzo di curiosità, gli ho raccontato l'ultima mia avventura in
            casa del mio cognato Maralli, per la quale fu interrotto il mese di esperimento concesso da mio
            padre ed io fui accompagnato in questa galera.
               - Come vedi, - conclusi - anche io sono stato una vittima del mio destino disgraziato... Perché se
            quel signor Venanzio zio di mio cognato non avesse fatto uno starnuto proprio nel momento in cui
            lo avevo avvicinato la lenza con l'amo alla sua bocca sgangherata, io non gli avrei strappato
            quell'unico dente bacato che gli rimaneva e non sarei qui nel collegio Pierpaoli! Vedi un po', a volte,
            da che può dipendere la sorte e la reputazione di un povero ragazzo... -

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               Ho voluto raccontar qui le confidenze che son corse tra me e Gigino Balestra per dimostrare che
            siamo legati ormai in intima amicizia e che, se stamani egli era sveglio e mi guardava mentre io
            scrivevo nel Giornalino, non avevo nessuna ragione - come ho già detto in principio - di diffidare di
            lui. Anzi gli ho detto in grande segretezza di queste mie memorie che vo scrivendo, l'ho messo a
            parte dei miei progetti e gli ho proposto, d'entrare nella nostra Società segreta...
               Egli mi ha abbracciato con uno slancio d'affetto che mi ha commosso e ha detto che si sentiva
            orgoglioso della fiducia che rimettevo in lui.
               Oggi, infatti, durante l'ora di ricreazione, l'ho presentato ai miei amici che l'hanno accolto
            benissimo.
               Il Barozzo non c'era. Da quando ha dato le dimissioni egli vive solitario e pensieroso e quando ci
            incontra si limita a salutarci con un'aria triste triste. Povero Barozzo!
               Io in adunanza ho raccontato tutta la scena della seduta spiritistica di iersera e si è stabilito, di
            riflettere tutti seriamente per trarre partito da questa nuova situazione e per preparar qualche tiro per
            mercoledì notte.
               Domani martedì ci riuniremo per eleggere il nuovo presidente e per decidere sull'intervento dello
            spirito del compianto professore Pierpaoli all'appuntamento dato al signor Stanislao, alla signora
            Geltrude e al loro degno cuoco inventore della minestra della rigovernatura.

               11 febbraio


               Ieri sera nulla di nuovo.
               Dal mio osservatorio vidi il Direttore e la Direttrice traversare la sala del venerato Pierpaolo,
            lentamente silenziosamente, e andarsene nella loro camera dopo aver rivolto verso il ritratto una
            timida occhiata, come per dire:
               - A domani sera, e che Dio ce la mandi buona! -
               Gigino Balestra, mentre scrivo, è là nel suo lettuccio che mi guarda e sorride...

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