Page 118 - Il giornalino di Gian Burrasca
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Si alzarono, misero il tavolino da una parte, rivolsero uno sguardo supplichevole verso di me e
            poi il cuoco uscì ripetendo con voce grave:
               - A domani l'altro. -
               Il signor Stanislao e la signora Geltrude restarono un po' in mezzo della stanza, impacciati. Poi il
            direttore dolcemente disse alla moglie:
               - Geltrude... Geltrude... Cercherai di moderarti? Sì, è vero? Non mi dirai più quella brutta
            parola?... -
               Ella, combattuta tra la paura e il suo carattere arcigno, rispose a denti stretti:
                - Non ve la dirò più... per rispettare il desiderio di quell'anima santa di mio zio... Ma anche senza
            dirvelo, credete a me, rimarrete sempre quel perfetto imbecille che siete! -
               A questo punto lasciai il mio osservatorio perché non ne potevo più dal ridere.

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               Stamani dopo aver scritto in queste pagine il fatto della seduta spiritistica di ierisera, mi sono
            accorto che uno dei miei compagni di dormitorio era sveglio.
                                              Gli ho fatto cenno di stare zitto, e del resto anche se non glielo
                                           avessi raccomandato sarebbe stato zitto lo stesso, perché si trattava
                                           di un amico fidato, di Gigino Balestra del quale ho già parlato in
                                           questo mio giornalino.
                                              Gigino Balestra è un ragazzo serio, che mi è molto affezionato e
                                           ormai ho potuto riscontrare in più circostanze che posso contare su
                                           lui   senza   pericolo   d'esser   compromesso.   Prima   di   tutto   siamo
                                           concittadini. Egli è figlio del famoso pasticciere Balestra dal quale si
                                           serve sempre mio padre, rinomato per le meringhe che ha sempre
                                           fresche, molto amico del mio cognato Maralli perché è anche lui un
                                           pezzo grosso del partito socialista.
                                              E poi ci sentiamo anche legati di amicizia per la rassomiglianza
                                           delle vicende della nostra vita. Anche lui è disgraziato come me e
                                           mi ha raccontato tutta la storia delle sue sventure, l'ultima delle
                                           quali, che fu la più grossa e che fece prendere al suo babbo la
                                           risoluzione di cacciarlo in collegio, è così interessante che voglio
                                           raccontarla qui nel mio giornalino.

               - Campassi mill'anni - mi diceva Gigino - non mi scorderò mai del primo Maggio dell'anno
            passato che è e rimarrà sempre il più bello e il più brutto giorno della mia vita! -
               E in quel giorno evocato da Gigino - io stesso me ne ricordo benissimo - c'era una grande
            agitazione in città perché i socialisti avrebbero voluto che tutti i negozi fossero stati chiusi mentre
            molti bottegai volevano tenere aperto; anche nelle scuole c'era un certo fermento perché alcuni
            babbi di scolari, essendo socialisti, volevano che il Preside desse vacanza, mentre molti altri babbi
            non ne volevan sapere.
               Naturalmente i ragazzi in quella circostanza si schierarono tutti dalla parte dei socialisti, anche
            quelli che avevano i babbi di un altro partito, perché quando si tratta di far vacanza io credo che tutti
            gli scolari di tutto il mondo sieno pronti a dichiararsi solidali nello stesso sacrosanto principio che
            sarebbe quello d'andare a fare piuttosto una bella passeggiata in campagna col garofano rosso
            all'occhiello della giacchetta.
               Difatti successe che molti ragazzi in quel giorno fecero sciopero, e mi ricordo benissimo che lo
            feci anche io, e che per questo fatto il babbo mi fece stare tre giorni a pane e acqua.
               Ma pazienza! Tutte le grandi idee hanno sempre avuto i loro martiri...
               Al povero Gigino Balestra però successo qualche cosa di peggio.
               Egli, dunque, a differenza di me, aveva fatto sciopero dalla scuola col consenso di suo padre;
            anzi suo padre lo avrebbe obbligato a far vacanza se, per una ipotesi impossibile ad avverarsi,
            Gigino avesse voluto andare a scuola.
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