Page 116 - Il giornalino di Gian Burrasca
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perdita della parrucca, perché nessuno si sarebbe immaginato che il Direttore con quella sua aria
militare si lasciasse maltrattare in quel modo dalla moglie; e tanto meno si poteva supporre che i
suoi capelli fossero presi a prestito appunto come l'aria militare.
Il Barozzo però era rimasto sempre distratto e come concentrato in sé stesso. Si vedeva che le
mie spiegazioni non lo avevano consolato dalla terribile delusione provata quando aveva saputo di
trovarsi nel collegio a condizioni diverse dagli altri.
E infatti, nonostante la nostra insistenza non volle recedere dalla grave deliberazione presa, e
concluse dicendo:
- Lasciatemi libero, amici miei, perché io prima o dopo farò qualcosa di grosso... qualcosa che
voi non credereste in questo momento. Io non posso più essere della vostra Società perché uno
scrupolo me lo vieta, e ho bisogno di riabilitarmi, e non di fronte a voi, di fronte a me stesso. -
E disse queste parole in un modo così deliberato che nessuno osò aprir bocca. Si decise di
riunirsi al più presto possibile per eleggere un altro presidente, perché ormai s'era fatto tardi e c’era
il caso che qualcuno venisse a cercarci.
- Gravi avvenimenti si preparano! - mi disse Maurizio Del Ponte mentre ci stringevamo la mano
scambiandoci le fatidiche parole: Uno per tutti! Tutti per uno!
Vedremo se il Del Ponte avrà indovinato, ma anche a me l'animo presagisce qualche grossa
avventura, per un'epoca forse molto prossima.
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Altra strepitosa notizia!
Iersera dal mio osservatorio ho scoperto che il direttore, la direttrice e il cuoco sono spiritisti...
Sicuro! Quand'ho messo l'occhio al solito forellino essi eran già riuniti tutti e tre attorno a un
tavolino tondo e il cuoco diceva:
- Eccolo! Ora viene! -
E chi doveva venire era proprio lo spirito del compianto professor Pierpaolo Pierpaoli
benemerito fondatore del nostro collegio e dietro alle cui venerate sembianze io stavo in quel
momento vigilando i suoi indegni evocatori...
Non mi ci volle dimolto tempo né dimolto ingegno per comprendere la causa e lo scopo di quella
seduta spiritistica.
Evidentemente il signor Stanislao e la signora Geltrude erano rimasti molto impressionati dal
mugolìo che avevan sentito la sera avanti discendere dal ritratto del loro predecessore, e ora, spinti
un po' dal rimorso per la scenata fatta in presenza alla rispettabile effige del compianto fondatore
dell'istituto e forse anche da un vago timore che incutevan nel loro animo i recenti avvenimenti,
evocavano lo spirito dell'illustre defunto per domandargli perdono, consiglio ed aiuto.
- Ora viene! Eccolo! - ripeteva il cuoco.
A un tratto la signora Geltrude esclamò:
- Eccolo davvero! -
Infatti il tavolino s'era mosso.
- Parlo con lo spirito del professor Pierpaoli? - domandò il cuoco fissando sul piano del tavolino
due occhi spalancati che luccicavano come due lumini da notte.
Sì udirono alcuni colpi battuti sul tavolino e il cuoco esclamò convinto:
- È proprio lui.
- Domandagli se era lui anche ieri sera - mormorò la signora Geltrude.
- Fosti qui anche ieri sera? Rispondi! - disse il cuoco in tuono di comando.
E il tavolino a ballare e a picchiare, mentre i tre spiritisti si alzavano dalla sedia e si dondolavano
qua e là e si rimettevano a sedere seguendone tutti i movimenti.
- Sì, - disse il cuoco - era lui anche ieri sera. –