Page 115 - Il giornalino di Gian Burrasca
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Ci siamo riuniti nel solito angolo del cortile, con molta precauzione, per non dare nell'occhio alla
Direttrice, la quale pare che diventi più sospettosa un giorno dell'altro, e me specialmente non mi
abbandona mai con lo sguardo, come se da un momento all'altro temesse qualche gherminella.
Per fortuna non sospetta neppure lontanamente che la voce del signor Pierpaolo, che le ha fatto
tanta paura, fosse invece la mia voce, se no mi ammazzerebbero per lo meno; perché quella donna
io la credo capace di tutto! Dunque appena ci siamo raccolti in circolo, il Barozzo, che era pallido in
modo da fare impressione, ha detto sospirando, con aria cupa:
- Assumo la presidenza dell'assemblea... per l'ultima volta... -
Tutti siamo rimasti male e ci siamo guardati in viso con espressione di grande meraviglia, perché
il Barozzo era stimato da tutti un giovine pieno di coraggio, d'ingegno, e di un carattere molto
cavalleresco: insomma proprio il presidente ideale per una società segreta.
È seguìto un momento di silenzio che nessuno ha osato interrompere; poi il Barozzo con la voce
sempre più cupa ha continuato:
- Sì, amici miei, fino da questo momento io debbo declinare l'alto onore di presiedere la nostra
associazione... Ragioni gravi, gravissime, per quanto indipendenti dalla mia volontà, mi costringono
a dimettermi. Se non mi dimettessi sarei una specie di traditore... e questo non sarà mai! Di me tutto
si potrà dire ma nessuno deve potermi accusare mai di aver conservato per un giorno solo una carica
di cui mi considero indegno... -
Qui il Michelozzi, che ha un'indole piuttosto tenera, per quanto di fronte al pericolo si comporti
da eroe, ha interrotto, con una voce strozzata dalla commozione:
- Indegno? Ma è impossibile che tu ti sia reso indegno di restare fra noi... di conservare la
presidenza della nostra società!
- È impossibile! - abbiamo ripetuto tutti in coro.
Ma il Barozzo tentennando la testa ha proseguito:
- Io non ho fatto nulla per diventare indegno... la coscienza non mi rimprovera nessuna azione
contraria alle leggi della nostra società o a quelle dell'onore in generale. -
Qui il Barozzo si mise una mano sul cuore in modo straordinariamente drammatico.
- Non posso dirvi nulla! - prosegui l'ex presidente. - Se avete ancora un po' d'affetto per me non
dovete domandarmi né ora né mai quale motivo mi costringe ad abbandonare la presidenza. Vi basti
sapere che io non potrei, d'ora innanzi, aiutare e tanto meno promuovere la vostra resistenza contro
le autorità del nostro collegio... Dunque vedete bene che la mia posizione è insostenibile e la mia
decisione immutabile. -
Tutti si guardarono di nuovo in faccia e qualcuno si scambiò anche le proprie impressioni a bassa
voce. Io capii subito che le parole del Barozzo sembravano a tutti molto significanti, e, che, passata
la prima impressione di stupore, le sue dimissioni sarebbero state accettate.
Anche il Barozzo lo capì, ma rimase fermo nel suo atteggiamento, come Marcantonio Bragadino
quando aspettava d'essere scorticato dai Turchi.
Allora io non ne potei più e pensando a quello che avevo visto e sentito la sera prima dal buco
fatto attraverso il fondatore del collegio, gridai con quanto fiato avevo:
- Invece tu non ti dimetterai!
- E chi me lo può impedire? - disse il Barozzo con molta dignità. - Chi può vietarmi di battere la
strada che mi suggerisce la voce della coscienza?
- Ma che voce della coscienza! - risposi io. - Ma che strada da battere! La voce che ti ha turbato
così è stata quella della signora Geltrude: e quanto al battere, ti assicuro che non c'è bisogno d'altre
battiture dopo quelle che ha ricevuto ieri sera il signor Stanislao! -
A queste parole i componenti la società Uno per tutti e tutti per uno sono rimasti così
meravigliati che m'hanno fatto compassione, e ho subito sentito il bisogno di raccontar loro tutta la
scena avvenuta in Direzione.
E non ti so dire, giornalino mio, se tutti son stati soddisfatti di sentire che nessun motivo serio
costringeva il Barozzo a dimettersi, perché non era vero nulla che lo tenessero in collegio per
compassione, mentre anzi ci avevano trovato il loro tornaconto per via dei molti convittori procurati
dal tutore del nostro presidente.
Ma più specialmente i componenti la società s'interessarono al racconto della bastonatura, e della