Page 117 - Il giornalino di Gian Burrasca
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Il signor Stanislao e la signora Geltrude si scambiarono un'occhiata come per dire: - Eh! Ci
            abbiamo fatto una bella figura! -
               Poi il signor Stanislao disse al cuoco:
               - Domandagli se posso rivolgergli la parola... -
               Ma la signora Geltrude lo interruppe bruscamente, fulminandolo con una occhiata:
               - Niente affatto! Se qualcuno ha il diritto di parlare con lo spirito del professor Pierpaolo
            Pierpaoli sono io, io sua nipote e non voi che egli non conosceva neanche per prossimo! Avete
            capito? -
               E rivolta al cuoco soggiunse:
               - Domandagli se vuol parlare con me! -
               Il cuoco si concentrò in sé stesso e poi, sempre figgendo gli occhi sul piano del tavolino ripeté la
            domanda.
               Poco dopo il tavolino ricominciò a ballare e a scricchiolare.
               - Ha detto di no - rispose il cuoco.
               La signora Geltrude rimase male, mentre il signor Stanislao, non sapendo padroneggiarsi, diè
            libero   sfogo   alla   gioia   che   provava   per   la   meritata   sconfitta   della   sua   prepotente   consorte,
            esclamando con accento di giubilo infantile degno più di me che di lui:
               - Hai visto? -
               E non l'avesse mai detto!
               La signora Geltrude si rivoltò tutta inviperita scagliando in volto al povero direttore l'ingiuria
            abituale:
               - Siete un perfetto imbecille!
               - Ma Geltrude! - rispose egli imbarazzato con un fil di voce. - Ti prego di moderarti... almeno in
            presenza al cuoco... almeno in presenza allo spirito del compianto professore Pierpaolo Pierpaoli! -
               La timida protesta di quel pover'uomo in quel momento mi commosse e volli vendicarlo contro
            la violenza di sua moglie. Perciò con voce rauca e con accento di rimprovero esclamai : - Ah!... -
               I tre si voltarono di botto verso il ritratto, pallidi, tremanti di paura. Vi fu una lunga pausa.
               Il primo a ritornare padrone di sé fu il cuoco, il quale fissando verso di me i suoi occhi di fuoco
            esclamò:
               - Sei tu ancora lo spirito di Pierpaolo Pierpaoli? Rispondi! -
               Io feci un sibilo: - Sssssss... -

               Il cuoco continuò: - Ti è concesso di parlare direttamente con noi? -
               Mi venne un'idea. Contraffacendo la voce come prima risposi:
               - Mercoledì a mezzanotte! -
               I tre tacquero commossi dal solenne appuntamento. Poi il cuoco disse a bassa voce:
               - Si vede che stasera e domani gli è vietato di parlare... A domani l'altro! -
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