Page 123 - Il giornalino di Gian Burrasca
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gratitudine e il ricambio di tutto il bene ch'io gli voglio. Poi con accento grave nel quale ho sentito
            tutta la sua superiorità su me, ha soggiunto:
               - No, caro amico mio. Tu non puoi né devi scappare di qui perché tu sei in condizioni molto
            diverse dalle mie. Tu stai qui con tutti i tuoi diritti e puoi insorgere ogni volta che qualcuno te li
            contesti con l'inganno o con la violenza. E poi tu hai una mamma e un babbo che soffrirebbero
            molto della tua scomparsa... mentre io non ho che un tutore il quale non piangerà certo ignorando le
            mie notizie!... -
               E nel dir così il povero Barozzo ha avuto un sorriso così triste e così amaro che m'ha fatto venir
            le lacrime agli occhi e in un impeto di affetto e di pietà l'ho abbracciato stretto stretto esclamando:
               - Povero Tito!... -
               E l'ho baciato bagnandolo del mio pianto.
               Egli ha avuto un singhiozzo, mi ha stretto forte forte sul petto; e poi scostandomi e passandomi
            una mano sugli occhi ha ripreso:
               - Dunque senti, Stoppani. Quello che avete combinato per stanotte, può favorire splendidamente
            il mio progetto. Vorrete aiutarmi? È l'ultimo atto di solidarietà fraterna che chiedo ai miei compagni
            della Società segreta...
               - Figurati!
               - Allora sta' bene attento. Quando il Direttore, la Direttrice e il cuoco saranno sopraffatti dagli
            spiriti, tu andrai nella stanzina dei lumi a petrolio che tu conosci, l'aprirai con questa chiave e,
            attaccata alla porta dalla parte interna, troverai una chiave molto grossa che prenderai teco. Quella è
            la chiave del portone d'ingresso del collegio con la quale esso è chiuso ogni sera per di dentro. Vieni
            con questa chiave nel corridoio a pian terreno... Lì ci sarò io. -
               In così dire Tito Barozzo mi afferrò la destra, me la strinse e si allontanò in fretta.
               Sono sopraffatto dagli avvenimenti che si preparano per stanotte...
               Come anderà?



               13 febbraio.

               Quante cose, e quali, ho da scrivere stamani!... Ma tutto ora consiglia la massima prudenza e non
            posso perdermi in descrizioni e in considerazioni oziose, ma bisogna che mi sbrighi a registrare i
            fatti nudi e crudi.
               Che notte!... e che botte!...

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               Ecco dunque com'è andata.
               Naturalmente ieri sera non mi sono addormentato.
               L'orologio della chiesa vicina suonava le undici e mezza...
               I miei compagni dormivano... mi alzai e mi vestii. Gigino Balestra che dal suo lettuccio non mi
            perdeva di vista fece lo stesso e pianino pianino, in punta di piedi, mi venne accanto.
               - Sdràiati sul mio letto - gli dissi all'orecchio. - Io vo nell'armadietto; a suo tempo di lassù ti darò
            il segnale. -
               Egli obbedì e io salii sul comodino, e di lì entrai nel mio piccolo osservatorio.
               Misi l'occhio al solito forellino. Tutto era buio nel salone; ma i tre spiritisti non tardarono ad
            arrivare.
               Il cuoco che portava un lume a petrolio lo posò su una consolle, e tutti e tre si rivolsero a me...
            cioè al compianto Pierpaolo Pierpaoli.
               Il direttore disse a bassa voce:
               - Mi pare che stasera abbia gli occhi più neri… -
               La signora Geltrude lo guardò e schiuse le labbra in modo ch'io capii benissimo che era per dargli
            dell'imbecille, ma si ritenne per paura dello spirito di suo zio. E pensare che il povero sor Stanislao
            aveva pienamente ragione, perché i due buchi fatti da Carlino Pezzi negli occhi del ritratto, sul
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