Page 110 - Lorenzo Pietrasanta - L'orto per la famiglia
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Per dare meglio l’idea, descriviamo di seguito l’oidio
            della vite (che non è una pianta ortiva), il quale  è un
            agente patogeno tra i più studiati e conosciuti tra gli oidii.
              L’oidio della vite, detto pure (malbianco della vite) o in
            dialetto siciliano “u
            mali  iancu”  (del
            quale ci occupiamo
            brevemente in que-
            sto  paragrafo,  giu-
            sto    per     dare
            qualche  idea)  ha
            una sua tipicità ed è
            temibile  in  quanto,
            una  volta  avviata
            l’infestazione, specie nello stadio di fioritura e post-fioritura
            degli acini, e più tardi quando il chicco d’uva ha raggiunto
            le dimensioni di un cece, i danni sono già in atto ed irre-
            versibili. Parti importanti o l’intera produzione a quel punto
            è perduta.
              Ogni cura, anche quando si constatino attacchi così
            massicci, con l’uso di zolfi bagnabili o micronizzati, risulta
            utile almeno per attenuare i danni alla pianta, i cui tralci,
            sotto l’effetto del patogeno subiscono un “annerimento” e
            gli stessi non riescono a lignificare: attacchi di oidio non
            curati per un paio d’anni portano le viti ad un indeboli-
            mento difficile da recuperare.
              La lotta agli oidii tra cui quello in discussione, si basa
            essenzialmente sulla “prevenzione”. Essa consiste nel
            trattamento tempestivo, subito dopo una pioggia battente,
            con prodotti a base di zolfo che, nel caso di viti singole o
            pergolati di scarse dimensioni può essere somministrato
            con soffietti impolveratori (zolfo micronizzato) o con irro-


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