Page 32 - Breve storia della musica
P. 32

semplicità, ma anche con un gusto per l’imprevisto e la burla

                che lo rendono molto moderno nel suo atteggiamento.


                Russo di nascita, ma a lungo attivo in Francia, è Igor
                Stravinskij (1882-1971): allievo di Mussorgskji, si fa

                conoscere con le musiche (L’uccello di fuoco, Petruska) scritte
                per i “Balletti russi” di Sergei Diaghilev (1872-1929), in cui

                sono forti il gusto per i colori e l’influenza del folclore della
                terra natale. La sua Sagra della primavera (1913), che racconta

                il rito con cui i russi pagani celebrano l’arrivo della primavera e
                che culmina con il sacrificio di una vergine, fece scandalo: c’è il

                folclore russo, ma soprattutto ci sono toni violenti, grande
                vitalità ritmica, dissonanze, l’orchestra che sembra diventare un
                unico strumento a percussione. Lo scandalo fece di Stravinskij il

                modello della modernità, del tentativo di rinnovamento. Negli
                anni Venti fu protagonista di una svolta “neoclassica”, con il

                suo Pulcinella, balletto in cui riprendeva ed elaborava temi di
                Pergolesi. Trasferitosi negli anni Quaranta negli Stati Uniti,

                esplorò altre strade ancora, avvicinandosi anche al jazz (Ebony
                Concerto) e alla composizione seriale (vedi oltre). Con la sua

                grande creatività, ha attraversato un po’ tutte le correnti del
                ventesimo secolo, lasciando sempre un’impronta significativa.


                Influenzato inizialmente da Strauss, poi da Debussy e

                Stravinskij, segue una strada personale l’ungherese Béla Bartók

                (1881-1945). Debutta come pianista a 11 anni e come
                concertista ottiene numerosi successi; appassionato all’ideale
                dell’indipendenza nazionale ungherese, una volta crollato

                l’impero asburgico aderisce al governo popolare, presto però
                abbattuto, e si trova in difficoltà. Insieme a Zoltán Kodály

                (1882-1967) in quegli anni si dedica alla raccolta e alla
                classificazione dei canti popolari ungheresi: per il rigore con cui

                svolgono questa ricerca sono da considerare fra i fondatori
                dell’etnomusicologia. Lo stile personale di Bartók nasce dalla

                fusione dell’impressionismo di Debussy con le forme della




                                                          445

                                  28                                                         powerd by Guido Scuderi
   27   28   29   30   31   32   33   34   35   36   37