Page 31 - Breve storia della musica
P. 31
Fra Otto e Novecento
Da Debussy a Stravinskij (e oltre)
La Francia a cavallo fra Ottocento e Novecento è il centro di
fermenti artistici vivacissimi: sono gli anni dei grandi poeti del
simbolismo, Mallarmé, Verlaine, Rimbaud, dell’impressionismo
in pittura, poi del simbolismo, di Monet e Renoir, poi di
Cezanne, poi di Picasso. È questo il clima in cui si forma
Claude Debussy (1862-1918), per amicizie e per indole molto
più legato ai circoli letterari che a quelli musicali. Poco incline
al rispetto delle tradizioni formali, Debussy trae dall’esempio
wagneriano (in particolare dal Tristano, l’opera più importante
per l’estetica del decadentismo e del simbolismo) lo spirito di
libertà, che lo spinge alla ricerca di nuove soluzioni, sul piano
dell’armonia, dell’uso di scale diverse da quelle convenzionali,
dei colori orchestrali. Quello spirito di libertà, poi, però, si nutre
soprattutto di gusto francese, di una certa leggerezza di tono, più
intimo, niente affatto eroico, non declamatorio, in cui il silenzio
ha una parte importante quanto il suono. Libertà è anche quella
di rinunciare ai metodi tradizionali di sviluppo dei motivi, al
costruire edifici complessi sulle fondamenta di un “tema” che si
propone, si presenta e si ripresenta, si sviluppa e si varia. In
breve, è quello che si chiama solitamente impressionismo in
campo musicale.
Il Prelude à l’après-midi d’un faune, scritto fra il 1892 e il
1894, è il primo capolavoro orchestrale di Debussy, seguito da
numerose opere orchestrali, opere vocali, molta musica per
pianoforte (fra cui Images e i 24 Préludes), in cui rinnova con
grande originalità la tecnica dello strumento.
Maurice Ravel (1875-1953), non di molto più giovane di
Debussy, con il quale non può evitare di misurarsi, cerca una
propria strada temperando l’impressionismo con uno sguardo al
Settecento; Erik Satie (1866-1925) propone un ritorno alla
444
27
powerd by Guido Scuderi