Page 242 - Storia della Russia
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Le relazioni internazionali di una superpotenza
Durante la guerra, gli Alleati si erano accordati per istituire una nuova, efficace
organizzazione internazionale che succedesse alla Società delle nazioni. La Carta atlantica
del 1941, e la dichiarazione delle Nazioni Unite del 1942, preannunciavano la stesura della
carta delle Nazioni Unite a San Francisco nel 1945. Tuttavia, Usa e Urss non erano pronti
ad affidare la loro sicurezza e stabilità all’ONU. Prevalse così la micidiale rivalità tra i due
sistemi politici e ideologici in competizione tra loro e la relativa cordialità del tempo di
guerra lasciò il campo alla «cortina di ferro» di Churchill, alle tensioni nella Germania
divisa, e al «blocco» di Berlino ovest da parte dei sovietici nel 1948-1949. Con
l’istituzione nel 1949 del Patto Atlantico (NATO), l’Occidente rispose all’assoggettamento
dell’Europa dell’Est e alla creazione del Comecon. Nel 1955 l’inclusione della nuova
Germania Ovest nella NATO portò alla nascita dell’Organizzazione del Patto di Varsavia
(1955-1956). La crisi di Berlino si risolse senza un intervento militare diretto e le tensioni
tra le grandi potenze si cristallizzarono nello stallo della Guerra fredda; la presenza
occidentale in una Berlino divisa divenne un punto di attrito e una falla che nel 1961 i
sovietici furono costretti a chiudere con il celebre Muro. Nei quattro decenni successivi il
confronto militare, nucleare e convenzionale, tra Est e Ovest sarebbe stato frenato dalla
teoria della «sicura distruzione reciproca» e dai ripetuti accordi internazionali per limitare
lo sviluppo e la corsa agli armamenti. La guerra fu sfiorata durante la crisi missilistica di
Cuba del 1962, quando Chruščëv cercò di instaurare una base con missili nucleari vicino
agli Usa, sull’isola caraibica governata dal 1959 da Fidel Castro; le pressioni statunitensi
costrinsero i russi a ritirare i missili in cambio della promessa di non invadere l’isola. La
competizione tra i sovietici e l’Occidente per l’influenza, le risorse, la supremazia
regionale e globale determinò gli equilibri mondiali ed esplose in violenti conflitti
indiretti, il primo dei quali fu la Guerra di Corea, nel 1950-1953.
Gli ultimi glaciali anni di Stalin lasciarono il posto alla «coesistenza pacifica» di
Chruščëv, che si ritrovò nuovamente ad affrontare il vecchio dilemma sovietico tra finalità
rivoluzionarie e obiettivi diplomatici. Il nuovo leader decise di non esportare la
rivoluzione con mezzi militari e dichiarò che l’Urss avrebbe «seppellito» i suoi avversari
capitalisti in una competizione pacifica. Le migliorate relazioni Usa-Urss crearono un
clima di maggiore sicurezza e aprirono importanti opportunità commerciali, permettendo a
Chruščëv di modificare le priorità della politica interna. L’Urss potenziò la sua
organizzazione militare, nel tentativo di raggiungere e mantenere il livello degli Stati
Uniti, cercando al contempo distensione e sicurezza dal punto di vista internazionale
attraverso la limitazione degli armamenti. In Europa, il Cremlino aveva due obiettivi
diplomatici principali: il consolidamento della situazione postbellica, che aveva
ridisegnato i confini internazionali, e il mantenimento del controllo sui nuovi stati satellite
dell’Urss. La diplomazia sovietica lavorò per il primo fine cercando di formalizzare la
divisione della Germania e tenendo Berlino sotto pressione: la Repubblica Federale
Tedesca e la Repubblica Democratica Tedesca vennero riconosciute ufficialmente, anche
se gli Alleati occidentali continuarono a considerare la seconda solo come zona di
occupazione sovietica. Si giunse a una svolta solo nel 1969 quando la Ostpolitik di Willy
Brandt, primo cancelliere socialdemocratico della Germania Federale, spianò la strada agli
accordi di Helsinki del 1975. Qui vennero riconosciuti i confini europei vigenti e fu
istituito un Consiglio permanente per la sicurezza e la cooperazione in Europa (CSCE),