Page 247 - Storia della Russia
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I valori dei dissidenti

        La fine del terrore permise la rinascita in Urss della tradizione di un’intellighenzia critica
        che, mai eliminata del tutto, era rimasta negli anni di Stalin relativamente silenziosa. Ora,
        di fronte a una repressione meno feroce, le voci dei dissidenti tornarono a esprimersi. La
        vecchia generazione viveva ancora in figure leggendarie come Pasternak e l’Achmatova,
        che  non  si  erano  mai  piegate  al  regime  sovietico  e  avevano  rifiutato  la  via
        dell’emigrazione. Anna Achmatova seguiva, spesso pagandone caro il prezzo, una morale

        essenzialmente non sovietica, legata ai suoi valori personali e alla fede ortodossa. Durante
        il  terrore,  nel  tentativo  disperato  (e  in  un  primo  tempo  riuscito)  di  aiutare  il  figlio  in
        carcere,  aveva  scritto  una  lettera  a  Stalin,  ma  per  il  resto  del  tempo  aveva  vissuto
        appartata. Nel periodo in cui anche i manoscritti erano a rischio, le sue poesie venivano
        imparate  a  memoria,  affidate  ai  ricordi  suoi  e  degli  amici:  in  questo  modo  riuscì  a
        conservare i versi di Requiem, la sua risposta al terrore stalinista, pubblicato integralmente
        in  Unione  Sovietica  solo  nel  1987.  Dopo  il  ritorno  in  pubblico  durante  la  guerra  e
        l’anatema di Ždanov del 1946, l’Achmatova continuò a rappresentare un monumento di
        integrità e di valori umani alternativi. Fu riabilitata solo poco prima della morte nel 1966.

           Dal  1953  in  poi,  come  abbiamo  già  notato,  nelle  pubblicazioni  ufficiali  emersero
        cautamente alcune nuove voci. Intanto la politica in campo letterario rifletteva le tensioni
        tra  liberali  e  conservatori.  Tuttavia,  si  diffusero  presto  strategie  di  comunicazione
        alternative. Dalla metà degli anni Cinquanta cominciarono a circolare opere manoscritte o
        dattiloscritte,  la  cui  diffusione  esplose  alla  metà  degli  anni  Sessanta  nel  fenomeno  del
        samizdat,  «l’autopubblicazione»,  con  cui  i  dissidenti  portavano  avanti  una  serie  di
        battaglie politiche, sfidando le autorità. Probabilmente il più famoso giornale samizdat fu

        la «Chronika tekuščich sobytij» (Cronaca dei fatti correnti), che dal 1968 al 1982 registrò
        regolarmente tutto ciò che riguardava i diritti umani in Urss attraverso 64 numeri di oltre
        200  pagine  ciascuno.  Tra  le  opere  di  musica  (magnitizdat,  «pubblicazione  su  [nastro]
        magnetico»)  e  letteratura  che  circolarono  in  questa  maniera  figurano  i  romanzi  di
        Solženicyn e le popolari ballate sovversive di Aleksandr Galič, Vladimir Vysockij e Bulat
        Okudžava. Parallelo al samizdat fu il tamizdat («pubblicato laggiù», quindi all’estero), che
        divenne  sempre  più  accessibile  a  mano  a  mano  che  si  sviluppavano  le  relazioni  con  il
        mondo  esterno.  Il  primo  grande  caso  di  tamizdat  fu  il  Dottor  Živago  di  Pasternak.
        L’arresto  e  la  condanna  nel  1966  di  Andrej  Sinjavskij  e  Julij  Daniel’,  accusati  di  aver
        pubblicato all’estero materiale ritenuto «diffamatorio» per l’Urss, segnalarono l’indirizzo
        ideologico repressivo del nuovo regime di Brežnev e l’inizio di una tenace dissidenza, che
        sopravvisse in varie forme fino alla Perestrojka di Gorbačëv. Questi gruppi rifiutavano la
        violenza, richiedendo solo che il regime rispettasse gli standard democratici e legali tanto
        decantati (ma mai applicati), ed erano pronti a pagare per le loro azioni. Alla fine degli
        anni Sessanta nacque, in risposta alle politiche del governo, un Movimento per i diritti
        umani, rafforzato e rinvigorito nel tempo dalle clausole sui diritti civili della conferenza di

        Helsinki del 1975 e dalla Costituzione del 1977. Furono fondati molti gruppi da attivisti
        per i diritti umani nella RSFSR e in altre repubbliche, tra cui vari movimenti per il controllo
        degli accordi di Helsinki e una Commissione sull’uso della psichiatria a scopi politici. Di
        fronte ai danni ambientali causati dallo sconsiderato sviluppo industriale, nacquero gruppi
        ecologisti; si tentò, senza successo, di affermare il femminismo e la libertà dei sindacati.
        Oltre alla letteratura, i dissidenti furono attivi anche in altre arti: ricordiamo, per esempio,
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