Page 234 - Storia della Russia
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Italia  nel  1957).  L’emozionante  racconto  lungo  di  Solženicyn,  Una  giornata  di  Ivan
        Denisovič (1962), scarno ed essenziale resoconto sulla vita nei campi di prigionia, fu la
        prima pubblicazione a parlare direttamente del gulag. Nel clima politico chruščëviano di
        allora ne fu concessa l’uscita, ma subì presto una censura retroattiva. Il controllo politico
        si  fece  più  rigido.  Nel  1961  fu  varata  una  «legge  contro  i  parassiti»,  che  prevedeva
        sanzioni per coloro che non si impegnavano in attività cosiddette «proficue»: nella sua
        giovinezza  ne  fu  vittima  il  grande  poeta  Iosif  Brodskij,  più  tardi  vincitore  del  premio
        Nobel. Nel 1963 Chruščëv visitò personalmente una mostra d’arte moderna: definì quelle
        opere «tele imbrattate dalla coda di una scimmia». I suoi successori furono ancora meno
        liberali.  Dopo  la  sua  caduta  nel  1964,  vennero  organizzati  processi  farsa  contro  alcuni

        intellettuali  intransigenti,  i  primi  di  una  nuova  generazione  di  «dissidenti».  Nelle  arti,
        come in altri settori, il processo di destalinizzazione si interruppe.
           Chruščëv  si  considerava  un  uomo  del  popolo,  orgoglioso  di  essere  un  praktik,  una

        persona pratica, non un intellettuale. Voleva creare una società più umana, e per questa
        ragione  cercò  di  allentare  sia  la  repressione  interna  sia  la  tensione  internazionale,
        migliorando notevolmente le condizioni di vita del dopoguerra. Tuttavia, rimase un leader
        autoritario, che pretendeva di dettare legge in ogni questione: gestì il potere in maniera
        stravagante,  con  tratti  capricciosi  da  tiranno,  e  fu  accusato  di  «volontarismo»  e  di
        architettare  «progetti  strampalati».  Chruščëv  perse  anche  l’appoggio  di  gruppi  sociali
        importanti:  gli  operai  in  rivolta  e  i  contadini  che  avevano  lasciato  le  proprie  terre  non
        erano dalla sua parte, e ancor più grave fu la perdita del sostegno di molti dirigenti di
        industria insoddisfatti e di funzionari di partito, che si sentivano minacciati. I suoi attacchi
        allo stalinismo preoccuparono il KGB, e le sue politiche a favore dei consumatori e per la
        difesa nucleare, piuttosto che convenzionale, gli inimicarono l’industria pesante e le lobby
        militari. La nomenklatura non stava ottenendo ciò che desiderava. Il suo prestigio crebbe

        grazie ai traguardi raggiunti dalla Russia nella conquista del cosmo, in particolare con il
        volo nel 1961 di Jurij Gagarin, il primo uomo nello spazio, ma il disordine nella vita del
        partito, il suo stile di governo, i suoi fallimenti, i suoi modi grossolani e alcuni tratti della
        politica estera gli alienarono l’élite. Nell’ottobre del 1964, in una sorta di colpo di stato, il
        Presidium  lo  mise  in  minoranza:  le  sue  «dimissioni»  furono  accettate.  In  seguito  egli
        dichiarò che giungere a un pacifico cambio della leadership era stata la sua più importante
        conquista.
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