Page 231 - Storia della Russia
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proteste  che  minacciarono  la  stabilità  dell’«impero  esterno»,  mentre  in  patria  fu  ben
        accolto  per  la  promessa  di  arrestare  il  terrore,  ma  fu  anche  osteggiato  per  via  degli
        interessi e delle reti clientelari che minacciava. Chruščëv ne guadagnò in prestigio, ma nel
        1957 le implicazioni riformiste della sua posizione lo esposero nel Presidium all’attacco
        dei  suoi  avversari.  Messo  in  minoranza,  riuscì  a  ribaltare  la  situazione  appellandosi  al
        Comitato centrale, che lo sosteneva. Questo rovesciò la decisione del Presidium. Alla fine
        furono  gli  avversari  di  Chruščëv,  ribattezzati  il  «gruppo  antipartito»,  a  essere  espulsi.
        L’umiliazione  si  sostituì  al  proiettile  stalinista:  Molotov  fu  nominato  ambasciatore  in
        Mongolia, Malenkov direttore di una centrale elettrica kazaca. Dal 1957 al 1964 Chruščëv
        mantenne  saldamente  le  redini  del  potere,  all’inizio  insieme  al  maresciallo  Nikolaj

        Bulganin, presidente del Consiglio dei ministri, che però si dimise nel 1958. Fu la fine
        della  dirigenza  collettiva:  Chruščëv  assunse  anche  il  ruolo  di  Bulganin,  occupando  le
        stesse cariche dell’ultimo Stalin. Chruščëv amava il potere e lo usò per dare nuova forma
        alla società, che modellò secondo idee che definiva leniniste, fino a promuovere il proprio
        culto della personalità.
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