Page 207 - Storia della Russia
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Altre trasformazioni sociali

        Fin dall’inizio, i bolscevichi vollero cambiare e trasformare, oltre all’economia, anche la
        società e la cultura del proletariato, smantellando quelle che consideravano le istituzioni e
        gli  atteggiamenti  oppressivi  della  società  borghese:  Chiesa,  famiglia,  matrimonio,
        analfabetismo  e  ignoranza,  malattie,  subordinazione  delle  donne.  Una  società  socialista
        che  andava  verso  un’«utopia  meccanica»  aveva  bisogno  delle  migliori  condizioni
        materiali  e  di  una  nuova  consapevolezza  di  massa,  che  portasse  cultura,  disciplina  e

        sentimento del bene comune. Sulla scia dei cambiamenti provocati dalla guerra e dalla
        rivoluzione,  il  regime  e  i  suoi  sostenitori  stavano  compiendo  alcuni  passi  in  questa
        direzione.  Negli  anni  Venti  si  tentarono,  con  risultati  diseguali,  molte  vie  e  molti
        esperimenti.  Il  futuro  tecnologico  fu  annunciato  nel  1920  dal  piano  GOELRO  per  la
        generazione  elettrica.  Lenin  dichiarò:  «Elettrificazione  più  potere  ai  soviet  uguale
        comunismo». La legislazione sul lavoro del 1922 confermò la giornata lavorativa di otto
        ore  e  istituì  le  ferie  pagate,  il  sussidio  di  malattia  e  di  disoccupazione,  l’assistenza
        sanitaria, la contrattazione collettiva dei salari e l’arbitrato nelle dispute: uno stato sociale
        all’avanguardia  rispetto  all’Europa  di  quei  tempi.  La  «sezione  femminile»  del  partito,
        guidata  dall’intima  amica  di  Lenin,  Inessa  Armand,  si  adoperò  per  cambiare  il  destino
        delle donne. Le nuove leggi sul matrimonio e sulla famiglia (1918, 1926) legalizzarono
        divorzio  e  aborto.  Si  incoraggiarono  le  donne  a  pretendere  rispetto  dai  propri  mariti.
        Mense e asili avrebbero alleggerito alle casalinghe il peso delle faccende domestiche e
        promosso lo spirito collettivo, dando alle donne la possibilità di lavorare e partecipare alla
        vita  pubblica.  In  Urss  il  collettivismo  prese  ulteriori  forme:  al  posto  delle  automobili
        private, dominarono gli autobus e i tram; la penuria di alloggi fu risolta con la creazione di

        «appartamenti  comunitari»  costruiti  intorno  a  un’unica  cucina  condivisa  (sistema
        particolarmente comodo e pratico anche per informatori e delatori).

           Provvedere  all’istruzione  e  all’alfabetizzazione  di  entrambi  i  sessi  rappresentò  uno
        sforzo costante e uno dei maggiori successi del sistema sovietico, anche se questo non
        significò formare e nutrire una consapevolezza politica. Campagne contro l’analfabetismo
        furono organizzate in città e in provincia con risultati impressionanti. Nel 1897 il 40% dei
        maschi tra i 9 e i 49 anni erano alfabetizzati. Secondo le stime sovietiche, nel 1926 la cifra
        salì  al  70%  e  nel  1939  al  94%.  Donne  e  minoranze  etniche  seguirono  questa  stessa
        tendenza. L’arrivo dell’istruzione sovietica e dell’emancipazione femminile in Kirghisia è
        descritto in toni eroici nel racconto Il primo maestro  di  Čingiz  Ajtmatov,  portato  sullo
        schermo nel 1965. Sotto la guida di Anatolij Lunačarskij, il Commissariato del popolo per
        l’Istruzione (Narkompros) rese accessibile a tutti l’istruzione, anche se con qualche limite
        di classe, e creò programmi per migliorare le qualifiche dei lavoratori; negli anni Venti il
        percorso scolastico prevedeva molte materie pratiche e di diretta utilità professionale. Il
        movimento del Proletkul’t cercò inizialmente di far nascere una nuova cultura proletaria
        originale, ma non incontrò il favore delle istituzioni; invece, la cultura alta nell’accezione

        convenzionale,  adeguatamente  reinserita  in  un  contesto  comunista,  fu  messa  a
        disposizione di tutti attraverso la pubblicazione di libri e giornali economici, lo sviluppo
        del teatro e i nuovi mezzi di comunicazione, la radio e il cinema. Le organizzazioni sociali
        autorizzate (e solo queste!), sia quelle popolari, come i gruppi teatrali e i club sportivi, sia
        quelle a livello nazionale, come il movimento giovanile Komsomol e la Lega degli atei
        militanti, furono sostenute e il loro numero crebbe in modo esponenziale. Dalla fine degli
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