Page 210 - Storia della Russia
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culturale».
Così, mentre coloro che credevano in Stalin lavoravano per costruire il millennio
socialista, le masse popolari si dimostravano più resistenti alla propaganda del partito e ai
modelli di pensiero proposti dai suoi rappresentanti. Inoltre, i nuovi valori morali
proclamati negli anni Venti sortirono conseguenze impreviste. Le dure condizioni della
vita domestica e degli spostamenti lavorativi indebolirono la coesione familiare, facendo
rapidamente salire il numero dei divorzi. Di fronte al pesante onere di doversi occupare
contemporaneamente del lavoro e della casa, molte donne scelsero di limitare le
dimensioni della propria famiglia: gli aborti aumentarono e il tasso di natalità diminuì.
Nella seconda pjatiletka si prestò maggiore attenzione alle necessità dei consumatori. A
metà degli anni Trenta la retorica ufficiale ritornò a valori più tradizionali, una «ritirata»
dal precedente radicalismo rivoluzionario: l’insegnamento divenne più accademico, la
famiglia fu esaltata come modello di ordine sociale e politico, e ottenere il divorzio e
praticare l’aborto divenne più complicato. Ora le donne erano chiamate a dimostrarsi
casalinghe modello, oltre che lavoratrici esemplari; le sezioni femminili del partito furono
chiuse con la motivazione che la «questione femminile» era ormai risolta. Il materialismo
si era realizzato. Nelle parole di Stalin: «La vita è diventata migliore! La vita è diventata
più allegra!», cosa vera soprattutto per la nomenklatura, che in tempi di difficoltà
economiche poteva reperire cibo e merci deficitnye (introvabili) in speciali negozi
privilegiati. Si trattava di una restaurazione della gerarchia, paragonabile alla
reintroduzione delle differenze di salario all’interno delle fabbriche. L’imposizione del
controllo statale dopo il 1929 e la situazione internazionale sempre più minacciosa dopo il
1933 portarono a un’ulteriore esaltazione della centralità russa e della mitologia del
partito. L’emergenza difensiva rese necessario concentrarsi sulla madrepatria sovietica,
sull’unità nazionale guidata dalla Russia e sulla preparazione militare. L’addestramento
militare e i programmi ginnici si intensificarono. Anche la cultura di massa fu messa al
servizio di questo nuovo sentimento nazionalista: nel 1935 si tenne a Mosca un’olimpiade
della canzone popolare. La storia russa, svalutata dalla tradizione rivoluzionaria, divenne
ora fonte di unità patriottica e di solidarietà: a scuola il suo insegnamento metteva in
risalto gli elementi eroici e non più quelli di sfruttamento, mentre il cinema abbandonava
gli eroi collettivi per glorificare i singoli capi della Russia, da Pietro I (1937) a Ivan IV
(1941-1946).