Page 164 - Storia della Russia
P. 164
innovazioni artistiche, nell’abilità di impresario e nelle forti tradizioni create in Russia dal
Balletto imperiale. Agli esordi, Djagilev aveva avuto un ruolo determinante nella
formazione del gruppo Mir Iskusstva (Il mondo dell’arte), fondato in Russia nel 1898 in
reazione al realismo degli artisti ambulanti. Questo gruppo, che comprendeva Alexandre
Benois, Konstantin Somov e Leon Bakst, esplorava l’elegante passato aristocratico di San
Pietroburgo e le tradizioni estetiche occidentali, adoperando colori e disegni innovativi.
Mir Iskusstva e il suo omonimo giornale furono patrocinati da Savva Mamontov,
illuminato magnate delle ferrovie. Il sostegno dato alle arti da industriali come Mamontov
e Tret’jakov dimostra quale cambiamento economico e sociale fosse in atto. Mamontov,
appassionato di opera, nel 1885 istituì la prima compagnia privata d’opera russa. Nel 1870
aveva acquistato la tenuta di Abramcevo, vicino a Mosca, trasformandola in un centro per
la salvaguardia e l’insegnamento delle arti e dei mestieri tradizionali: l’idea ricorda quella
di William Morris in Gran Bretagna, e il nuovo impulso dato da Abramcevo alle arti
applicate – mobilio, tessitura, utensili – si fece sentire anche nei disegni e nelle
messinscene di Mir Iskusstva e dei Ballets russes. L’estetismo di Mir Iskusstva
preannunciò il modernismo, i pittori simbolisti riuniti attorno al giornale «Zolotoe runo»
(Il vello d’oro, 1906-1910) e l’opera di difficile categorizzazione di Michail Vrubel’. Le
insurrezioni degli anni rivoluzionari trovarono espressione negli esperimenti e nelle teorie
artistiche in continuo mutamento degli astrattisti dell’avanguardia, in particolare Michail
Larjonov, Natal’ja Gončarova, Vladimir Tatlin e Kazimir Malevič, che svolsero un ruolo
di primo piano all’interno del modernismo europeo.
In ambito letterario, i decenni che seguirono l’emancipazione rappresentarono la grande
stagione del romanzo russo. Dopo il suo ritorno dall’esilio nel 1860, Dostoevskij si
affermò nuovamente, in particolare con Memorie dal sottosuolo (1864), Il giocatore
(1866), Delitto e castigo (1866), L’idiota (1868) e I demoni (1872). Egli lottò a lungo
contro la sorte avversa – il tracollo finanziario, la morte dei suoi cari, l’epilessia, la mania
del gioco – e scrisse gran parte della sua opera pressato dalla mancanza di tempo e di
denaro. Nei suoi ultimi anni, sostenuto dalla devozione della seconda moglie, divenne uno
stimato editore di riviste e il suo ultimo grande romanzo I fratelli Karamazov (1880)
ottenne uno straordinario successo. Nel 1869, invece, Tolstoj terminò il più famoso dei
suoi romanzi, Guerra e pace; Anna Karenina seguì nel 1877. Negli anni Settanta lo
scrittore visse un’intensa crisi che lo portò alla conversione: il bisogno di giustificare la
sua vita di fronte alla terribile realtà della morte lo spinse prima verso la Chiesa ortodossa,
poi oltre, fino a un Cristianesimo razionalistico che identificava la salvezza con le buone
azioni e un modo di vivere morale, e soprattutto con la dottrina della «non resistenza al
male». Tolstoj cercò di vivere la vita semplice dei contadini che, secondo lui, conoscevano
la risposta alla morte: vestiva come loro e spingeva l’aratro nella sua tenuta; nei suoi scritti
abbondano le figure di contadini saggi. Le nuove credenze lo allontanarono dallo stato,
dalla Chiesa, che lo scomunicò, e da sua moglie. Le numerose opere del periodo tardo
furono tutte ispirate dalle sue convinzioni morali e religiose. Il suo ultimo romanzo lungo,
Resurrezione (1899), molto inferiore agli altri dal punto di vista letterario, fu scritto al solo
scopo di finanziare l’emigrazione in Canada della setta dei duchobory, perseguitati dal
governo perché si rifiutavano di prestare servizio militare. La lunga vita di Tolstoj terminò
nel 1910 in una sperduta stazione ferroviaria, dopo un tentativo di fuga da casa e dalla
moglie in cerca di pienezza spirituale.