Page 160 - Storia della Russia
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Le nuove organizzazioni sociali e professionali
Insieme alla stampa, le nuove istituzioni di governo locale – consigli municipali e zemstva
– rappresentarono luoghi di incontro e confronto per le persone colte, e contribuirono allo
sviluppo di una certa consapevolezza civile. I comitati degli zemstva, dominati dai nobili,
si affermarono rapidamente nella maggior parte delle province della Grande Russia,
reclutando una rete sempre più ampia di professionisti (insegnanti, dottori, infermieri,
silvicoltori, agronomi e statistici), denominati «terzo elemento». Il loro umile lavoro di
amministrazione e sviluppo, ostacolato dal governo con le «controriforme» degli anni
Novanta, portò con il tempo cambiamenti radicali nelle zone in cui operavano. I nuovi
consigli municipali, loro controparte cittadina, presiedettero all’enorme crescita urbana dei
decenni precedenti la Prima guerra mondiale, dovuta al consolidarsi
dell’industrializzazione, all’allargamento dei mercati e alla massa di contadini che, ormai
liberi di muoversi, invadevano le città in cerca di lavoro. Il rapido sviluppo dei centri
urbani tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, caratterizzato dai costanti spostamenti
della popolazione, da costruzioni e insediamenti abusivi e da una caotica attività
economica, eluse i tentativi del governo di controllarne la pianificazione e l’espansione.
Dalle «grandi riforme» degli anni Sessanta nacquero anche professioni autonome e
organizzazioni professionali. Nelle nuove scuole gli insegnanti si moltiplicarono. La
riforma dell’ordinamento giuridico diede vita per la prima volta ad avvocati indipendenti
che miravano ad assicurare nuovi standard di legalità e il diritto a un equo processo. Molti
medici, che come gli avvocati erano stati fino a quel momento impiegati statali o praticanti
in proprio, formarono una loro organizzazione di categoria. Il chirurgo Nikolaj Pirogov
presiedette alla fondazione di un’organizzazione sistematica della sanità pubblica e di una
nuova professione medica indipendente. Negli anni postbellici la società civile espresse il
proprio bisogno di agire in autonomia con un gran numero di associazioni di volontariato.
Tra il 1856 e il 1880 apparvero oltre settecentocinquanta istituzioni di carità private.
Le mutate strutture della vita pubblica e i nuovi campi di attività civili tendevano,
tuttavia, a entrare in conflitto con le tradizioni autocratiche di un controllo sociale che si
stava riaffermando con forza dopo i primi anni di riforme liberali. Nel loro tentativo di
migliorare l’igiene pubblica, i medici incontrarono l’opposizione dei funzionari locali e il
progetto di discutere questioni mediche in congressi nazionali fu guardato con sospetto dal
governo. I giudici non potevano essere rimossi dal loro incarico, ma chi mostrava
un’eccessiva indipendenza poteva vedersi assegnato a qualche landa inospitale, o subire
una revisione dei diritti pensionistici. Gli zemstva rivendicavano la libertà di aumentare e
spendere le tasse locali e, come le otganizzazioni di avvocati e dottori, desideravano tenere
convegni nazionali per discutere dei loro problemi professionali. Essi divennero un punto
di riferimento per le speranze dei liberali costituzionali, ma il governo reagì alle richieste e
ai cambiamenti, deciso a mantenere saldo a livello centrale il controllo di tutto, e rispose
vietando i congressi nazionali, limitando i poteri di imporre tasse agli zemstva e, tranne
quando fu sotto pressione, respingendo recisamente ogni idea di Costituzione. Questa
completa mancanza di apertura da parte delle autorità politiche convinse anche i moderati
che il rigore professionale e il miglioramento delle condizioni sociali erano impossibili
senza un cambiamento politico. Tuttavia, il governo insistette limitando ulteriormente le
attività pubbliche e adottando misure di russificazione nelle zone di confine sempre più