Page 159 - Storia della Russia
P. 159

ideatore della tavola periodica, che fu titolare della cattedra di Chimica all’Università di
        San Pietroburgo dal 1865 al 1890.

           Una  legge  meno  rigida  sulla  censura,  nel  1865,  e  il  maggior  numero  di  lettori
        incoraggiarono la diffusione e la crescita della stampa. L’influenza sull’opinione pubblica
        da parte dei giornali, che ormai coprivano l’intero spettro politico, si fece più sensibile.
        Nel  1900  i  quotidiani  e  i  periodici  in  lingua  russa  erano  oltre  seicento.  Pubblicazioni
        troppo indipendenti incappavano ancora nella censura, ma gli editori accorti riuscivano a
        sopravvivere. Nel 1866 il «Sovremennik» venne chiuso e i suoi collaboratori passarono a
        un nuovo giornale, «Otečestvennye zapiski» (Gli annali della patria), che portò avanti con
        successo la tradizione radicale fino a quando, nel 1884, cadde vittima di una situazione più
        difficile. Sempre controllati, ma molto diffusi, erano i giornali che esprimevano punti di
        vista  conservatori  o  nazionalisti,  soprattutto  il  «Moskovskie  vedemosti»  (Notizie
        moscovite),  diretto  dal  conservatore  Michail  Katkov,  che  acquistò  grande  influenza  nei

        circoli governativi. Katkov era un sostenitore entusiasta delle politiche di russificazione
        messe  in  pratica  con  particolare  forza  dagli  ultimi  due  zar.  Un’ideologia  alternativa  e
        complementare  era  il  panslavismo,  un  diverso  tipo  di  nazionalismo  che  perseguiva  la
        liberazione e l’unità di tutti gli slavi sotto la guida della Russia. Emerso negli anni Trenta
        il panslavismo divenne una corrente ideologica importante nella seconda metà del secolo e
        fino alla rivoluzione, popolare soprattutto in alcuni circoli della corte e dell’esercito, ma
        sostenuta  anche  da  personaggi  come  Dostoevskij.  I  panslavisti  russi  consideravano  gli
        slavi come la nuova forza dell’Europa e predicavano la missione civilizzatrice dell’impero
        slavo  degli  zar.  Come  il  nazionalismo  di  Katkov,  però,  il  panslavismo  aveva  poco  da
        offrire sia ai non slavi, cioè ai non russi dell’impero, sia agli altri slavi, che diffidavano
        della supremazia russa. Nessuna delle due dottrine poteva rappresentare una forza coesiva
        all’interno  dell’impero  multietnico  o  rafforzare  il  ruolo  di  grande  potenza  del  paese

        all’estero.
   154   155   156   157   158   159   160   161   162   163   164