Page 110 - Storia della Russia
P. 110
nascendo una nuova classe di giovani e ambiziosi «burocrati illuminati», pronta a
diventare da lì a breve protagonista nelle «grandi riforme» degli anni Sessanta.
L’amministrazione civile fu ampliata in maniera eccessiva e finì per ingigantire l’apparato
burocratico. Nacque la figura del piccolo funzionario in uniforme, una categoria sociale
ben definita, che divenne eroe e antieroe del nuovo romanzo realista. Negli anni Trenta si
revisionò il sistema militare, senza riuscire, tuttavia, a ottenere cambiamenti radicali:
organizzare truppe di riserva si rivelò di difficile attuazione, gli alti comandanti si
dimostrarono sempre più conservatori e troppo legati alle loro cariche, e i problemi
finanziari impedirono alla Russia di stare al passo con le rapide innovazioni tecnologiche
in ambito militare. Stessa sorte subirono, a causa di impedimenti economici e di forti
pregiudizi ideologici, sia l’industria sia la costruzione di una rete ferroviaria, che lo stato
non promosse a sufficienza. Secondo il conte Egor Kankrin, ministro delle Finanze, i treni
favorivano il vagabondaggio e alimentavano «l’inquieto spirito dei nostri tempi».
Seguendo la tradizione mercantilista inaugurata da Pietro il Grande, i suoi successori
avevano sostenuto le imprese private e fondato industrie di stato a scopi nazionali,
soprattutto bellici. Ma da allora, lo sviluppo industriale aveva prodotto anche effetti
collaterali, giudicati sempre più indesiderabili, nonostante le comprovate necessità.
Elisabetta aveva promulgato decreti che limitavano la presenza delle industrie nelle città
per evitare sia la penuria di cibo e combustibile sia il comportamento sedizioso dei
lavoratori (dagli anni Quaranta dell’Ottocento il fenomeno europeo del «proletariato»
inizierà a rappresentare una vera e propria minaccia sociale). L’industrializzazione, quindi,
sebbene non del tutto osteggiata, non fu neppure promossa dallo stato, che lasciò tutto in
mano all’iniziativa privata. Nemmeno la tecnologia militare fu considerata priorità del
governo: nella Guerra di Crimea la marina russa, formata da imbarcazioni a vela, si
scontrò con le navi a vapore degli alleati, mentre i carri dei contadini rimanevano bloccati
nella steppa per la mancanza di una rete ferroviaria strategica.
La visione esaltata del proprio ruolo, che Nicola attribuiva a Dio, da tempo non era più
condivisa dalla società europea e da quella russa, in cui il cambiamento incoraggiava
nuove idee e segnali di mobilità sociale. In Russia il sistema educativo creato da
Alessandro stava formando, dentro e fuori dell’apparato statale, individui istruiti. La legge
sul diritto d’autore del 1828 aveva favorito la diffusione della stampa, e le nuove idee
filosofiche provenienti da Francia e Germania avevano grande risonanza negli ambienti
intellettuali. In questo periodo, alla figura del burocrate si affiancò l’intellighenzia (vedi
oltre), e vennero poste le fondamenta di una società civile. Questa fu anche, in Europa,
l’epoca della nascita del nazionalismo che, nato da uno scontro con l’universalismo
napoleonico, influenzò l’atteggiamento del governo e il sentimento delle periferie.
L’insurrezione polacca del 1830-1831 rifletteva una resistenza al dominio russo che
risaliva allo smembramento del paese nel XVIII secolo. A Kiev nel 1846-1847 la Società
di Cirillo e Metodio, tra i cui fondatori vi era anche il poeta nazionale ucraino Taras
Ševčenko, propugnava l’unità e la federazione degli slavi, nonché la cultura e
l’indipendenza dell’Ucraina; il suo programma si ispirava in parte ai decabristi della
Società degli slavi uniti. L’esercito risolse rapidamente la questione polacca, e la Terza
sezione si occupò degli ucraini. Intanto il conte Sergej Uvarov, orientalista poliglotta,
colto presidente dell’Accademia delle scienze e a lungo ministro dell’Istruzione, reagì a
queste tendenze formulando nel 1833 una dichiarazione d’intenti del suo ministero, che si
trasformò in ideologia pubblica e glorificazione dell’assolutismo di Nicola. La dottrina