Page 107 - Storia della Russia
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Caterina  si  rivelò  una  sovrana  capace  e  influente,  fortunata  o  abile  nella  scelta  dei
        collaboratori: gli straordinari generali Grigorij Potëmkin (con cui probabilmente si sposò
        in segreto), Pëtr Rumjancev e Aleksandr Suvorov, nonché il perno del suo governo per la
        maggior parte del regno, vale a dire il procuratore generale (primo ministro e ministro
        delle Finanze in un’unica carica), Aleksandr Vjazemskij. Caterina interpretò il suo ruolo
        di imperatrice seguendo la tradizione europea e condusse in prima persona una politica
        estera  che  in  termini  di  Realpolitik  ebbe  un  grande  successo.  La  sua  corte,  istruita  e
        vivace, presiedette alla fioritura culturale inaugurata da Pietro il Grande. La sua è stata
        tradizionalmente  vista  come  l’«età  d’oro»  della  nobiltà  russa  da  poco  «emancipata»,  il
        periodo in cui la corte e l’élite vissero maggiormente all’unisono e la cultura aristocratica

        raggiunse  il  suo  massimo  splendore,  anche  se  ai  piedi  della  gerarchia  continuavano  a
        esserci nobili talmente poveri da coltivare loro stessi le proprie terre come contadini. Con
        una donna al governo si adottarono atteggiamenti e costumi notevolmente differenti dagli
        usi  marziali  dei  sovrani  Romanov  di  sesso  maschile:  i  selvaggi  costumi  dell’epoca  di
        Pietro furono sempre meno accettati nell’alta società. Caterina, presumibilmente priva di
        orecchio musicale e indifferente all’arte culinaria, patrocinò arti come il teatro, l’opera, la
        letteratura  (lei  stessa  fu  autrice  prolifica),  l’architettura  e  la  pittura:  fece  costruire
        un’enorme  quantità  di  edifici  e  fu  un’avida  collezionista.  Fu  lei  a  fondare  l’attuale
        collezione dell’Ermitage a San Pietroburgo.
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