Page 104 - Storia della Russia
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Caterina II

        Caterina II, la Grande (1762-1796), giunse al potere tramite un colpo di stato organizzato
        dal suo amante Grigorij Orlov, ufficiale della Guardia, e dai fratelli di lui. Con le misure
        prese  nei  confronti  della  Chiesa,  dell’esercito  e  del  Senato,  cui  si  aggiunse  la  sua
        impopolare  politica  estera,  il  marito  Pietro  III,  profondamente  inadatto  al  trono,  era
        riuscito  in  sei  mesi  a  inimicarsi  buona  parte  dell’élite  laica  ed  ecclesiastica.  Pietro
        promulgò leggi importanti che riguardavano questioni cruciali, ma siccome trattava male

        l’intelligente  e  ambiziosa  moglie,  questa  temette  (così  sostenne  in  seguito)  di  finire  in
        convento; quando i sostenitori di Caterina fecero sollevare l’esercito e la Guardia a suo
        favore,  la  posizione  di  Pietro  si  sgretolò.  Lo  zar  fu  deposto,  secondo  l’espressione
        sarcastica di Federico II, «come si manda a letto un bambino». Caterina fu proclamata
        imperatrice, prevenendo il figlio di otto anni Paolo, che appariva l’erede più logico, e i
        suoi sostenitori. Caterina, senza alcun diritto dinastico, dichiarò di aver assunto il potere
        per  volontà  del  popolo  e  per  salvare  l’ortodossia  dall’indegno  Pietro  III.  Sebbene  non
        particolarmente  religiosa,  per  tutto  il  regno  ostentò,  come  la  superstiziosa  Elisabetta,
        un’osservanza scrupolosa dell’ortodossia e una pubblica devozione. Inaugurò il regno con
        l’assassinio del marito, seguito a breve dall’omicidio di Ivan VI; imprigionato dal giorno
        della sua deposizione ancora bambino nel 1741, Ivan fu ucciso dalle sue guardie nel 1764
        durante un tentativo di putsch.

           Tuttavia, il regno di Caterina fu un periodo di prosperità e forza. La zarina ascese al
        trono in una difficile congiuntura per la storia d’Europa: la Guerra dei sette anni aveva
        ridotto allo stremo i paesi coinvolti e la successiva pace dava ai governi la possibilità di
        rafforzare  la  società  e  far  riprendere  l’economia.  Fu  l’epoca  dei  cosiddetti  «despoti

        illuminati»,  o  dell’«assolutismo  illuminato»,  definizioni  che  gli  storici  adottarono  per
        indicare i monarchi assoluti di questo periodo, da Caterina II, a est, fino a Carlo III di
        Spagna,  a  ovest,  figure  che  tra  il  1760  e  la  Rivoluzione  francese,  per  portare  avanti  la
        costruzione sistematica dello stato, intrapresero notevoli riforme di stampo illuminista. Il
        loro scopo principale era il potere dello stato; le idee e i valori dell’Illuminismo entravano
        in  gioco  solo  nella  misura  in  cui  contribuivano  a  far  ottenere  questo  risultato.  Anche
        l’umanitarismo  illuminista  aveva  la  sua  importanza,  ma  era  per  motivi  fortemente
        utilitaristici che i governi si preoccupavano di legge, buona amministrazione, istruzione,
        salute pubblica, condizioni dei contadini e crescita della popolazione; il benessere comune
        e  la  forza  militare  erano  strettamente  legati.  Molte  riforme  riflettevano  comunque  il
        cameralismo ancora dominante, che in alcuni autori si combinava con il nuovo interesse
        dei  fisiocrati  francesi  per  l’agricoltura,  una  questione  centrale  nella  politica  europea  di
        metà secolo.

           Caterina,  mossa  in  sostanza  dalle  stesse  preoccupazioni  dei  suoi  predecessori  del
        Settecento, vale a dire rafforzare il paese sia internamente sia in politica estera, continuò
        molte tendenze già esistenti. Nel primo periodo del regno si occupò molto degli affari di

        stato, vivendo però anche anni di sperimentazione e una evidente fase di apprendimento.
        Nel 1774 trovò la sua strada e nel decennio successivo intraprese una serie di iniziative
        giuridiche, abbandonandosi a quella che lei stessa definì legislomania; la sua insaziabile
        volontà  di  rinnovamento  si  affievolì  solo  dopo  gli  anni  Ottanta.  Rispetto  alla  relativa
        indifferenza dimostrata da Anna ed Elisabetta verso gli affari di stato, Caterina si rivelò
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