Page 114 - Storia della Russia
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decisiva per il controllo delle steppe e la trasformazione di questo popolo in braccio dello
        stato.

           Dopo il 1775 il sud e il sudest, ora pacificati, finirono sotto il controllo di Potëmkin, il
        nuovo favorito di Caterina, governatore generale delle province della Nuova Russia, di
        Azov  e  di  Astrachan’,  nonché  responsabile  per  gli  affari  caucasici  e  transcaucasici.
        Potëmkin mantenne il suo incarico fino alla morte (1791) e usò il suo intuito e l’enorme
        disponibilità di risorse per promuovere un rapidissimo sviluppo in quei territori. I celebri
        racconti  sui  «villaggi  di  Potëmkin»  –  paesi  posticci  e  di  facciata  in  luoghi  deserti,
        palcoscenici ben arredati per compiacere e ingannare l’imperatrice in visita nel 1787 –
        erano pura invenzione, una calunnia messa in circolazione dai nemici del principe, che
        probabilmente  si  sono  tramandati  perché  si  adattavano  alla  personalità  teatrale  ed
        esagerata di Potëmkin. Il suo progetto più ambizioso fu la città di Ekaterinoslav («la gloria
        di  Caterina»,  ora  Dnepropetrovsk),  ideata  come  la  versione  meridionale  di  San

        Pietroburgo,  un  centro  di  cultura  europea  nel  bel  mezzo  della  steppa,  con  piani  per
        un’enorme cattedrale in stile italiano, un’università e una scuola di musica. Dopo la morte
        di  Potëmkin,  il  progetto  di  Ekaterinoslav  si  bloccò:  alla  città  mancava  il  potenziale
        commerciale e culturale di San Pietroburgo. La cattedrale fu terminata, ma anni dopo. La
        vera controparte di San Pietroburgo al sud fu Odessa, fondata su un perfetto porto naturale
        nel  1794,  dal  favorito  che  succedette  a  Potëmkin,  Platon  Zubov.  Odessa  si  sviluppò
        rapidamente  e  in  pochi  anni  divenne  un  porto  internazionale,  all’interno  dell’impero
        secondo soltanto alla capitale, e centro del traffico dei prodotti della Russia meridionale
        verso il Mediterraneo: trasportato da marinai greci, il grano ucraino sfamò l’Europa nei
        primi decenni del XIX secolo. Veniva inviato anche a nord, risalendo i fiumi fino al centro
        della Russia e nutrendo la popolazione in crescita e la forza lavoro non agricola, sempre
        più numerosa.

           Precedente e parallela allo sviluppo della Nuova Russia e della costa del Mar Nero fu
        l’esplorazione della Siberia. Le spedizioni siberiane del periodo imperiale, che seguirono
        le  prime  del  XVII  secolo,  furono  imprese  di  grande  resistenza  e  valore  scientifico,
        paragonabili a quelle di James Cook, Lapérouse e Alexander von Humboldt. Esplorazione

        e  catalogazione  facevano  parte  fin  dall’inizio  dei  progetti  di  Pietro  il  Grande;  fu  lui  a
        mandare il danese Vitus Bering nella prima delle sue due spedizioni (1724 e 1733) fino
        allo stretto tra Siberia e America che ora porta il suo nome. Seguirono altre imprese per
        terra e per mare, organizzate soprattutto dall’Accademia delle scienze, tra cui la «Grande
        spedizione nordica» (1733-1743) e i viaggi siberiani di Gerhard Friederich Müller negli
        anni Cinquanta. La Russia partecipò al progetto europeo di osservazione dei transiti di
        Venere nel 1761 e nel 1769, due momenti cruciali per la ricerca della parallasse solare,
        mentre  a  Tahiti  un  James  Cook  appena  incaricato  prendeva  le  sue  misurazioni  per  gli
        inglesi.  L’ultima  spedizione  navale  russa  del  secolo,  1786-1794,  capitanata  dall’inglese
        Joseph Billings, partì per le isole Aleutine e per lo stretto di Bering con lo scopo, secondo
        un contemporaneo, «di completare la conoscenza geografica dei più lontani possedimenti
        di quell’impero e di quelle zone settentrionali dell’[America] che il capitano Cook non

        avrebbe  potuto  raggiungere».  Negli  ultimi  decenni  del  secolo  gli  esploratori  inviati
        dall’Accademia – russi, tedeschi, svedesi – viaggiarono in lungo e in largo per i nuovi
        territori  meridionali  e  vicino  alla  vecchia  frontiera  orientale,  raccogliendo  esemplari
        minerali e botanici, segnando sulle mappe topografia, altitudine, latitudine e longitudine,
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