Page 118 - Storia della Russia
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La questione contadina

        Verso l’abolizionismo

        Le condizioni e lo status della classe contadina finirono al centro del dibattito fra l’élite
        russa e la cerchia governativa sotto Caterina II. A metà del XVIII secolo le influenti idee
        dei  fisiocrati  francesi,  che  riflettevano  la  «rivoluzione  agricola»  dell’epoca,  avevano
        mostrato all’Europa preindustriale l’importanza cruciale della terra, dell’agricoltura e della

        figura  del  contadino  come  primo  produttore,  mentre  la  teoria  sociale  dell’Illuminismo
        aveva sottolineato il ruolo della libertà individuale nello sviluppo urbano e commerciale.
        Inoltre, verso il 1750 cominciò a farsi più critico l’atteggiamento europeo nei confronti
        della schiavitù dei neri, annunciando la nascita del movimento abolizionista. Con Caterina
        II salì al trono un’imperatrice moralmente contraria alla schiavizzazione di uomini liberi,
        preoccupata per la crescita economica, demografica e fiscale del paese e per le questioni
        legali  e  di  stabilità,  avendo  ereditato  da  Pietro  III  una  situazione  di  disordine  e
        malcontento fra i contadini degli Urali. Oltre al problema del futuro ruolo della nobiltà
        agraria di recente emancipata, la zarina dovette affrontare anche la questione contadina e il
        problema  della  servitù  della  gleba.  Se  da  un  lato  diffuse  subito  un  manifesto  in  cui
        pretendeva obbedienza dai contadini e inviò l’esercito contro i rivoltosi, dall’altro ordinò a
        chi ne era a capo di ascoltare e soddisfare le loro richieste; negli anni Sessanta, poi, con

        una serie di prudenti misure atte a promuovere la discussione pubblica senza rischiare di
        mettere in pericolo la sua recente e fragile autorità, ed esporsi al dissenso e all’ostilità,
        l’imperatrice sollevò in prima persona il problema della condizione contadina e del modo
        in  cui,  eventualmente,  sarebbe  dovuta  cambiare.  L’argomento  fu  discusso  dal  Landtag
        (dieta  provinciale)  della  nobiltà  tedesca  del  Baltico  nel  1765,  dalla  Libera  società
        economica fondata in quello stesso anno, in un molto pubblicizzato concorso per il miglior
        saggio in materia e nelle prime stesure dell’Istruzione di Caterina, il cui testo, però, venne
        radicalmente modificato dai suoi consiglieri proprio in quella parte. Se ne discusse anche
        nella  Commissione  legislativa,  provocando  un  acceso  dibattito  tra  abolizionisti  e
        conservatori. Il risultato di tutte quelle discussioni sul tema fu una sorpresa per la nuova
        sovrana:  l’opinione  pubblica,  per  la  stragrande  maggioranza,  era  ancora  favorevole  al
        mantenimento dello status quo e della servitù, desiderando al più un suo ampliamento.
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