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                                          Modulo 2
                                          Il Vicino Oriente antico



                    ® «Il re tra le anime di Pe
                    e Nekhen», 1290 a.C. ca.
               Questa pittura parietale, proveniente
                    dalla tomba di Ramses I (XIX
                 dinastia) nella Valle dei Re a Tebe
                      ovest, raffigura il faraone
               inginocchiato, in gesto di giubilo tra
              le anime del dio Pe e del dio Nekhen,
                potenti spiriti dalla testa zoomorfa
                   che rappresentano la primitiva
                tradizione mitologica della regalità.














                                          cello (di un ibis) e corpo umano, ma lo vediamo raffigurato anche come una scimmia con
                                          testa di cane, oppure con l’aspetto della Luna. La ricorrente presenza di tratti umani nel-
                                          la raffigurazione delle divinità si deve alla progressiva associazione allo zoomorfismo del-
                                          l’antropomorfismo. Gli dèi egizi vennero ritratti in tutto o in parte come uomini, e s’im-
                                          maginò che come uomini essi si comportassero: amavano, odiavano, gioivano, piangeva-
                                          no, si adiravano, ingannavano.
                                           Divinità e potere dei faraoni Un rilievo particolare assunsero gli dèi nei quali era in-
                                          carnato il potere dei faraoni [®3.3]: Ra, il dio Sole, divenuto poi Amon Ra; Osiride, si-
                                          gnore dell’aldilà e supremo giudice delle anime dei defunti. Nella tradizione egizia Osi-
                                          ride è un giovane dio che viene ucciso e smembrato per gelosia dal fratello Seth. Iside,
                                          sposa di Osiride, ne ricompone le spoglie e a esse infonde nuova vita. La coppia divina
                                          suggella la rinascita generando Horo, che uccide il malvagio Seth. Osiride simboleggia
                                          certamente la ciclicità delle stagioni e delle inondazioni del Nilo.
                                           Il tentativo di riforma di Amenofi Il faraone Amenofi IV (1377-1358 a.C.) tentò d’im-
                                          porre una forma di monoteismo fondata sul culto del dio Sole, Aton. Cambiò il suo no-
                                          me in Ekhnaton, «gradito ad Aton (il disco solare)», abbandonò Tebe e fondò una nuo-
                    π La mummia di un gatto
                      [British Museum, Londra]  va capitale, Akhetaton («orizzonte di Aton», l’odierna El-Amarna). Tentò inoltre di can-
                 Questa mummia, proveniente da  cellare i culti di tutte le altre divinità del paese ma il suo tentativo fu fortemente osteg-
               Abido e risalente al II-I sec. a.C., era
              probabilmente una offerta per la dea  giato dal clero locale, che si vedeva privato dei propri privilegi, e rimase incompreso dal
               Bastet. Questa dea, protettrice della  popolo, che restò attaccato alle vecchie tradizioni.
                      casa e della famiglia, era
               particolarmente venerata dagli Egizi  La vita dopo la morte Le più consistenti e più numerose testimonianze della civiltà egi-
                  ed era raffigurata appunto nelle  zia giunte fino a noi riguardano soprattutto un suo aspetto particolare: il rapporto con la
                        sembianze di un gatto.
                                          morte. Tombe monumentali, mummie, templi funerari sono l’evidenza tangibile del com-
                                          plesso e delicato rapporto che gli Egizi immaginavano esistesse tra il mondo dei vivi e l’al-
                          monoteismo
               Dal greco mònos, «unico», e theòs,  dilà. Era diffusa la convinzione che la morte non rappresentasse un punto terminale nel-
                   «dio». Religione che ammette  l’esistenza dell’individuo. A essa sopravviveva una specie di spirito vitale della persona
                      l’esistenza di un solo dio.  defunta, che continuava a mantenere una forma, seppure attenuata, di esistenza. Era
                                          quindi necessario, anzitutto, che lo spirito si ricongiungesse al corpo, del quale si doveva
                                          conservare eternamente l’integrità. A questo scopo, gli Egizi utilizzarono la tecnica della
              LINK                  p.85  mummificazione, portandola ad altissimi livelli.
              Storie di vivi e di morti   Poiché il morto continuava a mantenere una forma, seppure tutta particolare, di esisten-

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