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                                                                                      La cultura del Nilo



                     5. La scrittura geroglifica

                      «Segni sacri incisi» La scrittura cominciò a diffondersi nel paese intorno al 3000 a.C.,
                     non molto tempo dopo la sua invenzione in Mesopotamia [®2.4], e forse per influsso del-
                     le esperienze mesopotamiche. È una scrittura che si esprime in caratteri geroglifici: con
                     il termine «geroglifico», coniato dagli antichi Greci, s’intende propriamente un «segno
                     sacro inciso», ma nel lunghissimo arco della storia egizia questo tipo di scrittura espres-
                     se contenuti di ogni genere, non solo religiosi.
                     La scrittura geroglifica aveva un carattere pittografico [®2.4]: i segni corrispondevano
                     infatti a immagini. Mentre in Mesopotamia il supporto scrittorio era costituito dalla ta-
                     voletta d’argilla, in Egitto si usavano la pietra, dove le lettere venivano dipinte e scolpite,
                     oppure prima scolpite e poi dipinte, il legno, oppure la superficie scorrevole del papiro
                     [®3.1]. In Egitto lo strumento per scrivere non era lo stilo, ma il pennello.
                      La stele di Rosetta e la decifrazione dei geroglifici La difficoltà di lettura dei gerogli-
                     fici dipende dal fatto che essi possono assumere, persino nella stessa parola, valore ideo-
                     grafico e insieme valore fonetico. I segni con valore fonetico, inoltre, non comprendono
                     le vocali, che sono sottintese. L’interpretazione è dunque molto difficile, e molto diffici-  scrittura demotica
                     le doveva essere, nell’antico Egitto, apprendere il mestiere di scriba [®3.3]. La decifra-  Dal greco demotikòs, «popolare».
                                                                                                         Tipo di scrittura corsiva molto
                     zione dei geroglifici si deve all’opera di un egittologo francese, Jean-François Champol-  rapida, usata nella vita quotidiana e
                     lion, e a un fortunoso ritrovamento. Nel 1799, durante la campagna napoleonica in Egit-  nei rapporti commerciali. La
                                                                                                         scrittura demotica è una derivazione
                     to, fu ritrovata, presso la località di Rosetta, una stele nera contenente tre iscrizioni. Si  della scrittura ieratica (dal greco
                     trattava di un decreto sacerdotale del 196 a.C. trascritto in greco, e in due versioni, in egi-  hieròs, «sacro»), un tipo di scrittura
                     ziano: con scrittura geroglifica e con scrittura demotica. Per vent’anni il confronto tra te-  geroglifica, usata dai sacerdoti, in
                                                                                                         cui la forma corsiva è così
                     sto in egiziano, lingua sconosciuta, e testo greco, lingua conosciuta, non sortì effetto. Fu  accentuata da non permettere di
                     Champollion, nel 1822, a intuire che ciascun geroglifico rappresenta raramente una pa-  riconoscervi la forma pittografica.





                     † Stele del principe Wep-em-nefret
                     L’aspetto estetico-figurativo dei segni della scrittura geroglifica è molto forte. Eseguiti
                     con la massima cura dei particolari, questi geroglifici si inseriscono sempre all’interno di
                     un modulo basato sui sottomultipli del quadrato, senza antiestetici spazi vuoti. In questa
                     stele (realizzata durante il regno di Khufu, IV dinastia), accanto all’immagine del defunto,
                     cinque colonne di segni elencano la lista delle offerte necessarie alla sopravvivenza oltre
                     la morte terrena: incenso, trucco per gli occhi, unguenti, vino, pane, birra, frutti e dolci.
                     Sulla destra, tre falchi introducono l’elenco dei vari tessuti a disposizione del defunto,
                     mentre il resto delle iscrizioni indica l’identità del personaggio raffigurato.














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                                                                                     [Museo del Louvre, Parigi]
                                                                                     Questa scultura in ardesia, realizzata sotto la XVIII dinastia
                                                                                     (Nuovo regno), rappresenta lo scriba Nebmertuef che, con la
                                                                                     mano sinistra, regge aperto un rotolo di papiro già scritto,
                                                                                     sorvegliato e protetto dal dio della sapienza Thot, qui raffigurato
                                                                                     nelle sembianze del suo animale sacro, il babbuino. L’iscrizione
                                                                                     sottostante lo definisce il «signore delle parole divine».

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