Page 94 - Profili di Storia
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                                                                                      La cultura del Nilo


                     dato l’addestramento degli scribi [®3.5] che si svolgeva in edi-                   √ Un nubiano, 1170 a.C. ca.
                     fici, detti «case della vita», annessi ai templi. I sacerdoti egizi                [Museo Egizio, Il Cairo]
                     erano rinomati come grandi maestri di sapienza: oltre che di                       Questo rilievo, proveniente dal
                     religione, magia e rituali, essi si occupavano anche di medici-                    tempio funerario di Ramses III a
                                                                                                        Medinet Habu (Tebe Ovest), raffigura
                     na e chirurgia, matematica e geometria, astronomia.                                un nubiano ridotto in catene.
                     Al di sotto dei due potenti gruppi degli scribi e dei sacerdoti
                     si trovavano i soldati, che non godevano però di particolare
                     prestigio sociale: la scarsa considerazione verso l’esercizio del-
                     le armi è evidente nell’abitudine dei faraoni di arruolare eser-
                     citi composti in prevalenza da mercenari stranieri. Qualche                         mercenari
                     importanza avevano invece gli artigiani e, in particolare, gli ar-                  Soldati al servizio temporaneo di
                                                                                                         uno Stato in cambio di denaro,
                     tigiani specializzati addetti all’imbalsamazione delle mummie,                      bottino o compensi d’altro genere.
                     alla costruzione, decorazione e manutenzione dei grandi mo-
                     numenti e delle tombe che celebravano le glorie dei faraoni.
                     Alla base della scala sociale infine stava la sterminata massa dei
                     contadini e, in condizioni ancora più dure, gli schiavi, cattu-
                     rati in guerra o stranieri acquistati al mercato.
                      Relazioni con il Mediterraneo e l’Africa Il mondo egizio,
                     pur presentandosi compatto e omogeneo, non era chiuso alle
                     relazioni con altre genti e paesi. Attraverso le rotte carovanie-
                     re della penisola del Sinai e gli approdi lungo il Delta del Ni-
                     lo, intense erano le relazioni commerciali con il Mediterraneo
                     orientale. Le città cananee della costa siro-palestinese [®4.1]
                     rifornivano l’Egitto dei pregiati legnami delle foreste dell’at-
                     tuale Libano; da Cipro giungeva il rame [®5.1]; la Creta mi-
                     noica [®5.2] scambiava i prodotti del suo raffinato artigiana-
                     to. Diverso era invece il rapporto con la Nubia, conquistata e                      GUIDAALLOSTUDIO
                     occupata militarmente, ma mai integrata nei domini dei farao-                       1. Il faraone era identificato con una
                                                                                                         sola divinità?
                     ni. Il territorio – ricco di risorse minerarie (oro, rame), di cave                 2. Il faraone si occupava
                     di pietra, di foreste ad alto fusto – fu semplicemente sfruttato intensivamente dagli Egi-  dell’amministrazione?
                     zi. La Nubia era anche la principale «fonte» dalla quale venivano tratti gli schiavi.  3. Chi istruiva i giovani scribi?



                     4. La religione egizia e la concezione dell’aldilà

                      Divinità animali e animali divinizzati La religione egizia può essere considerata come
                     la fusione (o meglio come la giustapposizione) di una miriade di culti locali di antichissi-
                     ma origine tribale. Ogni città, ogni villaggio aveva il suo dio, venerato con una sorta di
                     geloso attaccamento e considerato come l’unico e il più potente. I culti locali erano ca-
                     ratterizzati da un forte zoomorfismo, vale a dire dalla tendenza a immaginare gli dèi sot-
                     to sembianze animali o in parte umane e in parte animali. Sekhmet, divinità guerriera,
                     aveva testa di leonessa o di gatto; Horo, dio solare, aveva testa di falco; Anubi, divinità
                     dei cimiteri, aveva testa di cane. Ma gli Egizi veneravano anche direttamente alcuni ani-
                     mali, ai quali dopo la morte veniva data degna sepoltura: ibis, cani, gatti, babbuini, arie-
                     ti, tori, serpenti, coccodrilli (tombe di alcuni di questi animali sono state rinvenute negli
                     scavi archeologici).
                     Con l’unificazione del paese, si cercò di stabilire una serie di identità e di corrisponden-
                     ze tra i vari dèi locali. Ne risultò una straordinaria varietà di sembianze: per esempio,
                     Thot, dio della scrittura e della contabilità, era rappresentato solitamente con testa di uc-

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