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Modulo 2
Il Vicino Oriente antico
VITA SOCIALE I contadini egizi
E DIRITTO
n fiume regolare e generoso come il successiva e comportava di nuovo l’impe- abitate da uomini e animali domestici. Que-
UNilo dava l’impressione agli altri gno intenso della manodopera contadina. ste condizioni di vita, che si accompagnava-
popoli antichi che gli Egizi fossero davvero Le condizioni di vita dei contadini sono de- no a un’alimentazione povera e squilibrata,
gente privilegiata, nutrita quasi spontanea- scritte con grande vivacità da alcuni testi producevano molte malattie, tra cui la bilar-
mente da una natura mite e benevola. Ma la provenienti dall’ambiente degli scribi. Si ziosi, e ne facilitavano la propagazione.
vita concreta dei contadini egizi era ben di- tratta di ammonimenti rivolti da padri o Nei villaggi i medici erano molto rari e il con-
versa da questa immagine così rasserenante. maestri per mettere in guardia figli e allievi tadino ammalato che avesse avuto qualche
Anzitutto, se è vero che l’inondazione aveva sul triste destino che li attende se non s’im- soldo da parte poteva solo consegnarlo nelle
ritmi regolari, è anche vero che il suo volume pegnano nello studio. Contengono quindi mani di un guaritore in cambio di rimedi
poteva variare da un anno all’altro in conse- una certa dose di esagerazione ma la situa- giudicati infallibili, come unguenti fatti con
guenza di fattori climatici. Poteva essere zione che descrivono non doveva essere lo sterco di gatto o pozioni composte con
troppo scarsa e irrigare solo una parte delle troppo lontana dal vero: «Il contadino si la- l’urina di uno scriba e la bile di un bue.
terre coltivabili, provocando gravi carestie; menta continuamente, la sua voce è roca co- Ma queste precarie condizioni di vita erano
oppure troppo abbondante e distruggere me il gracidare del corvo, le sue dita e le sue aggravate dallo stato di asservimento quasi
uomini, animali, abitazioni. Ma anche quan- braccia sono ulcerate. Egli è sfinito dallo sta- totale. Per garantire il funzionamento del
do l’inondazione era regolare, nulla era pos- re nel fango, i suoi abiti sono stracci e cenci. sistema d’irrigazione le autorità pubbliche
sibile senza il grande lavoro dei contadini. Sta bene come uno che sta tra i leoni; malato, obbligavano i contadini a effettuare i lavori
Nelle settimane successive al ritiro dell’i- giace sul suolo umido. Quando lascia il cam- necessari alla rete di irrigazione (scavare ca-
nondazione era necessario procedere rapi- po e raggiunge casa sua la sera, è esausto per nali, costruire argini e dighe), secondo pia-
damente e con un impegno enorme: biso- il cammino». ni ben prestabiliti; e spesso una parte dei
gnava zappare, arare, seminare, ricostruire Queste condizioni di vita non sembrano es- raccolti veniva requisita per accantonarla in
argini, dighe, canali, bacini di raccolta, e fa- sere molto diverse da quelle che osservarono previsione di eventuali carestie.
re tutto questo finché la terra rimaneva umi- i primi viaggiatori moderni in Egitto. I con- Le tasse, riscosse periodicamente dal potere
da e fangosa, prima che i raggi infuocati del tadini vivevano in capanne fatte di fango, di centrale, erano un vero e proprio incubo;
sole la inaridissero, impedendo così di lavo- canne e di foglie di palma, addossate l’una al- chi non le pagava finiva in prigione e subiva
rarla. Il raccolto avveniva nella primavera l’altra, senza finestre, sommerse dai rifiuti, dure punizioni corporali.
bilarziosi
Malattia che intacca le condizioni generali
dell’organismo e che si contrae a contatto con
alcuni germi presenti nel fango o nelle acque
putride.
√ La raccolta dei papiri e il guado
di una mandria
[particolare delle decorazioni della tomba
di Nefer e Kahai a Saqqara]
Gli scenari nilotici apparivano a molti Egizi come
luoghi paradisiaci: «Oh se potessi fare sempre le
cose che desiderava il mio cuore quando la
palude era la mia città e l’abitatore dello stagno
era il mio compagno! Scendere tra i ciuffi di
papiri, all’alba mangiare un boccone, poi andare
lontano e camminare là dove desiderava il mio
cuore. L’acqua è tranquilla. La tela spessa, che la
mano tiene diretta verso questo stagno di uccelli,
la vediamo che cade, dopo che abbiamo udito i
gridi dei suoi uccelli». Così, un nobile egizio
vagheggiava l’incanto di quei paesaggi acquatici
e l’emozione della caccia. Parole come queste ci
trasmettono la sensibilità dei ceti alti, che
trascorrevano in quei luoghi solo brevi momenti,
dedicati alla contemplazione e ai passatempi
preferiti. Esse esprimevano una visione
idealizzata della natura. Ben diverso era invece il
punto di vista di chi in quegli stessi luoghi
passava buona parte della giornata per lavorare.
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