Page 680 - Profili di Storia
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                                                                                         L’impero carolingio



                        Insistente fu il suo invito a chierici e monaci, affinché acquisissero l’uso di un latino più
                        chiaro e preciso, che consentisse loro di esercitare cariche amministrative a corte o di
                        svolgere le funzioni di missi dominici e, soprattutto, di coltivare una corretta lettura e in-
                        terpretazione dei testi sacri. Come funzionari di un impero che aveva un’estensione con-
                        siderevole e controllava aree con tradizioni linguistiche e politiche assai differenti, gli ec-
                        clesiastici dovevano garantire la chiarezza e l’esattezza della comunicazione scritta di no-
                        tizie e disposizioni; come esponenti della Chiesa, essi dovevano assicurare un’ineccepibi-
                        le comprensione e trasmissione della Parola di Dio.
                         La scrittura L’impegno profuso da Carlo Magno per risolvere i problemi dell’organiz-
                        zazione amministrativa e della vita religiosa sortì conseguenze di notevolissimo rilievo.
                        L’esigenza di chiarezza nell’espressione scritta portò alla trasformazione delle varie grafie
                        in uso nell’impero e alla loro riduzione a un’unica tipologia, la minuscola carolina che,
                        salvo una pausa tra XII e XV secolo (dovuta all’avvento della scrittura gotica elaborata
                        negli ambienti universitari), ha predominato nel mondo occidentale fino ai nostri giorni.
                        In campo religioso, l’esigenza di una corretta trasmissione del repertorio di canti grego-
                        riani, fino a quel momento tramandati oralmente, portò all’elaborazione di un’efficace
                        scrittura musicale.
                         La scuola di corte Inoltre, per assicurare un’appropriata formazione culturale sia ai
                        chierici sia ai laici, nel 781 il monaco Alcuino, autorevole consigliere di Carlo Magno,
                        fondò presso la corte di Aquisgrana una scuola, la Schola palatina, il cui esempio fu se-
                        guito presso numerose chiese, cattedrali e monasteri. La Schola palatina rappresentò un
                        qualificato centro d’insegnamento delle sette arti liberali (il trivio: grammatica, retorica,
                        dialettica; il quadrivio: aritmetica, geometria, musica, astronomia) e un polo di attrazio-
                        ne per uomini di cultura provenienti da tutto l’Occidente franco: uno fra tutti, il già più
                        volte ricordato Paolo Diacono, di nobile famiglia longobarda friulana, autore della Storia
                        dei Longobardi e dotto revisore di codici manoscritti.
                         Un rinascimento? Il risveglio d’interesse per gli studi e il desiderio di recupero del la-
                        tino sollecitarono anche un più aperto rapporto della ristretta cerchia intellettuale con il
                        patrimonio culturale classico. È forse esagerato parlare di «rinascimento carolingio», co-
                        me è stato fatto forzando alcuni elementi di somiglianza con il Rinascimento italiano di  GUIDAALLOSTUDIO
                        qualche secolo dopo, ma certamente nel IX secolo si assistette a una cauta ripresa dell’e-  1. Perché Carlo era interessato
                                                                                                            all’uso della lingua latina nell’impero?
                        sercizio dello spirito critico anche nella lettura dei testi sacri e a un più largo interesse ver-  2. Che cos’era la minuscola carolina?
                        so i tesori della letteratura latina che, anche grazie all’introduzione della minuscola caro-  3. Come erano suddivise le arti
                        lina, vennero più frequentemente e con maggior cura riprodotti dai copisti.         liberali?




                        7. Il declino dell’impero carolingio

                         La successione imperiale Carlo Magno, nel pieno rispetto della tradizione franca, de-
                        cise, nell’806, di dividere il territorio dell’impero fra i suoi tre figli, Carlo, Ludovico e Pi-
                        pino. La scomparsa precoce di due dei tre figli, fece sì che alla sua morte, avvenuta
                        nell’814, Ludovico il Pio (814-840) rimanesse l’unico erede. Uno dei primi atti del nuo-
                        vo imperatore fu la ricerca di una soluzione al problema della successione che, in qual-
                        che modo, preservasse l’unità della compagine imperiale. Fu così che nell’817 Ludovico
                        emanò una disposizione – la cosiddetta Ordinatio imperii (Ordinamento dell’impero) –
                        con la quale proclamò unico successore il primogenito Lotario; agli altri due figli, Pipi-
                        no e Ludovico il Germanico, egli attribuì invece rispettivamente i regni di Aquitania e
                        di Baviera. Si trattava di una delibera innovativa, che andava contro la tradizione franca.

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