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Modulo 8
La società feudale
tare il riposo della domenica. Come scrisse il monaco Alcuino, Carlo fu «cattolico per la
fede, re per il potere, pontefice per la predicazione». Convocò e presiedette anche alcu-
GUIDAALLOSTUDIO ni concili di vescovi. Ma Carlo Magno, a differenza dell’imperatore di Bisanzio, non pen-
1. Sottolinea sul testo tutti i popoli
affrontati in guerra dai Franchi. sò mai di sostituirsi ai vescovi e al papa, e non confuse mai il potere spirituale con quel-
2. Quali erano i punti di forza lo temporale. Egli si comportò sempre come un fedele servitore di Roma, al quale era ri-
dell’esercito di Carlo Magno?
3. Che cosa narra la Chanson de servato il compito di combattere i nemici della Chiesa, non quello di curare spiritual-
Roland? mente le anime dei sudditi. Si trattava, tuttavia, di un equilibrio delicato in cui era diffi-
4. Spiega il significato della guerra
santa per i Franchi. cile evitare che la religione si intrecciasse alla politica. Quanto ciò fosse vero lo dimostra
la sensazionale vicenda che si svolse nel giorno di Natale dell’800.
4. Il Sacro romano impero
Il Natale dell’800 Nella basilica di San Pietro, quel giorno, si svolse una solenne ceri-
monia. Con sorpresa generale, il papa Leone III (795-816) depose una corona d’oro sul
capo di Carlo, che era inginocchiato in preghiera, e lo proclamò imperatore. I guerrieri
franchi acclamarono il nuovo imperatore, mentre in Europa si diffondeva un nuovo mes-
saggio: da quel momento, il prestigioso titolo di «imperatore dei Romani» non era più
una prerogativa riservata al sovrano bizantino. Per la prima volta dalla caduta dell’impe-
ro romano, un monarca occidentale acquisiva la carica di cui nessun altro goto, longo-
bardo o franco aveva mai osato fregiarsi e che, soprattutto, recava il suggello della con-
sacrazione papale.
Sembra certo che il gesto del papa colse di sorpresa Carlo, e che questi fosse tutt’altro che
† Busto reliquiario di Carlo
Magno, XIV sec. entusiasta della nomina. L’incoronazione di Natale, infatti, fu una geniale mossa politica
[Tesoro della Cattedrale, Aquisgrana] del papa. Leone III, che ancora nel 799 aveva visto mettere in discussione la propria au-
torità in un tumulto tra fazioni aristocratiche romane, divenne l’artefice del Sacro roma-
no impero, con una procedura che in seguito sarebbe stata necessaria per ogni sovrano
che intendesse portarne la corona. Con questo gesto, la posizione di Leone risultava
rafforzata sul piano interno rispetto alle fazioni romane; sul piano internazionale, poi,
il papa disconosceva di fatto il potere degli imperatori bizantini, così invadenti in
materia religiosa ma militarmente assenti, ed esaltava, senza peraltro esservi sot-
tomesso, la potenza dei sovrani franchi.
Carlo Magno, dal canto suo, aveva buone ragioni per rimpiangere di essere en-
trato in S. Pietro in quel giorno di Natale dell’800. Egli, infatti, fu prima incoro-
nato dal pontefice «imperatore dei Romani» e poi acclamato dalla folla dei Fran-
chi. Questo rituale aveva un profondo significato simbolico: indicava che il po-
tere imperiale discendeva da Dio e dal suo rappresentante in terra, il papa; l’im-
peratore, di conseguenza, era detentore di un’autorità temporale soggetta al-
l’autorità spirituale del pontefice.
Guerra con i Bizantini A Bisanzio, l’incoronazione di Carlo Magno venne con-
siderata come una vera e propria usurpazione, da parte di un re barbaro, del
titolo che da sempre era spettato al vero imperatore «romano». La ten-
sione, che già da tempo covava, finì per sfociare in una dura guerra
combattuta nel Veneto, in Istria e in Dalmazia. Il conflitto si con-
cluse senza sostanziali modifiche territoriali, e con una piccola vit-
toria diplomatica per l’impero carolingio: con un trattato stipulato
nell’812, Carlo Magno, in cambio di alcune concessioni territoria-
li, venne infatti riconosciuto dall’imperatore bizantino Michele I
«imperatore e augusto», anche se non «imperatore dei Romani».
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