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Modulo 8
La società feudale
diploma ti i diplomi regi e i testi legislativi, i capitolari. I capitolari – detti così perché suddivisi in
Termine con cui nel Medioevo si brevi articoli, i «capitoli» –, venivano emanati dai placiti, assemblee di grandi dignitari,
designava un documento ufficiale,
scritto su pergamena, rilasciato da sia laici sia ecclesiastici, che periodicamente si riunivano nel palatium. Da alcuni capito-
un’autorità per concedere un lari si evince chiaramente lo sforzo unificatore di queste assemblee, che cercavano di pro-
privilegio o sancire l’esistenza di un durre una legislazione omogenea, capace di rappresentare le volontà imperiali al di sopra
diritto.
dei particolarismi locali. Ma i tentativi della corte carolingia in materia legislativa non eb-
bero sempre il seguito voluto: l’impero restava una realtà sovranazionale, formata da tan-
ti popoli che continuavano a rispettare le proprie leggi e consuetudini.
Organizzazione territoriale L’impero si divideva in contee, marche e ducati. Le prime,
governate dai conti (dal latino comes, «compagno» dell’imperatore), erano circoscrizioni
interne: il conte, scelto dal re, esercitava funzioni civili e militari: amministrava la giusti-
zia, riscuoteva tasse e tributi, convocava e guidava l’esercito. Le marche erano invece cir-
coscrizioni più ampie, poste alle frontiere dell’impero e governate dai marchesi. I ducati
infine erano distretti caratterizzati da una forte identità etnica, ossia abitati da popoli re-
calcitranti all’inserimento nell’impero carolingio, come i Bavaresi e i Bretoni.
Un’altra importante funzione era quella dei missi dominici, i «messaggeri del signore»: si
trattava di ispettori inviati dal sovrano, con il compito di segnalare e reprimere gli even-
tuali abusi di governanti e amministratori. Inviati in genere a coppie (un vescovo e un lai-
co), i missi assicuravano la comunicazione tra centro e periferia; la presenza di un eccle-
siastico garantiva gli interessi della Chiesa nell’amministrazione carolingia.
Sempre nell’ottica del controllo del territorio imperiale, Carlo diede nuovo impulso all’i-
stituto giuridico dell’immunità. Nelle terre immuni, appartenenti soprattutto agli enti ec-
clesiastici (vescovadi, abbazie, monasteri), nessun funzionario pubblico poteva entrare e
tanto meno esigere il pagamento delle imposte, amministrare la giustizia, reclutare trup-
pe. Queste prerogative pubbliche venivano infatti esercitate direttamente da vescovi e
abati, che in tal modo si inserivano a pieno titolo nella compagine politico-amministrati-
va dell’impero.
Il ruolo dell’aristocrazia Conti e marchesi non ricevevano stipendio: in compenso dei
loro servizi ottenevano terre e il diritto di percepire un terzo del reddito prodotto nella
regione. L’appoggio dell’aristocrazia franca a Carlo Magno era dunque cementato da uno
LINK p.668 stretto rapporto tra le conquiste del sovrano e i vantaggi economici e politici che ne trae-
Carlo Magno padre dell’Europa vano i suoi sostenitori. L’impero carolingio non aveva una struttura amministrativa come
L’ordinamento carolingio
Imperatore
organizzazione organizzazione funzioni
amministrativa territoriale di controllo
• conte palatino (giustizia) • contee • missi dominici
• camerario (tesoro regio) • marche (uno laico, uno ecclesiastico)
• siniscalco (fisco regio) • ducati
• arcicappellano (cancelleria)
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