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                                                                                         I guerrieri di Allah



                         menti di Dio, siamo un popolo nuovo;  dà, proteggetelo; se no, combattete con-
                         siamo diversi da quegli Arabi di prima: lo  tro di lui e ai vostri morti in battaglia è ri-
                         sappia il mondo! Chiamate gli uomini al  servato il paradiso, a coloro che sopravvi-
                         mio culto, ci ha detto Iddio: chi consente  vono la vittoria. Scegli dunque, o re: paga  GUIDAALLALETTURA
                         avrà i vostri stessi diritti e gli stessi doveri;  il tributo con umiltà, o preparati a com-  1. Come vengono descritti gli Arabi prima
                                                                                                  dell’arrivo di Maometto?
                         a chi rifiuta domandate un tributo; se lo  battere.                      2. Come vengono definiti gli Arabi? Perché?





                        La notte degli ululati

                        Il tentativo degli Arabi di conquistare la Mesopotamia, sottraendola al dominio persiano, si pro-
                        trasse per almeno tre anni (in cui si succedettero incursioni e schermaglie con esiti alterni) prima
                        di giungere allo scontro decisivo. Tra il 636 e il 637, a Qadisiyya, sulle rive dell’Eufrate, i due eser-
                        citi si affrontarono per la prima volta in una grande battaglia campale. Il pericolo rappresentato
                        dagli Arabi aveva indotto i Persiani a mettere in campo uno schieramento molto consistente, al
                        comando del potente maresciallo di corte, Rustem. Gli Arabi, infinitamente inferiori per nume-
                        ro, mezzi e competenze belliche, affrontarono tuttavia gli avversari con grande foga e con sprez-
                        zo della morte. Agli armamenti pesanti e agli elefanti dei Persiani, gli Arabi opposero le loro ca-
                        riche fulminee, condotte per gruppi di tribù. Durante tre giorni e tre notti infuriarono i combat-
                        timenti e si conclusero con la vittoria degli Arabi.
                        Tra le fonti arabe che narrano questa battaglia una, in particolare, ce ne dà una descrizione mol-
                        to vivida e di grande intensità drammatica. È uno scritto che risale all’VIII secolo, ma che attinge
                        a testimonianze più antiche e dirette, anche di testimoni oculari.


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                         Da F. Gabrieli, La letteratura araba, cit., pp. 202-204  cienza, si trovarono al mattino ai loro posti.  che si bilanciavano. Non si udivano che le
                                                             Avanzarono gli elefanti con la fanteria che li  grida di questi e quelli, e quella fu chiama-
                         Sorse il mattino del terzo giorno, e gli Ara-  proteggeva dal taglio dei cingoli, ed era a  ta «la notte degli ululati», né vi fu dopo
                         bi erano sulle loro posizioni, e così anche i  sua volta protetta dalla cavalleria [...].  quella altra battaglia notturna a Qadisiyya.
                         Persiani. L’intervallo tra le due schiere era  Così si combatté sino al tramonto. Quel  La notte degli ululati ci fu una carica gene-
                         come un fondovalle rosso, d’un miglio di  giorno fu duro dal principio alla fine, e  rale da parte dei musulmani, che non stet-
                         larghezza. I musulmani avevano già perdu-  Arabi e Persiani si bilanciarono. In ogni in-  tero ad aspettare l’ordine di Saad. Il primo
                         to duemila fra feriti gravi e morti, e dieci-  tervallo  sgombro  di  terreno  il  nemico  si  a caricare fu al-Qa’qà. E Saad disse: «Si-
                         mila i politeisti . Disse Saad : «Chi vuole  precipitava con grandi grida. Dissero due  gnore, perdonagliela e dagli la vittoria!
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                         lavi i caduti, e chi vuole li seppellisca con  uomini dei Banu Asad [...]: «Musulmani,  Forza Tamim , per tutto il resto della not-
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                         tutto il loro sangue». Così i musulmani si  qual è il genere di morte più terribile?».  te!». Poi disse: «Al mio terzo ‘Allah akbar’,
                         fecero innanzi, recuperarono i loro morti e  «Caricare quell’elefante», risposero. Ed es-  caricate». Ma già al primo i Banu Asad rag-
                         li deposero alle loro spalle. I raccoglitori                             giunsero nell’assalto i loro compagni. Dis-
                         trasportavano gli uccisi alle fosse, e affida-  si fecero rizzare in piedi i loro cavalli, e li  sero: «Gli Asad han caricato». E Saad: «Si-
                         vano i feriti alle donne [...].     spinsero contro l’elefante che avevan di  gnore, perdonagliela, e dai loro vittoria.
                         Al mattino dunque si trovarono sulle loro  fronte. Uno trafisse con la lancia l’occhio
                         posizioni, dopo aver recuperato i loro mor-  del  pachiderma,  che  arretrò  calpestando
                         ti, mentre i morti dei politeisti giacevano  chi gli stava dietro; l’altro menò un colpo  1. I Persiani, che a differenza dei Musulmani adora-
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                         abbandonati tra le due schiere, ché quelli  sulla proboscide, mentre il cornac gli vibrò  vano molti dèi.
                         non se ne occupavano [...].         un terribile colpo d’ascia sul viso, da cui  2. Saad ibn Abi Waqqàs, un anziano compagno del
                         Al primo raggio di sole, al-Qa’qà stava a  egli scampò. Al-Qa’qà e suo fratello si get-  profeta, che il califfo Omar aveva inviato a coman-
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                         osservare i cavalieri; spuntarono le prime  tarono a loro volta sull’elefante che avevan  dare le forze musulmane.
                         criniere, ed egli gettò il grido «Allah ak-  di fronte, e gli accecarono gli occhi e ta-  3. Uno dei condottieri delle forze islamiche.
                                                                                                  4. «Allah è grande»: la formula, che ricorre costante-
                         bar » che i nostri ripeterono [...].  gliarono la proboscide; e l’animale restò a  mente nella preghiera musulmana, era il grido di bat-
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                         I cavalieri avanzarono, si formarono gli  scorrazzare smarrito fra le due schiere [...].  taglia che accompagnava i guerrieri dell’Islam.
                         squadroni [...].                    Giunti alla sera di quella giornata, ed en-  5. Un’antica tribù araba.
                         I politeisti avevan passata la notte a riparare  trati nella notte, la lotta si fece più accani-  6. Il cornac era l’uomo che conduceva l’elefante.
                         le torricelle degli elefanti. Rimessele in effi-  ta, fra la tenace resistenza delle due parti  7. Una vasta confederazione di tribù arabe.


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