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                                             Unità 25
                                             Nascita ed espansione
                                             dell’Islam


                                             spansione territoriale degli Arabi – secondo Eraclio – non doveva dunque essere contrastata per-
                                             ché essa esprimeva l’attuazione di quel disegno superiore.

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                  Cronaca di Séert, in Patrologia Orientalis, XIII, p. 626  scura; questo popolo non è né rischiarato  1. Nella Bibbia si dice che Ismaele, figlio di Abramo,
                                                      dalla luce di Nostro Signore il Cristo, sole  ebbe dodici figli e che costoro furono i capostipiti
                  In quei giorni Eraclio [...] avendo saputo  dell’universo, né è sprofondato nelle tene-  delle tribù arabe. La tradizione musulmana assunse
                  della conquista araba dell’impero persia-  bre dell’idolatria». Dopo questo discorso, i  Ismaele come progenitore dell’intero popolo arabo;
                                                                                           egli sarebbe morto alla Mecca e lì sepolto nel luogo
                  no, radunò ad Antiochia i suoi vescovi di  vescovi l’informarono sulla benedizione  della Kaaba [®25.1].
                  Siria e domandò loro di esprimere la pro-  che Abramo aveva dato a Ismaele e di cui
                  pria opinione riguardo agli Arabi che era-  parla il Pentateuco , e gli dissero che l’ap-
                                                                      1
                  no appena apparsi sulla scena, riguardo al  parizione del loro regno doveva avere luo-
                  loro regno e alle allusioni loro riservate dal-  go di necessità. Eraclio ordinò alle sue gen-
                  le Sacre Scritture. Ognuno disse il suo pen-  ti di non opporsi al comando di Dio lot-  GUIDAALLALETTURA
                  siero. Allora egli parlò ai vescovi riuniti e ai  tando contro questo popolo, ma di limitar-  1. A che cosa paragona gli Arabi l’imperatore
                  generali che erano presenti: «Questo po-  si semplicemente a difendere la città e le  bizantino?
                  polo è come la sera, che sta a mezza strada  province loro affidate, e nel caso quelli l’a-  2. Quale atteggiamento avrebbero dovuto tenere
                                                                                           le genti dell’impero bizantino nei confronti degli
                  tra il giorno e la notte, e non è luminosa né  vessero preteso, di pagar loro tributo.  Arabi?



                                             I Cristiani e gli Arabi: un incontro possibile.
                                             Una conquista senza traumi

                                             L’immagine della conquista araba più diffusa tra i Cristiani era ovviamente quella terrificante e
                                             apocalittica: un’aggressione violenta e devastante da parte di un popolo terribile e crudele, capa-
                                             ce solo di distruggere e predare, e incapace di qualsiasi sentimento umano di rispetto e pietà. Ma
                                             esistevano anche testimonianze che contrastavano questa visione stereotipata e che ci restituisco-
                                             no un’immagine dei fatti più equilibrata e sicuramente più vicina al vero.
                                             La conquista della Palestina da parte degli Arabi è narrata da un frate domenicano, Guglielmo da
                                             Tripoli, vissuto nel XII secolo. Contrariamente a quanto ci potremmo attendere dal racconto di
                                             un monaco cristiano, l’episodio ci rivela gli Arabi come conquistatori tutt’altro che crudeli e bru-
                                             tali, e anzi rispettosi dei luoghi e degli uomini. Il racconto di Guglielmo appare molto attendibi-
                                             le, perché certamente il frate, che viveva in Siria e conosceva l’arabo, ebbe modo di attingere a
                                             fonti, sia arabe sia cristiane, contemporanee all’evento.

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                  Guglielmo da Tripoli, Trattato intorno ai Saraceni, in   ti di Gaza chiedendo loro di aprirgli le  messaggero e combatterono, ma poi fuggi-
                  B. Scarcia Amoretti, Tolleranza e guerra santa nell’Islam,  porte, perché non cercava né oro, né ar-  rono sconfitti.
                  cit., p. 70
                                                      gento, né donne, né figli, né figlie, né la
                                                      città, né le singole case, bensì desiderava la
                  Il capo degli Arabi ordinò ai suoi di non  loro amicizia, e concordia, sicurezza, pace,  1. Una città costiera della Palestina meridionale.
                  uccidere i vecchi, né i bambini, né le ra-  affinché di due popoli se ne facesse uno so-
                  gazze, di non tagliare gli alberi da frutto né  lo e tutti proclamassero non esservi che un
                  le messi, e di non distruggere le case.  solo Dio ed esser Maometto il suo profeta.  GUIDAALLALETTURA
                                                                                           1. Come viene presentata la conquista araba della
                  Mandò poi un suo messaggero agli abitan-  I soldati di Eraclio non vollero ricevere il  Palestina?



                                             I Cristiani e gli Arabi: un incontro possibile.
                                             Tolleranza islamica e avarizia cristiana
                                             Nei territori caduti sotto il dominio arabo le conversioni alla fede dei conquistatori furono tutt’altro
                                             che rare. Non si trattò soltanto di scelte imposte con la forza: gli Arabi si mostrarono infatti molto
                                             tolleranti e rispettosi verso la religione dei vinti, se questi erano ebrei o cristiani, appartenenti cioè
                                             alla grande famiglia del credo monoteista. A costoro era consentito conservare la propria fede, con
                                             la sola condizione del pagamento di un tributo. La conversione massiccia dei cristiani sarebbe stata
                                             motivata esclusivamente da una ragione meschina, la loro avarizia: essi avrebbero abbandonato la

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