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                                                                                    di Allah


                             lla base della prodigiosa espansione dell’Islam sta l’antico spirito guerriero delle tribù noma-  Quali sono le
                         Adi arabe. Un passo delle Storie di Ammiano Marcellino, uno storico vissuto nel IV sec. d.C., co-  ragioni del successo
                         stituisce la prima descrizione di queste genti a noi pervenuta: un popolo nomade dedito a scorre-  islamico?
                         rie e saccheggi, privo dell’ordine razionale tipico della civiltà romana [®DOC7]. Evidente appare
                         l’incomprensione di un rappresentante del mondo dei sedentari per quello dei nomadi divisi in
                         tribù, la cui identità storica era affidata ai canti dei poeti [®DOC8].            Qual è il significato
                         A questo temperamento combattivo il messaggio predicato da Maometto e depositato nel Corano  del gihâd?
                         aggiunse alcuni requisiti che si rivelarono decisivi: la coscienza dell’unità araba, propiziata dall’ac-
                         cettazione di un credo monoteistico, e la potente motivazione ideale rappresentata dal dovere di
                         diffondere la nuova fede [®DOC9 e 10].
                         Una delle ragioni per cui Maometto riuscì velocemente a propagare l’islamismo sia tra i Beduini sia
                         tra gli Arabi sedentari fu sicuramente la sua capacità di fondere l’intransigenza monoteistica di un
                         Dio creatore di ogni cosa con una precettistica misurata, costituita da poche e semplici regole con-
                         fluite nel Corano, che ben si adattavano alla mentalità del suo popolo. Uno dei precetti da seguire
                         era quello rappresentato dal gihâd.
                         La prima «guerra santa» (così viene impropriamente tradotto il termine gihâd [®25.3] fu quella
                         combattuta dal profeta e dai suoi seguaci contro le tribù arabe non musulmane per portarle nel se-
                         no della nuova fede e per liberare la Mecca, facendone il centro dell’Islam. Con l’espansione isla-
                         mica oltre i confini della penisola araba, la «guerra santa» si rivolse contro tutto quel mondo infede-
                         le che si opponeva all’affermazione e alla supremazia della religione di Allah.Ma il concetto di gihâd,
                         se pure contiene in sé l’idea che il credente debba dispiegare le proprie energie per affermare l’u-
                         nica vera fede, non intende che questo avvenga necessariamente attraverso la violenza e la sopraf-
                         fazione, vale a dire con una «guerra» concreta. Esso afferma piuttosto un dovere morale del cre-
                         dente, che non è estraneo, del resto, anche al cristianesimo: quello di diffondere la parola di Dio. La
                         diffusione deve avvenire certo contrastando ogni resistenza, con ogni mezzo, ma senza superare i
                         limiti imposti dalla giustizia e dalla misericordia di Dio [®DOC11 e 12].





                        Un popolo di sparvieri
                        Lo spirito guerriero che caratterizzava il modo di vita degli Arabi prima dell’Islam attirò già l’at-
                        tenzione degli storici antichi. Essi ne diedero una valutazione assolutamente negativa, che riflette
                        i tipici pregiudizi dei popoli sedentari nei confronti dei nomadi. Una tipica espressione di questo
                        atteggiamento si trova nel brano in cui lo storico romano Ammiano Marcellino (IV secolo d.C.)
                        descrisse il modo di vivere degli Arabi.


                        DOC7
                         Ammiano Marcellino, Storie, XIV, 4  siria alle cateratte del Nilo e fino ai confi-  sopportano per molto tempo lo stesso cie-
                                                             ni con i Blemmi , tutti gli uomini sono  lo e non apprezzano a lungo il sole dello
                                                                           2
                         I Saraceni , che non dobbiamo mai desi-  ugualmente bellicosi e sia in tempo di  stesso paese. La vita per loro è costituita
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                         derare  né  amici  né  nemici,  compiendo  guerra che in tempo di pace; seminudi, co-  da una fuga continua. Le mogli vengono
                         scorrerie da una regione all’altra, in breve  perti fino ai fianchi di mantelli colorati, si  prese per mercede con un contratto a tem-
                         tempo distruggevano qualunque cosa riu-  aggirano nei luoghi più disparati, serven-
                         scissero a trovare, simili a sparvieri rapaci  dosi di agili cavalli e di magri cammelli.
                         che, vista dall’alto una preda, con volo ve-  Nessuno di loro tocca mai un aratro, colti-
                         loce se ne impadroniscono e, quando  va piante o si procura il nutrimento con il  1. Con questo nome Ammiano indica i gruppi di no-
                         l’hanno ghermita, non indugiano a volare  lavoro della terra, ma vagano sempre in  madi arabi dei deserti compresi tra l’Arabia e la Siria.
                         via. [...] Presso queste popolazioni, i cui  lungo e in largo per le vaste pianure senza  2. Popoli nomadi delle regioni dell’Etiopia confinan-
                         territori si estendono dalle regioni dell’As-  avere una casa, sedi stabili o leggi. Non  ti con l’Egitto, tra il Nilo e il Mar Rosso.


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