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                                             Modulo 7
                                             Tra Oriente e Occidente:
                                             le civiltà medievali


                                             una lunga serie di fondazioni monastiche che, dalla seconda metà del VII secolo, fu so-
                                             stenuta dai cattolici sovrani longobardi; culturale perché presso di esso fu costituito uno
                                             dei più importanti centri di copiatura di testi manoscritti: un esempio che sarà molto se-
                                             guito in Italia e in Europa e che consentirà la trasmissione di fondamentali opere della
                                             cultura classica e cristiana.

                                              La «Regola» di san Benedetto Il vero fondatore del monachesimo occidentale, tutta-
                                             via, fu san Benedetto da Norcia, vissuto tra il 480 circa e il 547, che conferì al movimen-
                                             to monastico quei caratteri peculiari che esso avrebbe mantenuto per secoli. In contrasto
                                             con le abitudini dei monaci vaganti, che praticavano e diffondevano la fede spostandosi
                                             dove ritenevano di volta in volta che ce ne fosse più bisogno, Benedetto affermò la seve-





                 VITA SOCIALE                Il mondo dei monaci
                 E DIRITTO


                        ccanto all’eremitismo  [ 21.2] si  ro gruppi erano costituiti da individui di  nità, s’impose presto anche nel mondo ur-
                 Asviluppò, già nell’epoca di sant’An-  tutte le condizioni sociali: schiavi, brac-  bano, e tra il V e il VI secolo il monaco di-
                 tonio, un’altra forma di monachesimo, il ce-  cianti, proprietari terrieri, artigiani e persi-  venne una figura di moda. Averne uno co-
                 nobitismo. A differenza degli eremiti, i ce-  no ricchi signori. Quello dei monaci sem-  me amico era considerata una vera fortuna.
                 nobiti conducevano una vita in comune, nel  brava davvero un mondo alla rovescia.  Gli aristocratici e gli imperatori se li con-
                 chiuso dei loro monasteri.           Per dedicarsi totalmente al Signore, i mona-  tendevano e li consultavano. Il favore po-
                 Già nel IV secolo il cenobitismo, che per co-  ci non lavoravano e sopravvivevano grazie  polare che si riversava sui monaci più fa-
                 modità chiameremo monachesimo, s’im-  alle elemosine dei fedeli. Ma poiché essi era-  mosi li rendeva personaggi temuti persino
                 piantò in Occidente e nei secoli successivi vi  no solitamente laici e non chierici (diremmo  dai sovrani: il loro appoggio rendeva più
                 si diffuse fino a diventare una delle più im-  oggi «preti»), questo attirava su di loro l’ac-  solide le fondamenta del potere, la loro
                 portanti istituzioni dell’Europa medievale.  cusa di oziosità. Quella trasformazione dei  ostilità poteva causare gravi problemi di or-
                 Il cammino del monachesimo fu inarresta-  monasteri in luoghi produttivi (ora et  dine pubblico. Si ripeteva così quello stes-
                 bile, ma in un primo momento incontrò  labora), che in Occidente è legata all’iniziati-  so paradosso che abbiamo osservato a pro-
                 molte  resistenze.  Dobbiamo  considerare  va di san Benedetto fu anche una risposta
                 che la scelta radicale del monaco non espri-  concreta ed efficace a queste critiche.
                 meva soltanto disprezzo per la vita monda-  I monaci erano riluttanti a farsi inquadrare
                 na. Nel momento stesso in cui si ritirava, il  nei ranghi della Chiesa e quando dovevano    L’abbazia benedettina
                                                                                            [disegno di A. Baldanzi]
                 monaco prendeva le distanze anche dalla  darsi una «regola» che ordinasse la vita del
                 Chiesa, dalla sua disciplina, dal suo raggio  monastero, se la davano a proprio piaci-  Il monastero era organizzato in cinque strutture
                                                                                            principali: la chiesa (oratorium), il luogo della
                 d’azione. L’alta qualità morale di alcuni  mento. I monaci preferivano ubbidire all’a-  preghiera; il dormitorium, per dormire; il
                 monaci spinse spesso i fedeli a sceglierli co-  bate del loro monastero più che al vescovo  refectorium, con la cucina, le latrine e la stanza
                 me vescovi, ma nel complesso quella mona-  della città vicina.             dove i monaci si riunivano per i pasti; una zona
                                                                                            dedicata all’accoglienza degli ospiti (cella
                 stica rimase sempre un’organizzazione al-  Nelle campagne, il monaco era una figura  hospitum); e, infine, una portineria (portaria),
                 ternativa rispetto all’organizzazione eccle-  centrale e le sue funzioni potevano assomi-  ossia il luogo deputato alle comunicazioni fra la
                 siastica.                            gliare, per certi aspetti, a quelle degli anti-  comunità e il mondo esterno. Queste strutture,
                                                                                            che si ripetono in tutte le fondazioni benedettine,
                 Suscitava inoltre forti critiche l’esibizioni-  chi stregoni dei villaggi: curava le malattie  si organizzavano attorno al chiostro, considerato
                 smo di molti monaci. Quasi tutto, nell’a-  della gente e del bestiame, purificava i luo-  il cuore del monastero. Nell’ala orientale del
                 spetto di questi individui, appariva come  ghi infestati dai demoni, sedava le contese  complesso monastico si trovavano poi gli edifici
                 una provocazione: il loro corpo ricoperto  tra i fedeli. Il suo prestigio si fondava su una  dedicati alle attività intellettuali, e quindi la
                                                                                            sacrestia, la sala capitolare, le stanze da lavoro,
                 di stracci o di pelli, i capelli e la barba trop-  vita esemplare, fatta di digiuni, di privazio-  gli armaria per la conservazione dei testi e lo
                 po lunghi, il loro ostentato disgusto per la  ni, di preghiere. La sua sapienza – una sa-  scriptorium dove venivano ricopiati. Oltre il muro
                 società civile. Questi uomini «diversi» ap-  pienza che si nutriva di contatti assidui con  di cinta si estendevano le vaste proprietà che
                                                                                            con il tempo il monastero accumulava.
                 parivano appunto come dei provocatori, se  la divinità – era un serbatoio cui attingeva
                 non come dei sovversivi: le città li rifiutava-  la disperazione degli uomini.  1. Chiesa abbaziale; 2. Chiostro; 3. Dormitorio;
                                                                                            4. Sala Capitolare; 5. Parlatoio; 6. Refettorio;
                 no e non mancarono episodi cruenti. Non  Il prestigio di questi eroi popolari, che van-  7. Cucina; 8. Scriptorium e biblioteca; 9. Stalle,
                 meno inquietante appariva il fatto che i lo-  tavano un rapporto privilegiato con la divi-  magazzini e cantine; 10. Portineria




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