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                                             Modulo 7
                                             Tra Oriente e Occidente:
                                             le civiltà medievali


                                             raggiunsero quindi un accordo con il quale fu decretata la divisione politica dell’Italia. La
                                             parte bizantina, o Romània (che diede il nome all’attuale Romagna), si contrappose alla
                                             Longobardia (da cui l’attuale Lombardia). I Bizantini controllavano il Meridione, le isole e
                                             la Liguria (abbandonata nel 643). La capitale bizantina era Ravenna, governata da un fun-
                                             zionario chiamato «esarca» (da cui il nome di Esarcato dato alla regione), investito di pote-
                                             ri amministrativi e militari. Bisanzio controllava anche la Pentapoli («le cinque città»), che
                                             comprendeva cinque città adriatiche (Ancona, Senigallia, Fano, Pesaro, Rimini) e cinque
                 GUIDAALLOSTUDIO             dell’entroterra (Gubbio, Jesi, Cagli, Fossombrone e Urbino). In questi territori si manten-
                 1. Come era divisa l’Italia al principio  nero inalterati alcuni elementi tipici della civiltà romana: il sistema della terra incentrato sul
                 del VII secolo?
                 2. Sottolinea sul testo i caratteri  latifondo [®21.5] e l’organizzazione del territorio imperniata sulle città.
                 tipici della civiltà romana presenti  I Longobardi dominavano invece il Nord dell’Italia, la Toscana e i territori di Spoleto e
                 nell’Italia del VII secolo.
                                             Benevento, che costituivano due ducati indipendenti.



                                             2. Prime vicende del regno longobardo

                                              I Longobardi prima dell’invasione Sui Longobardi prima dell’arrivo in Italia sappia-
                                             mo molto poco: erano un popolo senza scrittura e le nostre informazioni dipendono qua-
                                             si esclusivamente dai corredi trovati nelle tombe. L’impressione che si ricava da queste te-
                                             stimonianze è che la società longobarda fosse assai poco stratificata. I Longobardi erano
                                             una popolazione guerriera, che si era temprata – nelle regioni danubiane – in decenni di
                                             lotte per la sopravvivenza contro altre popolazioni barbare. L’esercizio delle armi, consi-
                                             derato l’unica attività veramente degna, era anche la principale risorsa economica: il bot-
                                             tino, il saccheggio, il tributo imposto ai vinti rendevano marginali e ben poco considera-
                                             te attività come l’agricoltura e il commercio. I Longobardi erano però grandi allevatori
                                             dell’animale da battaglia per eccellenza, il cavallo.
                     † Un cavaliere longobardo,
                                     VII sec.  Caratteri della regalità longobarda Nelle dure e incessanti lotte che i Longobardi ave-
                           [Museo Storico, Berna]
                                             vano dovuto affrontare in Europa orientale, la loro monarchia si era andata fortemente
                    I Longobardi attribuivano grande
                  importanza al cavallo e ne facevano  caratterizzando in senso elettivo e la trasmissione del potere supremo avveniva più per
                      il simbolo del prestigio e della  considerazioni di merito che di discendenza. Al sovrano si richiedeva soprattutto il valo-
                   posizione sociale dell’individuo. Lo
                     dimostra anche la presenza del  re militare e la capacità di trascinare il popolo guerriero di vittoria in vittoria. Questa ca-
                  cavallo nelle arti applicate, come in  ratteristica introdusse elementi di forte competitività in seno all’aristocrazia e fece della
                  questa raffigurazione di un cavaliere
                                   al galoppo.  regalità un’istituzione perennemente in bilico e sottoposta alla tensione di forze centrifu-
                                                ghe. Non a caso gran parte della storia politica dei Longobardi è una catena di usur-
                                                 pazioni, tradimenti, assassinii, colpi di mano.
                                                     Come tutti i re longobardi, anche Alboino era un eroico guerriero. Prima del-
                                                         l’invasione dell’Italia egli aveva condotto due vittoriose campagne contro i
                                                         Gèpidi [®23.7]. Aveva anche personalmente ucciso il loro re Cunimondo,
                                                         facendo del suo teschio una coppa da cui bevve. Quello che secondo la tra-
                                                                   dizione sarebbe stata una manifestazione di macabro scherno, va
                                                                     in realtà interpretato come una sorta di assunzione magica del-
                                                                      le prerogative regali e della potenza vitale del defunto, secon-
                                                                      do un’usanza che non desta stupore in società guerriere co-
                                                                      me quella longobarda. Alboino aveva poi sposato la figlia di
                                                                      Cunimondo,  Rosmunda. Questo matrimonio gli fu fatale,
                                                                     perché Rosmunda non tardò a vendicare la morte del padre:
                                                                       nel 572 la regina ordì una congiura che portò all’uccisione
                                                                        di Alboino.


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