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Unità 23
L’impero bizantino
di Odoacre, il capo barbaro che aveva deposto nel 476 l’ultimo imperatore dell’Occi- π La città e il porto di Classe
dente. I Goti erano guidati da un sovrano di grande valore, Teodorico (493-526). Durante [part. dai mosaici di S. Apollinare
una lunga permanenza a Costantinopoli, dove era stato inviato come ostaggio, Teodori- Nuovo, Ravenna]
co aveva avuto modo di istruirsi e di conoscere la cultura romana. L’ammirazione per la Nascosta in mezzo a pianure
acquitrinose, circondata dai rami del
cultura romana e il desiderio di trasmetterla al suo popolo sarebbero rimasti sempre il Po e collegata con la terraferma da
motivo ispiratore della sua politica. una strada rialzata, Ravenna era
praticamente imprendibile. Il porto
Per favorire la convivenza tra Goti e Romani ed evitare contraccolpi pericolosi, Teodori- venne aperto in epoca tardoromana
co procedette con cautela: stanziò le proprie truppe in alcune zone della penisola da do- in prossimità dell’attuale Classe e fu
messo in contatto con il delta del Po
ve era possibile un efficace controllo militare, cercando per il momento di tenerle il più attraverso un canale artificiale;
possibile isolate dalla popolazione italica. Gli insediamenti goti riguardarono quindi so- grazie al popoloso sobborgo di
Cesarea, Ravenna si unì nel tempo a
prattutto la Pianura Padana, la capitale del regno Ravenna e il suo territorio, oltre alle va- Classe.
rie guarnigioni che punteggiavano l’Italia centrale e la Campania.
Parallelamente, Teodorico intraprese un progetto ambizioso: avvicinare gradualmente la
sua gente alla civiltà romana senza farle smarrire la propria identità. In questo progetto
egli si avvalse della collaborazione di alcuni rappresentanti dell’aristocrazia romana, con-
vinti come lui che la solidarietà tra i due popoli fosse un’esigenza vitale. Fu preziosa, in
tal senso, l’opera svolta dal coltissimo e abile Cassiodoro, che fu per molti anni ministro
di Teodorico e dei suoi successori. L’operazione era indubbiamente difficile, e non man-
carono momenti di crisi; particolarmente gravi furono gli avvenimenti che portarono nel
524 alla condanna a morte del filosofo Boezio: già consigliere del sovrano, Boezio cadde
in disgrazia perché sospettato di aver ordito un complotto.
Custodi della civiltà Teodorico divenne presto il più autorevole tra i sovrani germani-
ci. Nella sua corrispondenza con gli altri re barbari che governavano l’Occidente già ro-
mano, egli esprimeva chiaramente e con grande orgoglio le ragioni di questo maggiore
prestigio del regno gotico: unici tra i Germani, i Goti avevano avuto il privilegio di go-
vernare sull’Italia e sull’antica capitale del mondo romano. I Goti erano pertanto gli uni-
ci veri custodi della «civiltà».
Formalmente, Teodorico governava per delega dell’imperatore bizantino, come se fosse
un suo rappresentante: non a caso si accontentò del titolo di «re» ed evitò accuratamen-
te di proclamarsi «imperatore». Ma di fatto il suo regno era assolutamente autonomo.
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