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                                                                                         L’impero bizantino



































                        di Odoacre, il capo barbaro che aveva deposto nel 476 l’ultimo imperatore dell’Occi-  π La città e il porto di Classe
                        dente. I Goti erano guidati da un sovrano di grande valore, Teodorico (493-526). Durante  [part. dai mosaici di S. Apollinare
                        una lunga permanenza a Costantinopoli, dove era stato inviato come ostaggio, Teodori-  Nuovo, Ravenna]
                        co aveva avuto modo di istruirsi e di conoscere la cultura romana. L’ammirazione per la  Nascosta in mezzo a pianure
                                                                                                           acquitrinose, circondata dai rami del
                        cultura romana e il desiderio di trasmetterla al suo popolo sarebbero rimasti sempre il  Po e collegata con la terraferma da
                        motivo ispiratore della sua politica.                                              una strada rialzata, Ravenna era
                                                                                                           praticamente imprendibile. Il porto
                        Per favorire la convivenza tra Goti e Romani ed evitare contraccolpi pericolosi, Teodori-  venne aperto in epoca tardoromana
                        co procedette con cautela: stanziò le proprie truppe in alcune zone della penisola da do-  in prossimità dell’attuale Classe e fu
                                                                                                           messo in contatto con il delta del Po
                        ve era possibile un efficace controllo militare, cercando per il momento di tenerle il più  attraverso un canale artificiale;
                        possibile isolate dalla popolazione italica. Gli insediamenti goti riguardarono quindi so-  grazie al popoloso sobborgo di
                                                                                                           Cesarea, Ravenna si unì nel tempo a
                        prattutto la Pianura Padana, la capitale del regno Ravenna e il suo territorio, oltre alle va-  Classe.
                        rie guarnigioni che punteggiavano l’Italia centrale e la Campania.
                        Parallelamente, Teodorico intraprese un progetto ambizioso: avvicinare gradualmente la
                        sua gente alla civiltà romana senza farle smarrire la propria identità. In questo progetto
                        egli si avvalse della collaborazione di alcuni rappresentanti dell’aristocrazia romana, con-
                        vinti come lui che la solidarietà tra i due popoli fosse un’esigenza vitale. Fu preziosa, in
                        tal senso, l’opera svolta dal coltissimo e abile Cassiodoro, che fu per molti anni ministro
                        di Teodorico e dei suoi successori. L’operazione era indubbiamente difficile, e non man-
                        carono momenti di crisi; particolarmente gravi furono gli avvenimenti che portarono nel
                        524 alla condanna a morte del filosofo Boezio: già consigliere del sovrano, Boezio cadde
                        in disgrazia perché sospettato di aver ordito un complotto.

                         Custodi della civiltà Teodorico divenne presto il più autorevole tra i sovrani germani-
                        ci. Nella sua corrispondenza con gli altri re barbari che governavano l’Occidente già ro-
                        mano, egli esprimeva chiaramente e con grande orgoglio le ragioni di questo maggiore
                        prestigio del regno gotico: unici tra i Germani, i Goti avevano avuto il privilegio di go-
                        vernare sull’Italia e sull’antica capitale del mondo romano. I Goti erano pertanto gli uni-
                        ci veri custodi della «civiltà».
                        Formalmente, Teodorico governava per delega dell’imperatore bizantino, come se fosse
                        un suo rappresentante: non a caso si accontentò del titolo di «re» ed evitò accuratamen-
                        te di proclamarsi «imperatore». Ma di fatto il suo regno era assolutamente autonomo.

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