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Dossier
Aspettando i barbari
uso, non sia ridotta a brandelli. Usano ber- no qua e là in disordine e provocano gravi quello in cui è stato concepito e in una loca-
retti ricurvi e coprono le gambe irsute con stragi. Senza che nessuno li veda, grazie al- lità diversa è stato allevato.
pelli caprine e le loro scarpe, poiché non l’eccessiva rapidità, attaccano il vallo e sac- Sono infidi e incostanti nelle tregue, mobi-
sono state precedentemente modellate, im- cheggiano l’accampamento nemico. lissimi a ogni soffio di una nuova speranza
pediscono di camminare liberamente. Per Potrebbero poi essere considerati senz’al- e sacrificano ogni sentimento a un violen-
questa ragione sono poco adatti a combat- cuna difficoltà i più terribili fra tutti i guer- tissimo furore. Ignorano profondamente,
tere a piedi, ma inchiodati, per così dire, su rieri poiché combattono a distanza con gia- come animali privi di ragione, il bene e il
cavalli forti, anche se deformi, e sedendo vellotti forniti, invece che d’una punta di male, sono ambigui e oscuri quando parla-
su di loro alle volte come le donne , atten- ferro, di ossa aguzze che sono attaccate con no, né mai sono legati dal rispetto per una
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dono alle consuete occupazioni. arte meravigliosa, e, dopo aver percorso ra- religione o superstizione, ma ardono di
Stando a cavallo notte e giorno ognuno in pidamente la distanza che li separa dagli un’immensa avidità di oro. A tal punto so-
mezzo a questa gente acquista e vende, avversari, lottano a corpo a corpo con la no mutevoli di temperamento e facili all’i-
mangia e beve e, appoggiato sul corto col- spada senz’alcun riguardo per la propria ra, che spesso in un sol giorno, senza alcu-
lo del cavallo, si addormenta così profon- vita. Mentre i nemici fanno attenzione ai na provocazione, più volte tradiscono gli
damente da vedere ogni varietà di sogni. E colpi di spada, quelli scagliano su di loro amici e nello stesso modo, senza bisogno
nelle assemblee in cui deliberano su argo- lacci in modo che, legate le membra degli che alcuno li plachi, si rappacificano.
menti importanti, tutti in questo medesimo avversari, tolgono loro la possibilità di ca-
atteggiamento discutono degli interessi co- valcare o di camminare.
muni. Nessuno fra loro ara né tocca mai un aratro.
Non sono retti secondo un severo princi- Infatti tutti vagano senza aver sedi fisse, 2. Non montando a cavalcioni il cavallo, ma seden-
pio monarchico, ma, contenti della guida senza una casa o una legge o uno stabile te- do in groppa con entrambe le gambe sul medesimo
di un capo qualsiasi, travolgono tutto quel- nore di vita. Assomigliano a gente in conti- fianco.
lo che si oppone a loro. Combattono alle nua fuga sui carri che fungono loro da abi-
volte se sono provocati e ingaggiano batta- tazione. Quivi le mogli tessono loro le orri-
glia in schiere a forma di cuneo con urla bili vesti, qui si accoppiano ai mariti, qui GUIDAALLALETTURA
confuse e feroci. E come sono armati alla partoriscono e allevano i figli sino alla pu- 1. Quali caratteristiche fisiche e morali Ammiano
leggera e assaltano all’improvviso, per es- bertà. Se s’interrogano sulla loro origine, Marcellino attribuisce agli Unni?
sere veloci, così, disperdendosi a bella po- nessuno può dare una risposta, dato che 2. Le valutazioni di Ammiano Marcellino sugli Unni
ti sembrano obiettive e oggettive, o piuttosto sono
sta in modo repentino, attaccano e corro- ognuno è nato in un luogo ben lontano da dettate dallo sconcerto? Da cosa lo deduci?
Attila visto dai nemici.Il flagello di Dio
«Flagello di Dio»: con questo terribile appellativo si è tramandata nei secoli la fama del condot-
tiero degli Unni che aggredì con impeto irresistibile il cuore dell’impero. Ancora oggi, nel nostro
linguaggio colloquiale, «Attila» è usato in senso generico come sinonimo di ferocia, di devasta-
zione, di cieca furia distruttiva.
Le notizie che abbiamo su questo personaggio non sono molte e provengono sempre dalla parte
avversa; esse sono quindi quasi sempre negative. Ecco come Attila venne descritto da Giordane
(V-VI secolo), un goto poi convertitosi al cristianesimo e in seguito divenuto vescovo.
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Giordane, Storia dei Goti, 35 francandosi dalla giustizia, la sua potenza tando, si dice, su un esercito di cinquecen-
aumentava con questi sistemi criminali, e la tomila uomini, questo essere venuto al
Attila ebbe per padre Mundzuc i cui fra- sua barbarie riportò trionfi che fanno inor- mondo per squassare il suo popolo facen-
telli Octar e Roas si ritiene abbiano regna- ridire. Dopo aver eliminato a tradimento il do insieme tremare ogni terra, riusciva,
to prima di lui sugli Unni, ma non sull’in- fratello Bleta che regnava su gran parte de- non so per quale fatalità, a seminare dap-
tero popolo. Alla loro morte, egli che si pertutto lo spavento solamente con la ter-
trovò a dividere il trono con il fratello Ble- gli Unni, egli poté dirsi signore di tutto ribile fama che da lui irradiava.
ta, non esitò, pur di raggiungere le condi- questo popolo; e, dopo aver ridotto in sua
zioni necessarie ai suoi progetti, a farsi par- obbedienza un gran numero d’altre genti,
ricida anticipando con la morte dei paren- poté aspirare a sottomettersi i due domina- 1. Essendo di origine gota, Giordane mette i Visigo-
ti la rovina dell’intero genere umano. Af- tori dell’universo: Romani e Visigoti . Con- ti sullo stesso piano dei Romani.
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