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Dossier
Aspettando i barbari
che Roma era assediata, che i suoi cittadini voce mi muore in gola; i singhiozzi spezza-
dovevano comprare a peso d’oro la propria no le parole che sto dettando. La città che GUIDAALLALETTURA
salvezza e, spogliati d’ogni cosa, venivano aveva assoggettato il mondo intero, ecco 1. Con quali toni san Girolamo parla della caduta
di Roma nelle mani dei barbari?
nuovamente assediati perché, dopo le so- che viene a sua volta assoggettata, e perisce 2. A chi attribuisce la responsabilità del sacco di
stanze, avessero a perdere anche la vita. La di fame prima che di spada. Roma san Girolamo?
Il castigo di Dio
Il Sacco di Roma del 410, che viene ricordato da alcuni autori del tempo con i caratteri di una cata-
strofe apocalittica, è narrato in modo diverso dallo storico cristiano Paolo Orosio. Egli inserisce
questo evento nel quadro della sua visione complessiva della storia, secondo la quale l’intero svolgi-
mento delle vicende passate e presenti è l’attuazione di un disegno divino. Anche l’impero romano
era stato voluto e protetto da Dio per preparare la venuta del Cristo e, dopo di lui, per diffondere la
fede cristiana. Poiché un episodio come il Sacco di Roma poteva far dubitare della protezione divi-
na sull’impero cristianizzato, Orosio si sforzava di dimostrare che nell’era pagana si erano sussegui-
te sventure e catastrofi ben più gravi di quelle attuali, che al loro confronto apparivano molto mo-
deste. Nel suo racconto il Sacco di Roma è quindi presentato come un evento di poca rilevanza, del
quale, a suo dire, appena pochi anni dopo non restava quasi traccia nella città.
Per Orosio l’invasione è stata il giusto compimento della punizione inflitta da Dio a una città pec-
catrice. I Visigoti sono dunque gli strumenti del castigo divino, sono nemici e aggressori, ma la lo-
ro brutalità è mitigata da alcuni aspetti molto rilevanti: essi si astengono, ove possibile, dall’assas-
sinio e, soprattutto, hanno un sacro rispetto per tutto ciò che è collegato alla religione. Il punto
saliente della narrazione di Orosio è proprio un episodio che si conclude con una singolare pro-
cessione religiosa in cui barbari e Romani, invasori e assediati, si trovano uniti sotto il segno del-
la stessa fede. I barbari appaiono dunque più vicini al messaggio cristiano e all’impero cristianiz-
zato di quanto non lo siano i pagani che di quell’impero erano cittadini.
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Orosio, Storie contro i pagani, II, 39 molto e che lo avrebbe subito mostrato; co- una voce; echeggia lontano, nell’eccidio
sì fece e, notando che alla vista di tali ric- dell’Urbe, la tromba della salvezza, e tutti,
È la volta di Alarico, che assedia, sconvol- chezze il barbaro restava attonito per la anche coloro che si celavano in luoghi na-
ge, irrompe in Roma trepidante, ma dopo grandezza, il peso, la bellezza e anche la scosti, invita e sospinge; accorrono da ogni
aver dato ordine alle truppe, in primo luo- qualità a lui ignota dei vasi, la vergine di parte incontro ai vasi di Pietro i vasi di Cri-
go, di lasciar illesi e tranquilli quanti si fos- Cristo disse a quel barbaro: «Questo è il sa- sto e anche molti pagani nella professione
sero rifugiati in luoghi sacri, specialmente cro vasellame dell’apostolo Pietro: se osi, esterna, anche se non nella fede, e in tal
nelle basiliche dei santi apostoli Pietro e prendilo; della cosa sarai tu responsabile. modo tuttavia riescono temporaneamente,
Paolo, e, in secondo luogo, di astenersi Io, poiché non posso difenderlo, non oso per loro maggior confusione, a salvarsi; e
quanto possibile, nella caccia alla preda, tenerlo». Ma il barbaro, mosso a reverenza quanto più numerosi i Romani s’aggiungo-
dal sangue. E a provare che questa irruzio- dal timor di Dio e dalla fede della vergine, no al corteo in cerca di scampo, con impe-
ne nell’Urbe era opera piuttosto dell’indi- mandò a riferire queste cose ad Alarico: e gno tanto più vivo i barbari si schierano in-
gnazione divina che non della forza nemi- questi comandò di riportare subito tutti i torno a difenderli. [...]
ca, accadde che il beato Innocenzo, vesco- vasi com’erano nella basilica dell’apostolo, Il terzo giorno dal loro ingresso nell’Urbe i
vo della città di Roma [...], si trovasse allo- e di condurvi anche, sotto scorta, la vergi- barbari spontaneamente se ne andarono,
ra per occulta provvidenza di Dio a Raven- ne e tutti i cristiani che a loro si fossero uni- dopo aver incendiato, è vero, un certo nu-
na e non vedesse l’eccidio del popolo pec- ti. Quella casa, raccontano, era lontana dai mero di case, ma neppur tante quante ne
catore. luoghi sacri e nella parte opposta della aveva distrutte il caso nel settecentesimo
Mentre i barbari scorrazzavano per la città, città. Così, spettacolo straordinario, distri- anno dalla sua fondazione. Ché, se consi-
uno dei Goti, tra i maggiorenti e cristiano, buiti uno per ciascuno e sollevati sul capo, dero l’incendio offerto come spettacolo
trovò in una casa di religiose una vergine i vasi d’oro e d’argento furon portati sotto dall’imperatore Nerone, senza dubbio non
consacrata a Dio, già avanti negli anni; le lo sguardo di tutti; la pia processione è di- si può istituire alcun confronto tra l’incen-
chiese rispettosamente oro e argento; ella fesa ai due lati da spade sguainate; si canta dio suscitato dal capriccio del principe e
rispose, con fermezza di fede, di averne in coro un inno a Dio, barbari e Romani ad quello provocato dall’ira del vincitore. Né
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