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DOSSIER Aspettando
i barbari
In che modo gli a penetrazione dei barbari entro i confini dell’impero romano non fu un evento improvviso. Es-
Lsa infatti si era pesantemente manifestata già nel III sec. d.C. A partire da quest’epoca si diffu-
scrittori romani
se tra i cittadini romani un clima di inquietudine e preoccupazione, dettato dal pericolo dei «barba-
descrissero i ri». Definendoli «barbari» i Romani dimostrarovano scarsa considerazione verso quei popoli, che in
barbari? realtà erano portatori di una civiltà e di valori diversi. I racconti degli storici romani, infatti, abbon-
dano di pregiudizi sui barbari, descritti come esseri crudeli, infidi e ambigui [®DOC1]. Il re degli
Come avvenne Unni Attila era definito addirittura «flagello di Dio» per la ferocia con cui conduceva le battaglie; di
l’infiltrazione dei tutt’altra natura l’opinione che del condottiero aveva il suo popolo [®DOC2 e 3].
barbari nell’impero Il sacco di Roma del 410 d.C. rappresentò per i contemporanei un vero e proprio shock, come si
romano? evince dal racconto di san Girolamo [®DOC4]. Questo stesso evento è interpretato in maniera di-
versa da Orosio, anch’egli cristiano, per il quale l’invasione dei Visigoti è vista come una punizione
divina nei confronti di una città peccatrice; in questo racconto i barbari appaiono addirittura più vi-
cini degli stessi Romani al messaggio cristiano [®DOC5]. Salviano, un prete di Marsiglia, giunge
perfino a elogiare i costumi dei barbari rispetto a quelli dei Romani: molti, a suo avviso, sono i cit-
tadini che preferirebbero rifugiarsi presso il nemico alla ricerca di una maggiore umanità
[®DOC6].Anche Prisco, diplomatico romano, racconta il suo incontro con un cittadino romano che
aveva scelto di vivere tra i barbari, rivelando l’angoscia dilagante tra gli abitanti delle province e la
diffusa sensazione di una rovina imminente [®DOC7 e 8].
Questo clima di decadenza era avvertito anche a Roma, dove il degrado si rifletteva persino sugli
edifici pubblici, sottoposti a continue spoliazioni [®DOC9].
Entrando a contatto con i Romani, i «barbari» assimilarono molti aspetti della loro cultura. Ma anche
la cultura dei barbari influenzò quella romana, come testimoniano alcune usanze che la legge ro-
mana cercò invano di proibire [®DOC10].
Gli Unni,un popolo di cavalieri
La prima descrizione degli Unni si deve allo storico Ammiano Marcellino (seconda metà del IV
secolo). Si noteranno i tipici pregiudizi che caratterizzano gli incontri tra popoli diversi: l’«altro»
è fatalmente crudele, ambiguo e infido. Accanto a queste notazioni compaiono tuttavia osserva-
zioni preziose sulle usanze e il modo di vita di una cultura nomade.
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Ammiano Marcellino, Storie, XXXI, 2, 1-11 quei tronchi grossolanamente scolpiti che abituati sin dalla nascita a sopportare gelo,
si trovano sui parapetti dei ponti. Per fame e sete. Quando sono lontani dalle lo-
Il popolo degli Unni, poco noto agli anti- quanto abbiano la figura umana, sebbene ro sedi, non entrano nelle case a meno che
chi storici, abita al di là delle paludi Meo- deforme, sono così rozzi nel tenore di vita non siano costretti da estrema necessità, né
tiche lungo l’oceano glaciale e supera ogni da non aver bisogno né di fuoco né di ci- ritengono di essere al sicuro trovandosi
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limite di barbarie. bi conditi, ma si nutrono di radici di erbe sotto un tetto.
Siccome hanno l’abitudine di solcare pro- Adoperano vesti di lino oppure fatte di
fondamente con un coltello le gote ai bam- selvatiche e di carne semicruda di qualsia- pelli di topi selvatici, né dispongono di una
bini appena nati, affinché il vigore della si animale, che riscaldano per un po’ di veste per casa e di un’altra per fuori. Ma
barba, quando spunta al momento debito, tempo fra le loro cosce e il dorso dei ca- una volta che abbiano fermato al collo una
si indebolisca a causa delle rughe delle valli. tunica di colore sbiadito, non la depongo-
cicatrici, invecchiano imberbi, senz’alcuna Non sono mai protetti da alcun edificio, no né la mutano finché, logorata dal lungo
bellezza e simili ad eunuchi. Hanno mem- ma li evitano come tombe separate dalla vi-
bra robuste e salde, grosso collo e sono ta d’ogni giorno. Neppure un tugurio con
stranamente brutti e curvi, tanto che si po- il tetto di paglia si può trovare presso di lo-
trebbero ritenere animali bipedi o simili a ro, ma vagano attraverso montagne e selve, 1. Il mare d’Azov.
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