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                                             Modulo 6
                                             L’impero tardoantico


                                             A questi argomenti altri ne aggiungeva Orosio, un prete spagnolo allievo di Agostino. Egli
                                             aveva sperimentato personalmente la violenza dei barbari («Io vidi i barbari – scrisse – e
                                             dovetti evitarli perché dannosi, adularli perché padroni, pregarli sebbene infedeli, fug-
                                             girli mentre tendevano insidie»), ma questo non gli impedì di avanzare una visione otti-
                                             mistica: minimizzò la gravità della situazione e si dichiarò sicuro che i conquistatori si sa-
                                             rebbero presto integrati nella superiore civiltà dei vinti, rafforzandola.
                                              I barbari come liberatori Altri autori cristiani insistevano, più realisticamente, sui mali
                                             della società romana. Erano state l’avidità dei ricchi, l’ingiustizia dei potenti, l’estrema mi-
                                             seria dei poveri a minare le fondamenta dell’impero. Un prete di Marsiglia, Salviano, scris-
                                             se una violenta invettiva contro la corruzione della società romana ed esaltò i costumi dei
                                             barbari, che gli apparivano caratterizzati da un maggiore rispetto della dignità umana.
                 GUIDAALLOSTUDIO             Quest’ultimo giudizio coglieva un aspetto importante dello sfaldamento della società ro-
                 1. Tutti i Romani erano ostili ai
                 barbari?                    mana. Sappiamo infatti che non pochi Romani sceglievano di andare a vivere tra i barbari e
                 2. Qual era l’interpretazione cristiana  che in molte province particolarmente provate dalla crisi economica e dal peso delle tasse
                 dell’arrivo dei barbari?
                                             le masse rurali non si opposero alla penetrazione degli invasori, quando non la favorirono.



                                             3. Il crollo dell’impero d’Occidente

                                              Altre compagini La frammentazione dell’impero proseguì negli anni seguenti. In segui-
                                             to all’abbandono da parte delle legioni romane della Britannia, l’isola intorno alla metà del
                                             V secolo fu occupata da Angli, Sassoni e Juti, provenienti dalle coste della Germania e del-
                                             la Danimarca, i quali diedero vita a piccole unità territoriali indipendenti. Contempora-
                                             neamente, intere popolazioni di Vandali, Alani, Svevi e Burgundi varcarono la frontiera
                                             lungo il Reno e penetrarono nelle Gallie, dove si scontrarono con Franchi e Alamanni, fe-
                                             derati dell’impero. A eccezione dei Burgundi, ai quali fu concesso nel 433 di stanziarsi in
                                             qualità di federati a sud del lago di Ginevra, Vandali, Alani e Svevi oltrepassarono i Pirenei
                                             e occuparono la penisola iberica. In seguito all’arrivo dei Visigoti, a loro volta scacciati dai
                                             Franchi dall’Aquitania, dove si erano stanziati come federati nel 418, gli Svevi si stanziaro-
                                             no nell’odierna Galizia, gli Alani nell’odierno Portogallo e i Vandali in Africa.
                                              I Vandali L’insediamento più traumatico fu quello dei Vandali. Dopo essere penetrati in
                                                              Spagna, i Vandali, guidati da Genserico, passarono nel 429 in Africa e
                     † Guerrieri unni in battaglia
                                                              procedettero alla conquista delle province romane di Mauretania e di
                                                             Numidia; fu poi la volta dell’Africa proconsolare: durante l’assedio di Ip-
                                                          pona morì sant’Agostino. Al governo romano non restò altro da fare che ri-
                                                         tirarsi dall’Africa. Le conseguenze furono gravissime, perché l’Africa era la
                                                         maggiore fornitrice di grano per l’Italia: le città della penisola, a cominciare
                                                           dalla capitale, furono ora costrette a sopravvivere contando solo sulle pro-
                                                             prie forze. Il dominio vandalico fu particolarmente duro: le terre furono
                                                              requisite quasi completamente e la classe dirigente romana (sia laica sia
                                                            ecclesiastica) fu spazzata via. Lo scontro si caricò di motivi religiosi: i Van-
                                                        dali erano infatti ariani e perseguitarono sistematicamente il cattolicesimo.

                                                      Gli Unni Le aggressioni sembravano non aver fine. La bellicosa popolazio-
                                                     ne degli Unni, i cui costumi erano stati descritti qualche decennio prima da Am-
                                                     miano Marcellino, aveva cercato fino a quel momento d’insediarsi stabilmente
                                                     nell’impero d’Oriente, ma senza riuscirvi. Sotto la guida di Attila mossero quin-
                                                      di verso Occidente e nel 451 invasero le Gallie. Pur gravemente sconfitto nella
                                                      battaglia dei Campi Catalaunici (nei pressi del fiume Marna), Attila proseguì


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