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                                             Unità 21
                                             L’impero cristiano


                                             deva anche all’interesse dei grandi proprietari, perché garantiva loro una manodopera stabile. Il
                                             vantaggio delle finanze pubbliche finiva così per coincidere con quello dei potenti.

                 DOC17
                  Codice Teodosiano, V, 17, 1         che tentano la fuga, essi siano incatenati e
                                                      ridotti in condizione servile, in modo che
                  Se sul possedimento di qualcuno è stato  siano obbligati a svolgere da schiavi quei  GUIDAALLALETTURA
                  trovato un colono appartenente ad altri,  doveri che si addicono ai liberi.  1. Che cosa prescrive la legge costantiniana sul
                  egli dovrà non solo restituirlo alla sua ori-                            colonato?
                  gine, ma anche pagare la capitazione di  1. La tassa principale del sistema fiscale tardoantico,  2. Quali obblighi aveva il proprietario che
                                                 1
                                                                                           accoglieva sul proprio podere un colono altrui?
                  quell’uomo  per  tutto  il  tempo  che  lo  ha  imposta sull’individuo (il termine deriva da  caput,  3. Quale punizione era prevista per i coloni che
                  trattenuto presso di sé. Quanto ai coloni  «testa») e gravante sulla popolazione rurale.  tentavano la fuga?



                                             Cristianesimo e schiavitù

                                             Né le gerarchie ecclesiastiche né gli imperatori cristiani pensarono mai di abolire la schiavitù. La
                                             morale cristiana, infatti, raccomandava ai padroni di trattare umanamente gli schiavi, ma predi-
                                             cava il principio che tutti gli uomini dovessero accettare di buon grado la loro condizione terre-
                                             na, per meritare la ricompensa celeste: la breve e provvisoria esistenza umana non era nulla in con-
                                             fronto alla vita eterna. La società cristiana dell’età tardoantica si ispirava, in questa materia, a un
                                             orientamento unanime, la cui prima formulazione risale alle lettere di san Paolo.

                 DOC18
                  San Paolo, Lettera ai Colossesi, 3, 18-4, 1  vostri padroni terreni; non servendo solo  to commesso, e non v’è parzialità per nes-
                                                      quando vi vedono, come si fa per piacere  suno. Voi, padroni, date ai vostri servi ciò
                  Voi, mogli, state sottomesse ai mariti, come  agli uomini, ma con cuore semplice e nel ti-  che è giusto ed equo, sapendo che anche
                  si conviene nel Signore. Voi, mariti, amate  more del Signore. Qualunque cosa faccia-  voi avete un padrone in cielo.
                  le vostre mogli e non inaspritevi con esse.  te, fatela di cuore come per il Signore e non
                  Voi, figli, obbedite ai genitori in tutto; ciò  per gli uomini, sapendo che come ricom-
                  è gradito al Signore. Voi, padri, non esa-  pensa riceverete dal Signore l’eredità. Ser-  GUIDAALLALETTURA
                  sperate i vostri figli, perché non si scorag-  vite a Cristo Signore. Chi commette ingiu-  1. Che cosa raccomanda san Paolo agli schiavi? E
                  gino. Voi, servi, siate docili in tutto con i  stizia infatti subirà le conseguenze del tor-  ai loro padroni?




                                             Vita da Romani

                                             Il più importante storico del IV secolo, Ammiano Marcellino, descrive lo stile di vita della plebe
                                             romana. Ammiano era un greco di Antiochia, colto e acuto osservatore della società del suo tem-
                                             po. Egli pensava con nostalgia all’antica grandezza della capitale e non celava il suo disgusto per
                                             quei plebei che gli apparivano corrotti e pervasi da due sole ossessioni: le gare del circo e il cibo.


                 DOC19
                  Ammiano Marcellino, Storie, XXVIII, 4, 28-35  li, ai piaceri ed agli spettacoli; per loro il  nella prossima gara non balzerà per primo
                                                      Circo Massimo è il tempio, la casa, l’as-  fuori dai cancelli del circo quell’auriga che
                  Passiamo ora alla plebe oziosa e pigra. In  semblea e la meta dei loro desideri. È pos-  ognuno favorisce, e non riuscirà a correre
                  mezzo a questa fanno bella mostra, come  sibile vedere nei Fori, nei trivi, nelle piazze  rasente alla mèta con la coppia di cavalli di
                  se portassero dotti nomi, alcuni che non  e nei luoghi di riunione molti gruppi in  punta . In un simile marciume di negligen-
                                                                                                2
                  hanno neppure le scarpe, come ad esempio  preda a contrasti, poiché chi sostiene, co-  za, quando spunta il giorno desiderato dei
                  i Messori, gli Statari, i Semicupe, i Serapi-  me è naturale, una tesi, chi un’altra. Fra co-
                  ni, Cicimbrico assieme a Gluturino e Trul-  storo quelli che son vissuti a lungo e godo-
                  la, Lucanico con Porclaca e Salsula ed altri  no di maggiore autorità grazie alla loro età,  1. Si tratta di nomi tutti derivati da modeste attività
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                  consimili senza fine . Costoro consacrano  giurano per i loro capelli bianchi e le rughe  2. È la coppia di cavalli posta in prima posizione nel-
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                  tutta la loro vita al vino, ai dadi, ai bordel-  che lo Stato non potrà più sopravvivere se  le gare del circo.

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