Page 559 - Profili di Storia
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                                             Unità 21
                                             L’impero cristiano



                  nestà, nel tribunale la giustizia, la solida-  certo non è colpa dei cristiani se ai vecchi  moltiplicano, e le avversità assumono vari
                  rietà nelle amicizie, la perizia nelle arti, nei  è diminuita la forza, e più non hanno l’udi-  aspetti, e per l’avvicinarsi al dì del giudizio,
                  costumi la disciplina. Pensi veramente che  to di un tempo, la rapidità e la forza visiva  la condanna del Dio sdegnato si muove a
                  un mondo così vecchio possa aver l’energia  di un tempo, la robustezza e gagliardia e sa-  rovina degli uomini. Hai torto tu, nella tua
                  che la giovinezza ancor fresca e nuova poté  nità di un tempo. Vediamo fanciulli canu-  stolta ignoranza del vero, di protestare che
                  un tempo trovare? È necessario che perda  ti; i capelli scompaiono prima di crescere;  queste cose accadono perché noi non ono-
                  vigore tutto ciò che, appressandosi la fine,  ormai la vita non finisce, ma comincia con  riamo gli dèi; accadono, perché voi non
                  volge al tramonto e alla morte. Così nel suo  la vecchiaia [...].        onorate Dio.
                  tramonto il sole manda raggi meno lumi-  Quanto alla frequenza maggiore delle
                  nosi e infuocati; così al suo declino meno  guerre, all’aggravarsi delle preoccupazioni
                  luminosa è la luna; e l’albero, che prima era  per il sopravvenire di carestie e sterilità, al-
                  stato fertile e verde, inaridendosi i rami, di-  l’infierire di malattie che rovinano la salu-  GUIDAALLALETTURA
                  venta sterile e deforme per vecchiaia.  te, alla devastazione che la peste opera in  1. Secondo Cipriano, quali sono i segnali
                                                                                           attraverso cui si manifesta la vecchiaia del mondo?
                  Tu dai la colpa ai cristiani, se tutto dimi-  mezzo agli uomini, anche ciò, sappilo, fu  2. Per quale motivo, secondo il vescovo Cipriano,
                  nuisce con l’invecchiare del mondo. Ma  predetto: che negli ultimi tempi, i mali si  il mondo era invecchiato?






                                             La ricchezza degli aristocratici romani
                                             Mentre i poveri diventavano sempre più poveri, i ricchi diventavano sempre più ricchi. La fortu-
                                             na degli aristocratici romani era proverbiale: oltre che in beni immobili, essa consisteva in rendi-
                                             te in oro e in natura provenienti dai possedimenti sparsi in tutte le province. Così essa veniva de-
                                             scritta nei primi decenni del V secolo da un autore greco.


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                  Olimpiodoro, Frammenti, 43          Molte casate romane ricevevano dai loro  una rendita tra le 1500 e le 1000 libbre
                                                      possedimenti una rendita annuale di 4000  d’oro.
                  Ognuna delle grandi dimore di Roma conte-  libbre d’oro, senza contare il grano, il vino
                  neva in sé tutto quanto poteva avere una cit-  e gli altri prodotti che, una volta venduti,
                  tà di modesta importanza: un ippodromo,  rappresentavano un terzo della rendita in  GUIDAALLALETTURA
                                                                                           1. Come appaiono a Olimpiodoro le dimore dei
                  delle piazze, dei templi, delle fontane, varie  oro. Le casate di Roma che, dopo le prime,  ricchi romani?
                  terme. Una sola dimora era una città [...].  occupavano il secondo rango, godevano di  2. Quali erano le fonti delle grandi ricchezze?





                                             Ritratto di un uomo potente.
                                             Come un pesce fuor d’acqua

                                             Il potere delle grandi casate tardoantiche si fondava soprattutto sull’occupazione delle cariche
                                             pubbliche e su clientele enormi. L’accaparramento delle cariche era inoltre oggetto di un’accesa
                                             concorrenza tra i vari gruppi di nobili. Il più famoso aristocratico del IV secolo fu il cristiano Se-
                                             sto Petronio Probo, immortalato in un ritratto dello storico Ammiano Marcellino, suo contem-
                                             poraneo.


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                  Ammiano Marcellino, Storie, XXVII, 11, 1-6  desta. La fortuna, per così dire, innata, lo  autorità, grazie alle generosissime largizio-
                                                      portava sulle sue ali veloci – come immagi-  ni e alle cariche che costantemente ricopri-
                  Era un uomo ben noto nel mondo romano  nano i poeti – e lo presentava alle volte be-  va a intervalli di tempo, era tuttavia alle
                  per lo splendore della stirpe, per potenza e  nefico ed intento ad innalzare gli amici, al-  volte timido nei confronti degli audaci, ma
                  per ricchezze, che egli possedeva sparse  tre volte insidiatore e crudele nelle sue  arrogante di fronte ai timidi, di modo che,
                  per tutto l’impero, se giustamente o meno  cruente inimicizie.           quando aveva fiducia nelle sue forze, sem-
                  non spetta giudicare alla nostra mente mo-  Sebbene avesse, finché visse, grandissima  brava tuonare dall’altezza del coturno tra-


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