Page 553 - Profili di Storia
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Unità 21
L’impero cristiano
altari per gli dèi pagani e, persino, di rista- segnare , essi vengono ora a te a chiedere trai anche entrare in chiesa; ma non vi tro-
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bilire i sussidi per la celebrazione dei sacri- persino di riaccordare loro i perduti privi- verai il sacerdote o lo troverai tuo fermo
fici profani. [...] legi. [...] oppositore.
D’altronde, vengono a muovere querele Non può una tale deliberazione essere
per i danni subìti proprio coloro che non presa, senza che sia violata la legge di Dio; 1. [®21.8].
si astennero mai dal versare il nostro san- onde ti scongiuro di non emettere, di non
gue, che non esitarono ad abbattere fin le firmare decreti siffatti. Quale sacerdote di
mura delle nostre chiese? Essi, che ancora Cristo, ti richiamo all’osservanza della fe-
non molti anni addietro con una legge de. [...] In ogni caso, se altrimenti deci- GUIDAALLALETTURA
emanata da Giuliano negarono a noi il di- derai, noi vescovi non lo tollereremo, né 1. Con quali argomenti il vescovo Ambrogio cerca
di convincere l’imperatore a non concedere nulla ai
ritto – che ognuno ha – di parlare e d’in- dissimuleremo la nostra opposizione: po- pagani?
La controversia per l’altare della Vittoria.
La tradizione e il progresso
Alla continuità della tradizione, invocata dal pagano Simmaco, il cristiano Ambrogio opponeva
inoltre l’esaltazione del cambiamento, come principio dinamico della storia. L’esempio della na-
tura, che continuamente muta e si rinnova, si riproduceva anche – secondo Ambrogio – nelle vi-
cende umane. Il richiamo ai culti del passato era dunque una nostalgia anacronistica, che doveva
fatalmente soccombere di fronte al mondo nuovo rappresentato dal cristianesimo.
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Ambrogio, Epistole, 73, 25-28 tivare per produrre frutti. Ma quando l’a- no state cacciate le tenebre dell’animo piut-
gricoltore diligente cominciò ad esercitare tosto che quelle del corpo e che si sia irra-
«Ma deve essere conservato», dice , «il ri- il suo dominio sui campi e a rivestire di vi- diato lo splendore della fede invece che
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to dei nostri maggiori». A quale scopo, dal gneti il terreno incolto, ingentilita dalle quello del sole? Dunque, anche i primi pas-
momento che tutto è progredito miglio- coltivazioni domestiche si spogliò della sua si del mondo, come quelli di tutte le cose,
randosi? L’universo stesso, che in un primo natura selvaggia. Anche il primo periodo furono vacillanti, perché seguisse la vene-
tempo si era formato con l’aggregazione dell’anno – privo di vegetazione – tinge i randa vecchiaia d’una fede sperimentata.
nel vuoto dei semi degli elementi, quando campi di un colore uniforme, ma successi- Quelli che ne provano stizza, rimproverino
la volta del cielo era ancor tenera, ed era vamente rinnova la sua fioritura destinata a la messe perché la sua fecondità si fa atten-
avvolto di tenebra nella confusione orren- cadere, infine si arricchisce di frutti. Anche dere, rimproverino la vendemmia perché
da di un’opera non ancora ordinata, non ri- noi, da bambini, abbiamo un intelletto in- avviene al tramonto dell’anno, rimproveri-
cevette, poi, con la separazione del cielo, fantile, ma, trasformandoci col passare de- no l’oliva perché ne è l’ultimo frutto.
del mare e della terra, le forme degli ogget- gli anni, deponiamo l’inesperienza del no-
ti che lo fanno apparire così attraente? La stro ingegno.
terra, liberata dalle nebbie tenebrose, con- Dicano, dunque, che tutte le cose sarebbero 1. Qui Ambrogio si riferisce a Simmaco.
templò stupita il nuovo sole. All’inizio, il dovute rimanere nella condizione primiti-
giorno non è luminoso, ma col trascorrere va; che il mondo sarebbe dovuto rimanere
delle ore brilla per l’aumento della luce e avvolto nelle tenebre e che a loro spiace che GUIDAALLALETTURA
avvampa per quello del calore. [...] sia stato illuminato dallo splendore del sole. 1. Che cosa Ambrogio oppone alla continuità della
Una volta la terra non sapeva lasciarsi col- E quanto più dobbiamo rallegrarci che sia- tradizione invocata da Simmaco?
La proibizione del culto pagano.Contro i culti pubblici
La politica religiosa di Teodosio culminò, nel 391, con il provvedimento più grave, la proibizione
dei culti pagani. La legge, che aveva valore in tutto l’impero e che suscitò sgomento in tutti quei
sudditi, ancora numerosi, che seguivano la religione tradizionale, ammoniva anche i magistrati pa-
gani a non fare affidamento sui privilegi concessi alla loro carica.
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