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Modulo 6
L’impero tardoantico
editto gati a fornire, oltre alle imposte tradizionali, un tributo in natura destinato all’approvvi-
Dal latino edicere, «annunziare». gionamento degli eserciti. Per rafforzare il trono, l’imperatore colpì il senato con confi-
Ordinanza emanata da una pubblica
autorità. sche e condanne a morte. Egli riorganizzò anche la turbolenta guardia pretoriana, che da
tempo era diventata un fattore cronico di disordine politico. Le coorti pretorie erano
composte di soldati italici, che costituivano un gruppo compatto per formazione e per in-
teressi. L’imperatore disciolse le vecchie coorti e reclutò, nelle nuove, soldati di prove-
nienza provinciale. Il provvedimento non raggiunse tuttavia i risultati che si era prefisso,
e i pretoriani continueranno ancora a lungo a movimentare la vita di corte. In politica
estera il nuovo imperatore conseguì significativi successi militari. In Oriente sferrò quasi
subito un energico attacco contro il regno partico, durante il quale espu-
gnò la capitale Ctesifonte, e riconquistò temporaneamente la Meso-
potamia all’impero romano. In Europa settentrionale, invece,
procedette al consolidamento dei confini dell’impero, specie in
Britannia, dove fu rinforzato il vallo di Adriano.
Settimio Severo morì nel 211, nel corso di una spedizione
militare in Britannia, e lasciò come successori i due figli Ca-
racalla e Geta. I fratelli si detestavano e a nulla valsero gli
sforzi della madre Giulia Domna per spingerli all’accor-
do. Caracalla, infatti, fece uccidere il fratello e restò uni-
co imperatore (211-217).
L’editto di Caracalla Il più importante atto del nuovo
sovrano – compiuto nel 212 – fu l’emanazione dell’edit-
to con cui si concedeva la cittadinanza romana a tutti i
sudditi dell’impero. Secondo le stesse parole del princi-
pe, il provvedimento mirava a ingrandire la «maestà del
popolo romano» e a innalzare la gloria dei suoi dèi por-
tando al loro culto tutti i sudditi dell’impero. Nella pro-
spettiva del sovrano, esso aveva quindi soprattutto uno sco-
po politico e religioso: si prendeva atto che il processo di ro-
manizzazione delle province era ormai talmente compiuto che
non aveva più senso limitare la piena cittadinanza a una parte sol-
tanto della popolazione. La «maestà» del popolo romano veniva ap-
punto esaltata nel riconoscimento che l’assimilazione delle altre genti ave-
va avuto pieno successo. Quello romano fu l’unico grande impero della storia universale
πApoteosi
dell’imperatore Caracalla a concedere la piena cittadinanza a tutti i sudditi. Per Roma, fu questa una scelta natura-
[Bibliothèque Municipale, Nancy] le: l’intera storia di questa città appare segnata dalla straordinaria capacità di assimilare e
Presso i Romani l’apoteosi (dal greco integrare le popolazioni sottomesse: un tempo in Italia, ora anche nelle province.
apotheòo, «deificare») coincideva
con un rito (la consecratio, Morte di Caracalla Caracalla, al pari dei suoi predecessori, sognava anche lui di an-
«consacrazione») che attribuiva nettere all’impero il regno dei Parti. A tal fine decise di chiedere in moglie al re dei Par-
all’imperatore defunto la qualifica di
divus, «dio». Nel III secolo la qualifica ti una delle figlie. Ricevuto un rifiuto gli dichiarò immediatamente guerra e portò le le-
di divus era attribuita anche agli gioni in territorio nemico. Ma non ebbe nemmeno il tempo di dimostrare le sue reali ca-
imperatori viventi.
pacità di conquistatore perché fu ucciso quasi subito da un gruppo di ufficiali. Salì al tro-
no l’istigatore della congiura, il prefetto al pretorio Macrino, ma il suo regno durò solo
pochi mesi. Le legioni romane acquartierate in Siria si ribellarono e proclamarono impe-
ratore il quattordicenne Elagabalo, lontano parente di Settimio Severo. Sconfitto in bat-
taglia, Macrino fu ucciso durante la fuga.
Un imperatore eccentrico La figura del nuovo sovrano Elagabalo (218-222) sconcertò
gli ambienti politici della capitale. Egli portò a Roma il culto di El Gabal (da cui il suo so-
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