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Unità 20
L’età della crisi e delle riforme
va infatti sguarnito la frontiera danubiana, incoraggiando le tribù germaniche a tentare una barbaro
grande offensiva. La situazione era in effetti quanto mai propizia e agli invasori i successi Dal greco bàrbaros. In origine il
termine designava quelli che
non mancarono: Quadi e Marcomanni riuscirono addirittura a penetrare in Italia e a spin- «balbettano, parlano strano», gli
gersi fino ad Aquileia e Verona, mentre altri barbari effettuavano saccheggi in Asia Minore stranieri: con esso venivano perciò
e in Grecia. Sotto la guida di Marco Aurelio (Lucio Vero era morto nel 169), l’impero ro- indicati i non-Greci e, poi, i non-
Romani, ovvero coloro che vivevano
mano mobilitò le sue energie migliori e riuscì a respingere l’offensiva dei barbari. L’impe- al di là dei confini dell’impero. Più
ratore progettava una soluzione radicale: nuove conquiste oltre il Danubio, che avrebbero tardi il termine «barbaro» prese a
significare per estensione anche
definitivamente allontanato la minaccia dei barbari. Ma la morte improvvisa di peste gli im- incolto, selvaggio e – in epoca
pedì di compiere questa impresa. cristiana – pagano, cioè non
cristiano.
ECONOMIA Medicina e salute a Roma
E AMBIENTE
l grande naturalista Plinio il Vecchio (I alla pulizia delle latrine pubbliche e deflui-
Isecolo d.C.) afferma che i Romani ave- vano nella rete fognaria favorendo il deflus-
vano catalogato più di 300 malattie. Si trat- so dei liquami.
tava soprattutto di malattie dell’apparato Considerando tutto questo, uno studioso
respiratorio, reumatiche, gastro-intestinali, inglese ha detto giustamente che «l’ingegne-
e di patologie degli occhi e della pelle. ria sanitaria è stato uno dei veri trionfi della
Un discorso a parte va fatto per le malattie civiltà romana», poiché creò in tutto l’impe-
epidemiche. Gli autori antichi parlano spes- ro un sistema igienico che fu superato sol-
so di «pestilenze». Per l’età repubblicana, il tanto nella seconda metà del XIX secolo.
solo Livio ne elenca ben undici, a partire dal Il limite più grave dell’igiene dei Romani fu
387 a.C. Le indicazioni trasmesse dalle fon- la mancanza di un’organizzazione sanitaria
ti, purtroppo, sono talmente generiche che pubblica. Gli unici ospedali esistenti – dota-
non consentono d’individuare la natura ti di medici, d’infermieri e di ricoveri ade-
precisa dei morbi. Tuttavia, si ha l’impres- guati – erano destinati alla cura delle malat-
sione che queste epidemie avessero cause tie e delle ferite dei soldati.
circoscritte, di carattere ambientale. Poiché Le autorità romane si limitavano a incenti-
appaiono quasi sempre connesse con qual- vare il trasferimento dei medici a Roma. Me-
che carestia, è lecito dedurne che esse fosse- dici stranieri (soprattutto greci, e in misura
ro scatenate dalla scarsità e dalla cattiva qua- minore ebrei ed egizi) furono attratti con l’e- π La bottega del farmacista
lità dell’alimentazione. largizione di privilegi importanti: Giulio
Rispetto a questi episodi, l’epidemia che Cesare concesse la cittadinanza romana ai Questo bassorilievo raffigura probabilmente la
bottega che oggi potremmo definire «del
sconvolse il mondo romano nell’età di Mar- medici che si stabilivano nella capitale, e al- farmacista». Nel rilievo sono evidenti i contenitori
co Aurelio segnò una svolta, per la sua vio- cuni imperatori romani garantirono ai me- usati per conservare le erbe mediche e un bacile
lenza e per l’ampiezza della sua diffusione. dici l’immunità dalle tasse e da qualsiasi al- con un mestolo (in basso a destra) necessario
Tuttavia, le epidemie che colpirono i Roma- tro obbligo pubblico. per preparare i decotti, gli unguenti e altri
medicamenti. I Romani conoscevano molti rimedi
ni furono ben poca cosa rispetto a quelle che I medici che ottenevano simili privilegi ave- per malattie diverse, dalla bile di vipera per una
avrebbero ripetutamente afflitto le popola- vano l’obbligo della residenza, ma non quel- irritazione agli occhi a impacchi di argilla, olio e
zioni del Medioevo e dell’età moderna. La lo di curare gratuitamente i pazienti. I bravi aceto per curare i problemi della pelle. Ma era
dalle erbe che proveniva la maggior parte dei
spiegazione di questo fenomeno va ricercata medici erano pochi e costavano cari: la loro medicamenti usati: erano centinaia le piante
in un più alto livello dell’igiene. clientela aveva di conseguenza un livello so- conosciute e utilizzate in vario modo.
Tutto dipendeva dall’acqua. I Romani fece- ciale alto. La massa della popolazione dove-
ro investimenti enormi nel settore dell’ap- va invece accontentarsi di medici più mode-
provvigionamento idrico e crearono un’im- sti, o ricorreva alle cure di guaritori, ciarlata- riosi, fabbricati da individui spregiudicati e
ponente rete di acquedotti, costruiti con ni e lestofanti. Nessuna autorità vigilava sul- privi d’esperienza, a medicine più serie, che
tecniche d’avanguardia. Nella capitale l’ac- l’attività di questi individui. s’ispiravano ad antiche tradizioni ed erano
qua non mancava mai e riforniva costante- La produzione e il commercio dei farmaci prodotte da specialisti. I farmaci più diffusi
mente le fontane pubbliche, le case private erano molto fiorenti, e venivano esercitati erano ricavati da piante e da radici, ma esi-
(per chi poteva pagare) e le terme. anch’essi al di fuori di qualsiasi controllo. Si stevano anche prodotti basati su sostanze di
Le acque di scolo di queste ultime servivano andava dalle pozioni e dagli intrugli miste- origine animale o minerale.
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